Resurrezione
di Lazzaro Michelangelo Merisi da Caravaggio
1609
Olio su tela, cm 380 x 275
Provenienza: Messina, Chiesa dei Padri Crociferi
Messina,
Museo Regionale
>scheda
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La grande tela è la prima eseguita
a Messina dal famoso pittore e fu dipinta tra il dicembre
1608 e i primi mesi del 1609. Destinata alla chiesa dei Padri
Crociferi, l’opera era stata commissionata dal ricco
mercante genovese Giovan Battista Lazzari, al cui casato allude
il tema stesso del dipinto. Ricordata e lodata dalle antiche
fonti messinesi, la Resurrezione di Lazzaro giunse nel 1879
al Museo Civico di Messina e, in seguito al terremoto del
1908, fu trasferita nella sede attuale del Museo Regionale.
La scena ci appare costruita in modo teatrale, come già
in altre opere del pittore; la composizione è impostata
sulle figure in primo piano e sembra ambientata all’interno
di una chiesa. Il lume proveniente da sinistra colpisce la
spalla del Cristo, l’uomo che regge la pietra tombale
e quello che sorregge il corpo di Lazzaro; ma è soprattutto
questi, richiamato alla vita dall’ampio gesto del Redentore,
ad essere pienamente investito dalla luce, la cui valenza
diviene chiaramente simbolica. Chiudono il gruppo le sorelle
Marta e Maria, pietosamente chine su Lazzaro, anch’esse
investite dal chiarore. Come in altre opere siciliane del
Caravaggio, la proporzione tra le figure e l’altezza
della tela aumenta la percezione del sacro, riducendo la dimensione
degli uomini. La vita e la morte, i cui confini sono stati
attraversati da Lazzaro, sono rappresentate attraverso le
figure degli astanti contrapposte al teschio e alle ossa in
basso, in primo piano. Nell’uomo con le mani giunte,
dietro l'indice di Cristo, rivolto verso la fonte di luce
(alla ricerca dunque della Grazia) si sarebbe autoritratto
lo stesso Caravaggio.
Testi a cura di Alessandra Merra (beni
archeologici) e Valeria Sola (beni storico-artistici)
Servizio Museografico U.O. XXXI |