Collezioni etnoantropologiche
La raccolta etnoantropologica comprende utensili e manufatti dell’artigianato locale. Il valore di questi oggetti non è dato dalla loro antichità, che non risale quasi mai a prima del XIX secolo, ma dal fatto che essi si impongono come documenti della cultura materiale; sono questi manufatti che consentono al visitatore un viaggio nel passato grazie alla possibilità di conoscere vecchi strumenti e metodi di lavoro della cultura popolare locale in specie adranita.
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Macchina da cucire in ferro
(inizi del Novecento). |
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Chiave di carretto raffigurante
S. Giorgio e il drago, eseguita su legno di abete intagliato, intarsiato e dipinto
(inizi del Novecento). |

Bilancia da analisi su base in legno. A due bracci con piatti in ottone, per misurare piccole quantità (polveri da sparo, metalli preziosi). Inizi del Novecento. |

Pistola-michelino con impugnatura in legno e doppia canna ad avancarica ad un colpo – alluminello. Di probabile origine spagnola (inizi del Novecento). |

Boccale da tavola in terracotta invetriata. Usato per spillare il vino e per mescerlo. |

Recipiente "cottaredda" in terracotta invetriata usata per contenere acqua. |

Brocca in terracotta invetriata. Detta anche “quartara” (da quarto, cioè la quarta parte del barile), il termine rimase come nome del vaso e non della misura. Datata 1887. |

Fiaschetto in terracotta tornita, smaltata e invetriata. Produzione locale (fine Ottocento). |
Di notevole interesse una collezione di “ bambinelli” in cera, risalenti al XIX secolo e da poco restaurati, che documenta la diffusa produzione della ceroplastica nel territorio etneo e costituisce il nucleo di maggior pregio tra i beni di interesse etnoantropologico. Su questo patrimonio e non solo, la Soprintendenza di Catania, in specie l’Unità Operativa VIII, ha predisposto una campagna di catalogazione e, visto il cattivo stato di conservazione in cui versava la maggior parte degli oggetti, ha avviato un mirato intervento di restauro. I bambinelli sono custoditi all’interno di teche in legno e campane di vetro e raffigurano prevalentemente il Cristo Gesù Bambino dormiente o benedicente, in genere inserito all’interno di elaborate scenografie costituite da oggetti in miniatura, quali fiori, colombe, uccelli, pecorelle, realizzati in cera, carta o tessuti.

Bambinello in cera della fine dell'Ottocento |
Le tecniche di esecuzione che utilizzava il ceroplasta, “u bamminiddaru”, seguono i dettami della scultura dei bronzi con l’uso di stampi in gesso. Questi ultimi, costituiti da due singole parti per realizzare modelli a tutto tondo, erano muniti di un foro per consentire il colaggio e la fuoriuscita della cera fusa superflua che veniva sparsa, con un movimento rotatorio su tutta la superficie interna del calco; per tale motivo le opere si presentano cave al loro interno. Raffreddata la cera ed aperto il calco, si otteneva l’opera grezza, pronta per essere ripulita, levigata, ritoccata e colorata con una serie di piccoli strumenti simili a bisturi, di varia forma, che permettevano il perfetto modellamento del pezzo.