Adorazione
dei Pastori Michelangelo Merisi da Caravaggio
1608
Olio su tela, cm 314x211
Provenienza: Messina, Chiesa dei Cappuccini
Messina,
Museo Regionale
>scheda
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Il dipinto è
sempre stato lodato dai contemporanei e apprezzato dalle antiche
fonti messinesi, che hanno considerato le opere del Caravaggio
come motivo di vanto cittadino. Secondo la testimonianza del
Susinno (1724), l’Adorazione dei Pastori fu eseguita
dopo la Resurrezione di Lazzaro, dunque nel corso del 1609.
L’opera fu commissionata dal Senato di Messina per ornare
l’altare maggiore della chiesa dei Padri Cappuccini.
La scarna e suggestiva rappresentazione ci appare in linea
con i richiami alla povertà evangelica tipici della
spiritualità di quell’Ordine. La composizione
è impostata su una diagonale, illuminata come di consueto
nelle opere tarde del Merisi da una fonte di luce laterale.
I toni sono bruni e terrosi, ad eccezione del rosso del manto
della Madonna e di un pastore, con pochi tocchi di bianco.
Come in altre opere siciliane la proporzione tra le figure
e l’altezza della tela aumenta la percezione del sacro,
riducendo la dimensione degli uomini. La Vergine è
adagiata sulla paglia, quasi a richiamare l’antica raffigurazione
della Madonna dell’Umiltà, e sembra voler proteggere
il piccolo Gesù stringendolo con materna apprensione.
I pastori inginocchiati, “povera gente” dai volti
segnati, sono protesi verso la Madre e il Bambino; con il
loro atteggiamento di dolce stupore, espresso dalla varietà
dei gesti, sembrano invitare anche i fedeli all’adorazione.
La stalla è rappresentata secondo il racconto evangelico,
con il bue e l’asino sullo sfondo; in primo piano, a
sinistra, quella che Roberto Longhi ha definito una “natura
morta” dei poveri: tovagliolo, pagnotta e pialla da
falegname in tre toni di bianco, bruno e nero.
Testi a cura di Alessandra Merra (beni
archeologici) e Valeria Sola (beni storico-artistici)
Servizio Museografico U.O. XXXI |