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Visita virtuale
Piano terra

Sala I
Espone le testimonianze delle più antiche fasi di vita nel territorio adranita. Vi trovano posto le ceramiche e gli strumenti di pietra e di osso riferibili ai villaggi dell’età neolitica databili, in Sicilia, tra il 6500 e il 3500 a.C. Si tratta prevalentemente di strumenti litici in basalto, quarzite, selce e ossidiana di Lipari. La ceramica è del tipo impresso (5500 – 4500 a.C.); a superfici dipinte (“stile tricromico”); dello “stile di Serra d’Alto", (con eleganti motivi decorativi a spirali e meandri e dai complicatissimi ravvolgimenti del nastro d’argilla come anse); dello “stile di Diana” (4500 – 3500 a.C.). La prima età dei metalli (3500 – 2200 a.C.) è testimoniata dai ritrovamentidel villaggio dell'età del rame di Poggio dell'Aqula, mentre l'età del bronzo antico (2200 - 1450 a.C.) è attestata dal villaggio del predio Garofalo (contrada Fogliuta).
Da esso provengono asce-martello, macine e pestelli in pietra lavica per la triturazione dei cereali, fuseruole, cucchiai e alari in terracotta per sostenere recipienti durate la cottura, corni fittili, grandi pithoi per la conservazione di derrate.
Sala II
Vi sono esposti gli splendidi corredi di vasi provenienti dalle grotte di scorrimento lavico dislocate tra Adrano e Biancavilla (Grotte Pellegriti, Maccarrone, Pietralunga, scarico Sapienza), databili in un periodo compreso tra l’età del rame tardo e finale (2400 – 2200 a.C.) e l’antica età del bronzo (facies di Castelluccio, 2200 – 1450 a.C.). Grandi bacini su piede, bicchieri, tazze, orci, decorati con disegni geometrici neri su fondo rosso; rari oggetti in metallo, tra cui un’ascia di rame a margini rialzati rinvenuta all’interno della grotta Maccarrone. Costituiscono il maggiore complesso di vasi preistorici mai rinvenuto nella zona ed attualmente rappresentano una delle collezioni più interessanti del Museo. Si prosegue con la documentazione archeologica relativa alle culture dell’età del bronzo medio e finale (1450 - 900 a.C.) e della prima età del ferro. Rassegna poco numerosa, ma che annovera uno dei reperti più interessanti e noti del Museo: l’urna cineraria con copertura a scodellone proveniente dal territorio di Paternò e databile al X sec. a.C. nell’orizzonte culturale dell’Ausonio II.
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