L’Annunciazione si trovava su
una parete laterale della chiesa dell’Annunziata a Palazzolo
Acreide quando nel 1896 la scoprì lo studioso Enrico
Mauceri, che nonostante i gravi danni causati dall’umidità
subito riconobbe la mano di Antonello.
Il ritrovamento del documento di commissione fugò ogni
possibile dubbio sull’autografia dell’opera, che
nel 1907 fu trasferita al Museo di Siracusa. Nel 1914, dato
il grado di deperimento dell’opera, venne eseguito il
trasporto della pittura da tavola su tela; ma né questo
né i successivi interventi di restauro hanno potuto
porre rimedio alle gravi lacune, nonostante le quali l’opera
riesce a mostrarsi nella sua perfezione formale.
La scena si svolge in un interno domestico, quasi una loggia
delimitata da due colonne. La Vergine è avvolta nel
consueto manto azzurro, sotto il quale si intravede una veste
in damasco rosso e oro; l’arcangelo Gabriele è
coperto di una preziosa tunica di velluto rosso a grandi motivi
dorati, ma con colletto azzurro, in un raffinato gioco di
rimandi cromatici che illuminano e impreziosiscono letteralmente
il primo piano, in quanto proprio azzurro e oro, cui è
abbinato il rosso per farli meglio risaltare, erano i colori
più costosi della pittura del tempo, ricavati rispettivamente
da lapislazzuli e sottili lamine di prezioso metallo.
Molti oggetti raffigurati nell’arredamento della stanza
hanno una valenza simbolica: ad esempio, l’elegantissimo
vaso bianco e blu in primo piano rimanda a Maria quale vas
electionis, perchè è colei che in grembo ha
portato il Cristo, e il candido telo steso sopra il leggio
allude alla purezza della Vergine. La colonna in primo piano
divide lo spazio secondo precise regole matematiche, e contiene
forse un riferimento alla futura passione di Gesù flagellato.
Nell’opera sono evidenti i riferimenti alla pittura
fiamminga, dalla resa accurata della preziosità tattile
dei tessuti e delle aureole all’idea stessa dell’
ambientazione in un interno architettonico, al paesaggio la
cui lontananza è resa mediante il digradare di toni
verde-azzurri, alla maniera dei maestri del nord. Ma la costruzione
spaziale, seppure non rigorosamente unitaria, è tutta
italiana, così come la solidità e la monumentalità
delle figure: angelo e Madonna, le cui tipologie derivano
indubbiamente dal Polittico di San Gregorio dipinto dallo
stesso Antonello nel 1473, occupano lo spazio del dipinto
con il loro volume tridimensionale, “pierfrancescano”;
il motivo della colonna inoltre sembra ispirato dalla Annunciazione
di Piero della Francesca in S. Francesco ad Arezzo, a suggerire
da parte del messinese una conoscenza diretta dei modi del
grande pittore toscano.
Testi a cura di Alessandra Merra (beni
archeologici) e Valeria Sola (beni storico-artistici)
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