testa
www.regione.sicilia.it / beniculturali / i Beni inamovibili della Regione Siciliana
i Beni inamovibili della Regione Siciliana
Decreto assessoriale 1771 del 27 giugno 2013: Divieto di uscita dal territorio della Regione Siciliana dei Beni che costituiscono il fondo principale di Musei, Gallerie, Biblioteche e Collezioni in attuazione delle Delibere della Giunta Regionale n. 94 del 4/5 marzo 2013 e n. 155 del 22 aprile 2013; in particolare è vietata l’uscita, anche se temporanea, dei beni descritti in questa pagina.
Click sull'immagine per info
vaso achille e pentesilea efebo patroclo arula fittile caravaggio adorazione dei pastori resurrezione di lazzaro polittico annunziata eleonora alhambra trionfo della morte
metope phiale ariete annunciazione kourotrophos venere landolina lampada bavera polittico trapani auriga di mozia satiro danzante  
Cratere a volute attico figure rosse con Achille e Pentesilea

Pittore dei Niobidi
470 a.C.
Argilla, h cm 78, diam. Bocca 47,5
Provenienza: Gela, necropoli
Agrigento, Museo Archeologico Regionale

>scheda

Il monumentale vaso è una delle opere più importanti di ceramica attica eseguita con la tecnica delle figure rosse rinvenute in Sicilia.
La scena principale è dipinta e si sviluppa a fregio continuo sul corpo del vaso con la rappresentazione dell'Amazzonomachia, cioè la guerra tra le Amazzoni e gli eroi Greci. Le Amazzoni erano donne guerriere, figlie di Ares e Armonia, e abitavano in Asia Minore. Nella loro comunità non erano ammessi gli uomini stabilmente e la loro regina era Pentesilea, rappresentata qui mentre combatte contro Achille. Il fulcro della composizione è per il duello finale tra l’eroe greco, armato di elmo, corazza, scudo, schinieri, che trafigge mortalmente con la lancia l’Amazzone. Pentesilea ferita cade in ginocchio, poggiandosi al grande scudo. Ha già perso la spada ed indossa un elmo sormontato da una sfinge ed una corazza con la Gorgone sul petto. E’ soccorsa da un'altra Amazzone. Seguono altre tre scene di duello intervallate da due Amazzoni a cavallo. Le donne guerriere sono armate di elmi, corazze, spade, asce bipenni, archi. Indossano sotto le corazze aderenti calzamaglie e alcune portano il tipico berretto frigio.
La scena secondaria è dipinta sul collo del vaso e rappresenta su un lato una Centauromachia, cioè la lotta tra eroi e Centauri, figure mitologiche con il corpo di animale ed il busto ed il volto umani. I Centauri si difendono con rami e sassi, gli eroi invece sono armati di elmi, scudi, lancia o spada. Sul secondo lato sono invece Eracle e Pholos, il re dei centauri, davanti un pithos (grande vaso). L’eroe indossa la leontè, una pelle di leone, tiene la clava e porge una coppa; Pholos tiene un corno (rython) ed un ramo.
Ricchissima è la decorazione accessoria del cratere: sulle anse a volute vi sono spirali e foglie di edera; un motivo a doppio meandro corre sull’orlo e sotto la scena principale; doppie palmette contrapposte e fiori di loto sono sulla parte alta del collo; foglie lanceolate a raggera si trovano all’innesto del piede.
Il vaso è attribuito ad un ceramografo attico del V secolo a.C. chiamato convenzionalmente Pittore dei Niobidi, dal primo vaso in cui è stata riconosciuta la sua mano che ha come soggetto la strage dei Niobidi.

Testi a cura di Alessandra Merra (beni archeologici) e Valeria Sola (beni storico-artistici)
Servizio Museografico U.O. XXXI