Polittico
di San Gregorio Antonello da Messina
1473
- Angelo Annunciante, Olio su tavola, cm 65 x 62
- Vergine Annunciata, Olio su tavola, cm 65 x 54.7
- San Gregorio Magno, Olio su tavola, cm 125 x 63.5
- Madonna col bambino in trono, Olio su tavola, cm 129.5 x
77
- San Benedetto, Olio su tavola, cm 126 x 63
Iscrizioni: sullo scomparto centrale, in un cartellino, in
basso: Anno domini mccccsexuagesimo tercio antonellus messanensis
me pinxit
Provenienza: Messina, Monastero di Santa Maria extra moenia
Messina,
Museo Regionale
>scheda |
Il Polittico di
San Gregorio, firmato e datato 1473 nel cartiglio posto nella
tavola centrale proviene dal monastero benedettino di Santa
Maria extra moenia (detto di San Gregorio), ed è l’unica
opera di Antonello rimasta nella sua città natale.
Allo stato attuale è composto da cinque pannelli raffiguranti
la Madonna in trono col Bambino, San Gregorio, San Benedetto
ed in alto l'Angelo annunciante e l'Annunciata; le tre tavole
inferiori sono dipinte seguendo un contorno centinato, mentre
quelle superiori presentano la sagoma cuspidata, tipicamente
catalana. L’opera si presenta oggi priva di cornice
e dello scomparto centrale del registro superiore, che doveva
rappresentare una Pietà o un Cristo morto, sorretto
dagli angeli. Secondo una recente ipotesi il Polittico non
era destinato ad essere visto da uno spettatore in posizione
frontale, ma doveva essere collocato sulla parete laterale
destra di una cappella; ciò spiegherebbe l’insolita
posizione del trono, decentrato rispetto alla figura della
Madonna, che riacquisterebbe la corretta prospettiva se osservato
da destra.
Nonostante la divisione in scomparti e il fondo oro voluto
dalla tradizione per questo tipo di dipinti, il Polittico
presenta caratteri di una profonda modernità, con i
diversi pannelli sottoposti a una visione unitaria. Alcuni
studiosi ritengono che tale aggiornamento sia frutto di un
diretto contatto con la coeva cultura italiana e con l'opera
di Piero della Francesca in particolare. Ma è stata
avanzata l’ipotesi, date certe assonanze con la pittura
provenzale, che Antonello sia arrivato a questi risultati
sviluppando autonomamente le sue premesse culturali catalane,
valenziane e fiamminghe.
L’opera, già interessata nel XIX secolo da maldestri
restauri e ridipinture, ha subito notevoli danni a causa del
terremoto del 1908. Le ampie lacune non sono state reintegrate;
nel 1912 il restauratore Luigi Cavenaghi, nel tentativo di
restituire leggibilità alla figura, si limitò
a tracciare i contorni del San Gregorio basandosi su preesistenti
fotografie.
Testi a cura di Alessandra Merra (beni
archeologici) e Valeria Sola (beni storico-artistici)
Servizio Museografico U.O. XXXI
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