Relitto di Pignataro di Fuori. Rinvenuto nelle acque prospicienti Monte Rosa, conteneva materiale risalente alla "Cultura di Capo Graziano" (Prima Età del Bronzo, inizi II millennio a.C.). Il vasellame è costituito da olle biconiche con orlo espanso, tazze attingitoio ad alta ansa e pentole (Fig. 5). L'impasto di questi vasi indica una produzione liparese. Tale circostanza fa supporre che si tratti di un carico in partenza per una delle Isole Minori o per la costa settentrionale della Sicilia. Relitto della Secca di Capistello. Unico dei relitti eoliani di cui si sia potuto esaminare anche la struttura lignea. Il carico, databile agli inizi del III sec. a.C., è costituito da anfore greco-italiche (Fig. 6) e ceramica a vernice nera di produzione Campana A (Fig. 7). Circa trenta anfore di questo relitto presentano bolli, sulle anse o sulla spalla, di nove differenti tipi, tutti con nomi greci incisi. Almeno quindici anfore avevano ancora il tappo in sughero sigillato con resina. All'interno delle varie anfore sono stati identificati semi d'uva e noccioli di olive. Faceva parte del carico anche un'anfora punica del tipo Maña C1. Nel vasellame a vernice nera sono state individuate dodici forme diverse tra tazze, patere, kylikes, piatti da pesce e lucerne bilicni su alto piede. Molti di questi oggetti, rinvenuti ancora impilati nello stivaggio, sono decorati da piccole rosette e palmette impresse. Probabilmente la nave proveniva da uno dei centri greci della baia di Napoli, per dirigersi, via Eolie, ad uno dei centri punici della Sicilia occidentale, quale Lilybaeum (Marsala), e verso il nord-africa (Cartagine). Relitto di Punta Crapazza. Localizzato nell’area tra Lipari e Vulcano, appartiene ad una nave Tardo-Romana naufragata con un carico di lingotti di stagno e blocchi di solfuro d’arsenico, usato nell'antichità come colorante (Fig. 8), noccioline e attrezzature di bordo. |