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ARCHIVIO EVENTI
E PUBBLICAZIONI
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le
Teste di Pantelleria |
el Camino de Santiago
Mostra fotografica del fotoreporter Letterio
Pomara
Palermo, Oratorio dei Bianchi, 21
luglio - 22 agosto
aperto tutti i giorni escluso il lunedì
dalle 10,30 - 19,30
> comunicato
stampa
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mostra fotografica di Emanuele Martino
Palermo, Orto Botanico 30 luglio-15 settembre
apertura: feriali 9-18, sab. e fest. 9-13
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Una trama fitta di manifestazioni, anzi di
emozioni, per un compleanno. I 25 anni dell'Assessorato
Regionale ai Beni Culturali e Ambientali e
alla Pubblica Istruzione, istituito con la
legge 80 del 1977. Quattro mesi, da novembre
a febbraio, per "perdersi", come mai in passato,
tra gli eventi in programma,
per una vera immersione nell'arte e nella
cultura dell'Isola, a conclusione di un anno
importante per la Sicilia che si è confermata
capitale dell'archeologia subacquea e che
ha visto il barocco del Sud-Est diventare
patrimonio dell'Umanità. Questa volta tocca
soprattutto a Palermo vivere ed essere vissuta
per quella che da sempre è la sua vocazione,
l'arte.
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Venerdì 19 dicembre 2003 la Biblioteca Regionale
Universitaria di Messina, nei locali del Palazzo Arcivescovile
in via Primo Settembre 117, alle ore 11,30 inaugura
l'Esposizione bibliografica "Anche l'occhio vuole
la sua parte. Grafica e libro 1900-1940".
Nell'ambito delle celebrazioni in occasione dei "25
anni dell'Assessorato dei Beni Culturali Ambientali
e della Pubblic a Istruzione", la Biblioteca regionale
di Messina allestisce una Mostra che, attraverso una
scelta significativa di libri e periodici, traccia
a grandi linee il panorama dell'illustrazione libraria,
soprattutto italiana, nei decenni dal 1900 al 1940.
L'Esposizione, divisa in quattro sezioni, ciascuna
delle quali rappresentativa di un decennio, integrata
da una ricca selezione di periodici e riviste dell'epoca,
presenta copertine, frontespizi, incisioni, tavole
illustrate, realizzate da pittori e incisori di primissimo
piano, quali Aleardo Terzi, Adolfo De Carolis, Giulio
Aristide Sartorio, Mario Sironi, Gio Ponti, Francesco
Gamba.
L'itinerario, che espone anche esempi di produzione
locale, tra i quali le copertine delle riviste Sicania,
uscita in pochi numeri nel 1906, La Sicile illustrée,
la messinese Le Grazie, si propone, attraverso questa
rassegna di grafica applicata al libro, di attrarre
un più vasto pubblico verso le collezioni della Biblioteca,
fruibili da angolature diverse di studio.
L'Esposizione sarà aperta dal 19 dicembre 2003 al
30 gennaio 2004.
Orari di apertura:
da lunedì a venerdì ore 09,00 – 13,30
16,00 – 18,00
sabato e domenica or e 09,00 – 13,00
escluso festività.
Ingresso libero.
Seminario
Il vetro nell'antichità
I reperti archeologici
in vetro
Fonti, tipologie, destinazioni d'uso, tecniche di
fabbricazione, classificazione
Ragusa, Club Med Kamarina, 10-11-12 ottobre
Apertura
dei lavori:
Ragusa Hotel Mediterraneo Palace
Venerdi 10 ottobre ore 10
Presentano
On. Fabio Granata, Assessore regionale Beni Culturali
ed Ambientali e P. Istruzione
Giuseppe Grado, Direttore del Dipartimento Beni Culturali
e Ambientali
Beatrice Basile, Soprintendente ai Beni Culturali
e Ambientali di Ragusa
Lorenzo Appolonia, Dirett ore dei Beni Archeologici
e Paesaggistici della Regione Val d'Aosta
Teresa Carreras, Conservatrice del Museu
d'Arqueologia de Catalunya e coordinatore scientifico
del seminario
Per approfondimenti:
http://www.glasswaysicilia.com/
mailto:nfo@glasswaysicilia.com
Assisi,
3-4 ottobre 2003
Giornata internazionale della Pace
Celebrazione nazionale di San Francesco Patrono d'Italia
Basilica di San Francesco d'Assisi
Mostra di opere d'arte siciliane
Quest'anno la Sicilia è stata scelta
per la quarta volta a compiere il gesto significativo
della accensione della lampada votiva a nome di tutti
i comuni d'Italia.
Il programma degli eventi organizzati prevede tra
gli altri “La luce. La cultura non è un’isola”,
mostra di numerose opere e reperti pregiati provenienti
dal patrimonio archeologico, storico-artistico, bibliografico
custoditi in Sicilia. La mostra, curata dalla Soprintendenza
per i Beni culturali e ambientali di Palermo, è allestita
con i contributi delle Soprintendenze, dei Musei,
delle Gallerie e delle Biblioteche siciliane; resterà
aperta dal 3 al 19 ottobre
27
e 28 settembre 2003
Giornate Europee del Patrimonio
"Frequentando il passato: luoghi, cose, segni"
Museo archeologico di Camarina
"Da Camarina a Cammarana, venticinque secoli di culti
femminili: visita ai luoghi"
Museo di Camarina, 27 settembre,ore 17
I culti di Demetra e Kore a Camarina. Conferenza
di Giancarlo Germanà, archeologo
Cortile del Tempio di Athena, 28 settembre, ore
9,30
Il culto di Athena a Camarina. conferenza di
Saverio Scerra, archeologo
Chiesa Santa Maria di Portosavo di Scoglitti,
28settembre, ore 17,30
La Madonna di Cammarana. Visita ai luoghi
Biblioteca Regionale Universitaria di Catania
"Frequentando il passato: luoghi,
cose, segni - Testimonianze nella Biblioteca
Regionale Universitaria di Catania"
Archivio di Stato di Catania, 27 settembre;
ore 17, 28 settembre ore 9
Soprintendenza ai
Beni culturali e ambientali di Siracusa
Servizio per i Beni storico-artistici
ed etnoantropologici
Casa museo Antonino Uccello
Palazzolo Acreide (Siracusa)
in collaborazione con:
Associazione per la Conservazione della Cultura Popolare
degli Iblei
Buscemi (Siracusa)
Comune di Sortino (Siracusa)
Museo Civico
i musei etnoantropologici siracusani in mostra
9-12 ottobre 2003, Biella: Incontro Nazionale Ecomusei
11 ottobre, Candelo (Biella), Cantine del Ricetto:
Presentazione degli Ecomusei nazionali
24-25 ottobre, Nuoro: Convegno dell’Istituto
Superiore Regionale Etnografico della Regione Sardegna
27-30 novembre, Venezia: 7o Salone dei Beni e delle
attività culturali
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Domenica 14
settembre 2003 nella sala centrale del Museo Archeologico
Regionale “Paolo Orsi” di Siracusa sarà
inaugurata l’esposizione “L’ariete
di Castello Maniace” in prestito temporaneo
dal Museo Archeologico Regionale “A. Salinas”
di Palermo, alla presenza dei Ministri della Cultura
della Comunità Europea, riuniti a Siracusa in occasione
del semestre di Presidenza italian a.
In considerazione dell’eccezionalità dell’evento
l’ingresso del pubblico al Museo av-verrà dalle
ore 12,30 alle ore 18,30 e con ingresso gratuito concesso
dal Superiore Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali
e P.I.
La statua dell’ariete è la superstite di
una coppia, che originariamente, forse, decorava a
Siracusa la reggia di Agatocle e che, in età medievale,
era collocata su due mensole ai lati del portale di
Castello Maniace.
Originale, riferibile alla cerchia dello scultore
Lisippo, l’opera, databile ai primi decenni
del III sec. a.C., rimane unica documentazione delle
grandi creazioni in bronzo esistenti a Siracusa in
età ellenistica, di cui si ha notizia dalle fonti
antiche.
La statua raffigura un ariete accovacciato, colto
nell’attimo che precede il movimento.
La maestria dell’artista si manifesta nella
costruzione dell’opera e nella conce-zione della
vibrante testa volta a sinistra, nell’efficace
rendimento dei dettagli anatomici e della tensione
che anima l’ariete.
La coppia delle due statue nel 1448 venne concessa
a Giovanni Ventimiglia che da Siracusa la trasf erì
a Castelbuono, acquisita successivamente all’erario
regio venne destinata a Palermo dove, esposta nel
palazzo del Viceré suscitò l’ammirazione di
Jean Houel ed anche di Goethe.
Una delle due statue purtroppo andò perduta, perché
distrutta da un colpo di cannone durante i moti insurrezionali
del 1848, l’altra fu destinata da Vittorio Emanuele
II al Museo Archeologico di Palermo dove è esposta.
La presentazione dell’ariete a Siracusa assume
significato di particolare valenza cul-turale e simbolica,
quale documento della “memoria” storica
dell’antica città.
L’esposizione durerà un mese dal 14.09.2003
al 14.10.2003.
Orario: Feriale 09,00 – 14,00 15,00 –
18,00 Festivo 09,00 – 14,00 Lunedì chiuso |
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Regione
Siciliana Assessorato Beni Culturali Ambientali e
P.I.
Stifrung Preu&szli g;ische Schlösser und Gärten-Brandeburg
Goethe Institut Palermo
Villa Malfitano 11, Palermo
11 settembre 2003, ore 18,30
Der Sizilianische Garten in Sanssouci
Un giardino siciliano in Germania
Interverranno: Giuseppe Barbera, Michele Buffa, Michele
Cometa, Paul Eubel, Eliana Mauro, Francesco M. Raimondo,
Michel Sciler
Seguirà un concerto del mezzosoprano Francesco Martino,
al pianoforte Cinzia Guarino |
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Guttuso
dal Fronte Nuovo all'Autobiografia 1946/1966
Bagheria, Villa Cattolica. 19 luglio - 30 novembre
2003
orari di apertura tutti i giorni dalle 9 alle 19,
lunedì e 15 agosto chiuso
ingresso 6 euro, visite guidate su prenotazione
informazioni: 091943902 www.museoguttuso.it
Progetto finanziato da POR Sic ilia 2000-2006,
misura 2.0.2 azione D |
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Assessorato
BB.CC.AA. e P.I.
Ufficio Speciale per valorizzazione del patrimonio
Culturale e Turistico
Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di
Siracusa
Comune di Siracusa
APT di Siracusa
Alessi s.p.a.
Piazza del Mare
Evento per l’inaugurazione della “Piazza
del Mare”, opera di Marco Nereo Rotelli donata
alla città di Siracusa.
Giorgio Albertazzi interpreta “Cagliostro Rebis”
di Aurelio Pes
Piazza di Luce, installazione luminosa di Marco Nereo
Rotelli Siracusa-Ortigia, Piazza Duomo
28 luglio 2003 ore 21 Regione Siciliana
Cagliostro Rebis locandina
(80k)
È questo uno dei rari drammi dedicato a un personaggio
che ha sconvolto la cultura europea e suscitato l’interesse,
talvolta addirittura mo rboso, di personaggi come
Goethe, Schiller, Carlyle. Si viveva nel pieno dell’Illuminismo
e si privilegiavano, a corte, nei laboratori, persino
nella vita quotidiana, calcoli matematici, meccanismi
complessi e tuttavia riducibili ad una formula, corpi
non più dotati d’anima. Si escludeva persino
il dolore - giacché quantificabile razionalmente -
dalla vita degli animali, pensati in quanto automi
dotati soltanto di cieca volontà (Descartes).
De Sade, Casanova, Rousseau, Cagliostro, sono coloro
che additano l’irriducibilità dell’umano
a mero calcolo, del quale avrebbero fatto, peraltro,
uso indiscriminato, nel Novecento, personaggi come
Hitler, Stalin, Mussoli ni. In pieno Novecento, Bertrand
Russel parlò dell’invadenza non arginabile del
sesso nel pieno delle più astratte meditazioni filosofiche.
Il sentimento, non numerabile per questi pensatori,
vince con le sue infinite iridescenze e sfumature,
persino il taglio netto della ghigliottina. Casanova
è tra i più consapevoli ad usare l’imponderabile
nell’esistenza popolata d’automi, e tuttavia
suscettibile alle scintille dell’inusitato.
Cagliostro, allo stesso modo, è il frutto d’una
cultura millenaria che alla norma cogente contrappone
lo ius delle origini, legato alle tradizioni, alla
consanguineità, ai riti, alla tomba (Antigone). Egli
è medico che agisce per la vita, ma che può causare
anche la morte, mediante l’uso di medicine,
che alterate nelle quantità compositive, riescono
a trasformarsi da pozioni benefiche in veleni. E per
tale ragione egli suscita, simultaneamente, attrazione
e terrore. Dispiace in particolare, a quel secolo,
la volontà dichiarata di Cagliostro di voler esercitare
la cura, oltre l’uso di pillole e salassi, soprattutto
“in verbis”, mediante l’esercizio
della parola. Attitudine che travalica d’un
balzo quasi due secoli di storia, profetizzando l’avvento
di Freud e di Jung, e il nuovo continente prospettico
dell’inconscio. Cagliostro dunque non mago,
bensì artifex d’un mondo nuovo, sofisticato,
ancora incognito che dà senso compiuto all’illimite,
al desiderio, all’immaginazione ed al sogno.
Aurelio Pes
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ingresso euro 4,50
orari: tutti i giorni 9-14; Merc.-Ven.-Sab.-Dom. e
Festivi 16-19
PROGRAMMA INAUGURAZIONE MUSEO DEL SATIRO
12 LUGLIO 2003 – MAZARA DEL VALLO
Ore 17,30 – Apertura museo per la stampa
Ore 18,30 – Piazza Plebiscito: saluto
autorità
Ore 19,00 – Piazza Plebiscito: inaugurazione
Museo del Satiro (Chiesa di Sant’Egidio)
Ore 20,15 – Piazza della Repubblica
Concerto
Direttore Bruno Aprea
Giuseppe Verdi
Sinfonie da ”I Vespri Siciliani”; ”Nabucco”;
”Luisa Miller ” ; Aida ”Forza del
destino”
Orchestra della Fondazione del Teatro Massimo di Palermo
Ore 21,15
Claude Debussy
L’apres-midi d’un faune
Coreografia di Amedeo Amodio
Solisti
Roberto Bolle Greta Hodgkinson
Ore 22,30 – Museo del Satiro: apertura al pubblico
(visite gratuite fino alle ore 2,00). |
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Il Ritorno del Satiro
Sabato 12 luglio, alle ore 18,30, a Mazara del
Vallo, in Piazza Plebiscito, il Presidente della
Regione Siciliana on. Salvatore Cuffaro inaugurerà
il Museo del Satiro, ospitato nei locali dell’ex
chiesa di Sant’Egidio, messa a disposizione
della città. Saranno presenti alla cerimonia l’Assessore
Regionale dei Beni Culturali ed Ambientali on. Fabio
Granata, l’Assessore Regionale al Turismo on.
Francesco Cascio, il Presidente della Provincia di
Trapani prof.ssa Giulia Adamo e il Sindaco di Mazara
del Vallo Ca rmelo Vella.
La restituzione del capolavoro restaurato al suo territorio
arricchisce il patrimonio culturale siciliano di un’opera
straordinaria, la cui origine è da inquadrarsi presumibilmente
nel IV secolo a.C. in ambiente greco.
La statua bronzea raffigura un Satiro che danza con
un dinamismo - una forte flessione sul fianco destro
e il capo rivolto verso l’alto in modo innaturale
– che si inquadra in uno schema abituale già
dal IV sec. a.C.. La superba naturalezza, ed eccezionalità
ad un tempo, del movimento di questo capolavoro dell’arte
antica, non possono fare dimenticare quella che è,
senza ombra di dubbio, la caratteristica più pregnante
della statua: la sua magnifica testa, attraversata
da un ventoso turbinio impalpabile, ma non meno efficace
e vigoroso, che ne modella sia le sembianze anatomiche
(zigomi, occhi, naso e bocca), che, soprattutto, la
sconvolgente chioma. La testa è innaturalmente inarcata
dalla dinamica del movimento vorticoso del personaggio,
che riesce a sconvolgere anche le più elementari regole
della naturalezza e che non può non essere opera di
un grande maestro.
Come è noto, il Satiro venne ripescato nel marzo del
1998 dal motop esca mazarese Capitan Ciccio, di proprietà
degli armatori Asaro e Scilla, al comando di Francesco
Adragna, che rinveniva, nel mare tra Pantelleria e
l’Africa, una statua bronzea a grandezza naturale
rappresentante un Satiro La scoperta, per l’assoluta
eccezionalità del reperto, prestissimo travalica i
limiti ristretti dell’ambiente scientifico e
pone vita al problema del suo recupero e della sua
valorizzazione
Per il suo restauro dalle incurie del tempo e del
mare, che avevano compromesso la sua natura e la sua
consistenza, il Satiro approdò nella capitale e fu
affidato all’Istituto Centrale del Restauro
che, a sua volta, si avvalse di altri specialisti
per integrare le sue conoscenze con quelle derivanti
da altri tipi di indagini specialistiche.
Ma la storia del ritrovamento e quella del suo restauro,
così come il successo della sua esposizione alla Camera
dei Deputati fanno già parte del passato del Satiro.
La sua collocazione definitiva a Mazara apre invece
scenari e prospettive nuove agli itinerari turistico
culturali e soprattutto porta la Sicilia in posizione
strategica, sinergica con le nazioni mediterranee,
per il settore nella ricerca archeologica subacquea
in alto fondale in ac que internazionali. E’
questa la nuova frontiera dell’archeologia per
le potenzialità dei rinvenimenti, per le tecnologie
coinvolte e per i problemi di diritto internazionale
che si sollevano e che la portata di ritrovamenti
quali il Satiro contribuisce a risolvere.
E’ del resto risaputo che quello spazio di mare
è estremamente ricco di t estimonianze archeologiche
essendo stato nel passato luogo di scoperte fortuite
di oggetti d’interesse archeologico, soprattutto
anforacei.
Ma che il Satiro avesse compagni di viaggio è molto
più che un’ipotesi remota poiché appare assai
presumibile che si trovasse inserito in un complesso
scultoreo costituito da altri Satiri e da Menadi accomunati
in una vorticosa ed estatica danza orgiastica tipica
del ciclo dionisiaco: la posizione del capo, fortemente
rivolto indietro, e gli arti superiori alzati indicano
il suo probabile inserimento in una gruppo vorticoso
con altri compagni di rito.
Dato questo accreditato dalla numerosa serie di confronti
iconografici, alcuni estremamente puntuali, con rappresentazioni
su ornamenti che ritraggono simili personaggi, in
analoga danza estatica, accompagnati da altri compagni
di rito.
< br> Rimane tuttavia l’unicità del manufatto
per dimensioni (quanto ci è dato di conoscere del
ciclo dionisiaco non ha confronti con questo bronzo),
arditezza della realizzazione sul piano statico e
bellezza del modellato, che raggiunge nel fluire dei
capelli la sua aliquota artistica più alta.
La possibilità di ammirare il Satiro nella degna sede
espositiva costituita dal complesso di Sant’Egidio,
nella zona più storicamente caratterizzata di Mazara,
consente di esprimere l’auspicio che il bronzo
sia visto non come unica testimonianza di ciò che
questa zona del Mediterraneo abbia rappresentato nella
storia dei paesi rivieraschi, ma come spunto per ripercorrere,
attraverso una selezione di oggetti d’interesse
archeologico recuperati nel medesimo mare, la storia
del Canale di Sicilia e delle relazioni tra Sicilia
e Nord-Africa.
In occasione dell’apertura del Museo del Satiro,
saranno intanto esposti altri reperti provenienti
dalle acque del canale di Sicilia, fra cui il frammento
bronzeo di zampa di elefante di epoca punico-ellenistica,
un calderone bronzeo di epoca medievale, una selezione
di anfore da trasporto di epoca arcaica, classica,
ellenistica, punica, rom ana e medievale. Verranno
esposti anche due cannoni in ferro provenienti da
Torretta Granitola, da cui provengono alcuni capitelli
corinzi e ionici anch’essi esposti.
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Agrigento Casa natale Luigi Pirandello 28 giugno–31
luglio 2003
I Pirandello ritornano al Caos
La pittura passione artistica della famiglia
La Biblioteca-Museo “Luigi Pirandello”
di Agrigento è da sempre impegnata, nel rispetto del
dettato della legge regionale che l’ha istituita,
nella valorizzazione e promozione dell’attività
artistica del grande drammaturgo siciliano, attraverso
iniziative culturali ed attività di carattere scientifico
di particolare rilevanza.
In quest’ottica è parso particolarmente significativo
organizzare nella splendida cornice della casa natale
dello scrittore, nell’occasione della ricorrenza
del 136° anniversario della sua nascita, una mostra
antologica delle opere pittoriche dei fratelli Pirandello
Luigi, Rosolina, Giovanni, Innocenzo, nella quale
figurano alcuni dipinti del più grande dei Pirandello
pittori, quel Fausto il cui nome ha raggiunto le vette
della fama internazionale.
Il filo conduttore della mostra è costituito dalla
fusione e dall’intersecarsi di due aspetti:
da una parte l’attenta e documentata ricostruzione
della passione per l’arte pittorica nella famiglia
Pirandello, scandita attraverso le espressioni artistiche
dei suoi prestigiosi rappresentanti e dalla contemporanea
esposizione di materiale documentario manoscritto,
costituito prevalentemente dalla fitta corrispondenza
epistolare in gran parte inedita custodita da questa
Biblioteca, che consente di mettere in risalto le
vicende familiari sottese a questo particolare aspetto
della p roduzione artistica dei Pirandello; dall’altra
la ricostruzione ideale del sodalizio familiare, attraverso
le loro opere, all’interno della Casa natale
del grande drammaturgo agrigentino, nella quale tutti
hanno trascorso i momenti più belli e rilassanti della
loro esistenza.
Quasi tutte le estati, infatti, Luigi con la famiglia
tornava in Sicilia da Roma, dove risiedeva, per trascorrere
un periodo di vacanze nella villa del Caos, dove era
nato e aveva passato parte della fanciullezza, la
casa di famiglia nella quale la sorella Lina col marito
Calogero De Castro e poi lui stesso con la moglie
Maria Antonietta avevano trascorso la luna di miele,
e che fungeva quasi da polo catalizzatore per i membri
sparsi della famiglia Pirandello specialmente durante
i mesi estivi quando erano soliti andarvi a villeggiare
per trascorrere lunghi periodi di riposo.
Con questa mostra si vuole proporre una testimonianza
dell’attività pittorica del Premio Nobel siciliano,
poco nota al pubblico dei non specialisti, e rendergli
così un doveroso omaggio anche in termini critici,
riconoscendo nello stesso tempo il debito che la nostra
cultura ha con un artista così significativo, che
tanto ha dato e continua a dare col suo messaggio
d i valori universali alla nostra Isola e che richiama
ogni anno presso la sua casa natale decine di migliaia
di visitatori provenienti da ogni parte del mondo.
La realizzazione di questa manifestazione si deve
all’impegno dell’Arch. Vincenzo caruso,
Dirigente responsabile dell’Unità Operativa
Museo, della Dott.ssa Filomena Capobianco, responsabile
dei Fondi antichi dell’Istituto, della Sig.ra
Cristina Angela Iacono, ed agli studiosi esterni all’Amministrazione
che hanno prestato la loro collaborazione specialistica.
Un vivo ringraziamento va alle Istituzioni che, in
Sicilia e fuori dall’Isola, hanno contribuito
in maniera determinante alla buona riuscita della
manifestazione nonché agli eredi e parenti di Luigi
e Lina Pirandello.
Grato apprezzamento si deve alla disponibilità della
Soprintendenza per i Beni storico artistici di Roma
ed alla Soprintendenza ai Beni culturali di Palermo
che, superando non semplici difficoltà burocratiche,
hanno reso possibile il prestito ed il trasferimento
di opere essenziali per il piano scientifico della
esposizione.
Antonino Perniciaro
Direttore della Biblioteca-Museo L. Pirandello di
Agrigen to |
I
mosaici del Tellaro Noto
Chiesa di San Domenico
14 luglio - 30 settembre 2003
orari 10-13,30; 17-20; lunedì chiuso
approfondimento
Assessorato Regionale Beni culturali
Ambientali e P.I.
Soprintendenza Beni culturali e ambientali di Siracusa
Curia Vescovile di Noto
Comune di Noto |
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Caravaggio: due capolavori a confronto
Siracusa
Galleria regionale di Palazzo Bellomo
12 luglio 24 agosto 2003
orari 9-19; domenicche e festivi 9-14; lunedì chiuso
22 luglio, ore 19, in piazza Duomo "Lezione d'arte
su Caravaggio", a cura di Vittorio Sgarbi
Info: 093169511
gallbellomo@regione.sicilia.it
introduzione
alla mostra di Gioacchino Barbera, Direttore del Museo
Regionale di Messina e di Vera Greco, Direttore della
Galleria Regionale di Palazzo Bellomo |
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Un
vaso ateniese del IV sec. a.C. restituisce il gruppo
all’ interno del quale il satiro di Mazara poteva
essere inserito.
Un vaso attico del IV sec. a.C.* ripropone in maniera
impressionante l’immagine del satiro rinvenuto
nelle acque di Mazara del Vallo, ed attualmente esposto
a Montecitorio nella sala della Regina. Come già era
avvenuto per il Bronzo A di Riace la ceramografia
attica consente di dare rispost e certe a quesiti
che l’archeologia sottomarina pone, specie da
quando una maggiore attenzione da parte delle autorità
regionali e nazionali è rivolta ai fondali marini,
i quali negli ultimi anni hanno restituito capolavori,
quali i famosi bronzi di Reggio Calabria, l’atleta
di Fano o la testa di Porticello. Il satiro ha il
braccio sinistro steso - quello destro è “adattato”
alla forma circolare del tondo della coppa- , la testa
volta all’indietro con i capelli “fiammati”,
la gamba destra sollevata e quella sinistra sollevata
sulla punta del piede (perduta nell’originale
bronzeo), la coda diritta nello slancio della danza
(nell’ originale rimane solo il foro di attacco)
.
Il nuovo vaso consente di riaffermare per il satiro,
oltreché l’appartenenza ad un tiaso dionisiaco,
la cronologia del IV secolo a.C. proposta al momento
della scoperta (cfr. quotidiano “la Sicilia”
del 7 marzo 1998) ed ora avallata dal prof. Paolo
Moreno. Esso permette, inoltre, di visualizzare gli
ipotetici “gruppi” all’ interno
del quale il satiro ritratto in posizione estatica
poteva essere inserito: davanti a lui è un giovane
personaggio maschile nudo seduto sul suo mantello
– ipostasi dello stesso dio Dioniso? -, il quale
accompagna con un braccio la cadenza della danza,
acquietandone con la posizione di riposo il ritmo
frenetico.
Prof. Filippo Giudice
Direttore della Scuola di Specializzazione in Archeologia
e dell’ Archivio Ceramografico dell’ Università
di Catania
e-mail: giudice@unict.it;
* L’esistenza del vaso è stata segnalata dalle
dott.sse Elvia e Giada Giudice. Il montaggio dei confronti
è stato realizzato dal dott. Daniele Malfitana del
Consiglio Nazionale delle Ricerche. |
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AGGIORNAMENTO:
SULLE TRACCE DEL “PITTORE DEL SATIRO DANZANTE
DI MAZARA”.
La copp a attica a figure rosse che riproduce in maniera
impressionante le fattezze e la danza del satiro in
bronzo scoperto nelle acque di Mazara del Vallo, ha
ora una sua collocazione più precisa. Essa può essere
inquadrata nell’ ambito dell’attività
della bottega del pittore di Meleagro* (ceramografo
attivo ad Atene agli inizi del IV secolo a. C.), a
cui sono attribuite oltre cento opere, conservate
in musei italiani (Ferrara, Bologna Ruvo), europei
(Londra, Parigi, Madrid) ed extra-europei (New York,
Los Angeles, Toronto, l’Avana, ecc.). In particolare
la coppa trova confronto in numerosi vasi attribuiti
a questa officina (v. alcuni confronti**).La coppa
del “pittore del satiro danzante di Mazara”
era presente nel mercato antiquario londinese intorno
agli anni novanta, ma se ne sconosce l’attuale
fortunato proprietario.
Catania, Archivio ceramografico dell’Università
3 luglio 2003.
Prof. Filippo Giudice
e-mail: fili.giudice@virgilio.it
Il montaggio dei confronti qui proposti è del dott.
Daniele Malfitana del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
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Nel
Mediterraneo una Città e un’Isola: Messina e
la Sicilia
Una scelta di stampe dalla Collezione della Biblioteca
Regionale di Messina
Biblioteca Regionale di Messina, 9 maggio-30 giugno
2003
La Biblioteca Regionale Universitaria di Messina
rende omaggio al tema dell’Acqua celebrato quest’anno
dall’Unesco, interpretando il valore che l’acqua
del Mare Mediterraneo ha avuto nella connotazione
dell’identità della città di Messina e nella
creazione di una identità di tutto il bacino del Mediterraneo.
La collezione di stampe della Biblioteca Region ale
Universitaria di Messina è formata da 330 tra incisioni
a bulino, acqueforti e litografie tra le quali 65
compongono la Mostra. La Mostra vuole offrire, specie
ai giovani visitatori, un diverso strumento interpretativo
del passato della città. Una dell e ragioni della
Mostra è l’offerta di poter essere consapevoli
e successivamente “usare” questo patrimonio
iconografico della Biblioteca Regionale di Messina
come insieme di veri e propri documenti storici “testimonianze
visive” che raccontano e informano al pari di
un testo e ci forniscono chiavi di lettura del passato.
La Mostra verrà corredata da un catalogo ricco di
tre saggi a cura di studiosi universitari e conterrà
le schede che aggiornano in parte il primitivo catalogo
bibliografico dell’intera collezione. Il catalogo
verrà pubblicato entro l’anno in corso. La Mostra
sottolinea l’impegno della Biblioteca Regionale
Universitaria di Messina per l’incremento della
Collezione iconografica con acquisti mirati ad illustrare
la città in una collezione “pubblica”
che si spera anche i privati cittadini possano contribuire
ad arricchire quale contributo alla ricomposizione
della memoria collettiva.
Approfondimento
(.doc)
Il
volontariato d'arte
sei lustri di restauri del Rotary club di Sicilia
e Malta
Catania, via Crociferi, chiesa di San Francesco Borgia
dell'ex Collegio della CVompagnia di Gesù
7 giugno - 27 luglio 2003
[…] Nell’anno sociale 2002-2003, ormai
di prossima conclusione, Catania è sede del Distretto
2110 Sicilia Malta del Rotary International e su questa
contingenza la Soprintendenza di Catania ha ritenuto
importante e significativo non disperdere e documentare
la consolidata anticipatrice esperienza dei clubs
siciliani che, fatti precorrendo e idee, da oltre
un trentennio sono impegnati nel recupero, per fini
di pubblica fruizione, del patrimonio artistico dell’Isola;
essa ha quindi proposto al Dipartimento e all’Assessorato
di appartenenza, che hanno aderito assumendone l’onere
finanziario e che di ciò ringrazio, di esporre in
mostra, presso la Chiesa di S. Francesco Borgia dell’ex
Collegio della Compagnia di Gesù, del demanio culturale
indisponibile regionale, e/o documentare in catalogo
le non poche né secondarie opere, sovente inedite,
oggetto del meritorio servizio offerto dal sodalizio
alla comunità, quasi sempre in sintonia con le soprintendenze
territorialmente competenti, che hanno garantito la
più ampia e qualificata collaborazione scientifica
nella redazione delle schede di catalogo storico-artistiche,
anche formulando alcune nuove ipotesi attributive,
e di quelle tecniche di restauro, e che qui desidero
ringraziare per la corale partecipazione, unitamente
ad Arcidiocesi e Diocesi siciliane, Direzione Centrale
per l’Amministrazione del Fondo Edifici di Culto,
Museo d’Arte Sacra di Naso, Accademia Zelantea
di Acireale, Biblioteca Civica Frate Umile Pintorno
di Petralia Soprana, Biblioteca Centrale della Regione
Siciliana e Biblioteca Regionale Universitaria di
Catania, che hanno prestato le opere d’arte
restaurate o le pubblicazioni in mostra. […]
Pur documentando in catalogo tutti gli interventi
censiti, il corpus centrale della mostra è costituito
da una selezione di quelli relativi alle opere d’arte
mobili, per le quali sia stato autorizzato il prestito
dagli enti proprietari e lo spostamento dalle s oprintendenze
territorialmente competenti, operata secondo criteri
di rappresentatività storico-artistica e di qualità
degli interventi restaurativi da Luisa Paladino, che
ha curato il coordinamento scientifico e organizzativo
di mostra e catalogo, con il determinante contributo
dei colleghi storici dell’arte delle soprintendenze.
Gli interventi sul patrimonio immobile sono documentati
a cura di Giovanna Buda; una sezione in appendice,
curata da Irene Leonardi, è relativa ai testi editi
o promossi. L’allestimento espositivo è di Giovanni
Patti, i sistemi di sicurezza di Giuseppe Russo, il
progetto grafico di Pietro Nobile. La mostra è la
prima di opere d’arte restaurate, ideata e organizzata
dalla Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali
di Catania, nella fattispecie tutte d’interesse
religioso, ricompresse in un arco temporale dal XIII
al XIX secolo, provenienti da tutta la Sicilia e i
cui interventi restaurativi sono stati operati, nell’arco
di sei lustri, a iniziativa volontaria e di servizio.
Lo spazio espositivo è costituito dalla Chiesa del
Collegio della Compagnia di Gesù in via Crociferi,
dedicata a S. Francesco Borgia (Valenza 1510 - Rom
a 1572; santo dal 1671) patrono e difensore di questa
città, come indica la lapide dedicatoria collocata
all’interno a sinistra della porta in occasione
della consacrazione. […] Sul finire del 2002,
in occasione del tricentenario dalla nascita di Vaccarini,
protagonista della ricostruzione cittadina, e nel
quadro del Distretto Culturale del Sud Est, presentato
il 29 novembre dall’Assessore Regionale dei
Beni Culturali e Ambientali e della Pubblica Istruzione,
On. avv. Fabio Granata, come idea per lo sviluppo
e per integrare e raccordare un’offerta turistica
di qualità e dare continuità ed efficacia al recente
riconoscimento UNESCO della ricostruzione post terremoto
del 1693, esemplificata nel tardo barocco dei comuni
di Catania, Caltagirone, Militello Val di Catania,
Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa, Modica e Scicli,
quale Patrimonio dell’Umanità, l’Amministrazione
Regionale dei Beni Culturali e Ambientali ha restituito
alla città la chiesa, destinandola a finalità culturali
pubbliche. Con questa mostra essa è per la prima volta
destinata a scopi espositivi. […]
Gesualdo Campo, Soprintendente per i Beni Culturali
e Ambientali di Catania
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I Normanni nel Sud. Nuovi segmenti
di storia europea
Il 16 maggio 2003 presso il Museo Nazionale Archeologico
di Reggio Calabria si è aperta la mostra “I
Normanni nel Sud. Nuovi segmenti di storia europea”,
che resterà in esposizione fino al 12 ottobre p.v.
e sarà inaugurata il 20 maggio p.v. alle 18,30. (manifesto)
La mostra è il risultato della
collaborazione fra i servizi Architettonico ed Archeologico
della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali
di Messina, il Museo Regionale “L.Bernabò Brea”,
il Museo Interdisciplinare Regionale di Messina e
la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria,
con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività
Culturali e dell’Assessorato per i Beni Culturali
Ambientali e della Pubblica Istruzione della Regione
Siciliana.
La mostra - curata da Giovanna Maria Bacci e Maria
Amalia Mastelloni e che ha usufruito della collaborazione
di circa venti Funzionari e Docenti universitari -
presenta materiali archeologici, architettonici e
storico artistici scoperti nell’area dello Stretto
e databili tra VIII e XII secolo, in gran parte inediti
o poco noti, provenienti da Lipari, Merì (fig. 1),
Itala, Mili, Taormina, Giardini, Messina, Bagnara,
Calanna, Reggio, Terreti (Rc) e Gerace. Per la prima
volta sono esposti i pavimenti in porfidi di XII sec.
scoperti nel Complesso ecclesiale di S. Gregorio (fig.
2), alcuni blocchi dell'iscrizione monumentale in
arabo inneggiante a Ruggero II trovata da Amari a
S. Maria di Castellammare o "dei Catalani" (fig. 3)
di Messina.
L’avvicinamento ed il confronto di materiali
relativi al momento della lotta fra potere bizantino
ed Arabi e la successiva affermazione normanna, consente
l’approfondimento di un tema centrale della
cultura europea e mediterranea e dimostra che lo studio
del mondo medievale non può prescindere da analisi
interdisciplinari che tentino di ricontestualizzare
quanto leggibile nel territorio e ricostruire l'unitarietà
dell'esperienza umana, avvicinando ai manufatti realizzati
dal potere sovrano o religioso i più modesti prodotti
dell'artigianato, espressione della cultura materiale
.
Sotto la dominazione normanna l’Italia del Sud
e la Sicilia, al centro del Mediterraneo, si riconfermano
fulcro di una fitta rete di scambi e rapporti con
i grandi regni d’Europa, il mondo islamico fatimita
e dell'Yffiqa, l’Oriente bizantino.
Al periodo normanno si possono attribuire modelli
insediativi, architetture, elementi decorativi, manufatti
che, pur recependo influssi disparati, si configurano
come fortemente innovativi e ricchi di caratteri propri.
Una sezione collegata e complementare alla mostra,
incentrata sui castelli e le fortificazioni nel territorio
pugliese, sarà esposta dal 13 giugno al 5 ottobre
p.v. presso il castello normanno-svevo di Gioia del
Colle (BA), sede del Museo Archeologico della città.
L’organizzazione delle mostre ospitate presso
i musei di Reggio Calabria e di Gioia del Colle (BA)
è curata dalla società Novamusa, concessionario per
il Ministero per i Beni e le Attività Culturali dei
servizi ai visitatori nei musei e nei parchi archeologici
della Calabria e della Puglia.
Della mostra è disponibile una guida,con versione
in inglese, che propone alcuni saggi ed i 20 tabelloni
didattici che corredano l'allestimento.
Per informazioni e prenotazioni:
Museo Nazionale Archeologico di Reggio Calabria
Aperto tutti i giorni dalle 9: 00 alle 19:30, primo
e terzo lunedì del mese chiuso.
Tel: 0965 810381 Fax: 0965 311771
Museo Nazionale Archeologico di Gioia del Colle
Aperto tutti i giorni dalle 8:30 alle 19:30
Tel/fax: 080 3485364
Numero verde : 800.188.488
www.thesauron.com |
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11 aprile - 20 luglio 2003
Galleria regionale della Sicilia Palazzo Abatellis
La sfera d'oro
Il recupero di un capolavoro dell'oreficeria siciliana
Dopo un laborioso intervento di restauro eseguito
a Firenze presso l’Opificio delle pietre dure,
ritorna in vita uno dei capolavori in assoluto dell’oreficeria
palermitana del Seicento: il grande ostensorio in
oro, argento dorato, smalti e diamanti già appartenuto
ai padri Filippini all’Olivella, la cosiddetta
“sfera d’oro” dei documenti.
Particolarmente noto ai suoi tempi, l’ostensorio
fu realizzato tra il 1640 ed il 1641 dall’orefo
palermitano Leonardo Montalbano – come ora attestano
le fonti d’archivio a conferma di una attribuzione
data già nel 1930 dall’Accademia – vale
a dire il bravissimo esecutore dell’altrettanto
preziosa (ma più tarda) corona della Madonna della
Visitazione di Enna.
Una esercitazione di grande
gusto con riferimento – se si vuole –
a schemi figurativi manieristici, per come è dato
rilevare dalle “invenzioni” elaborate
dei festoni, delle pose degli angeli reggifusto (quasi
da raffinato centro tavola profano), ma al tempo stesso
‘barocca’ nell’impatto visivo d’insieme,
tanto per quell’effetto di horror vacui che
caratterizza la raggiera tempestata da preziosissimi
diamanti, quanto per l’altrettanto ricercata
soluzione della policromia: a smalti blu notte sul
recto nella maglia dei raggi, o rossi nelle ali dei
cherubini, come a creare un contrasto netto e forte
al tempo stesso, laddove più forte sprizza la luminosità
delle pietre preziose e dell’oro; blu, verdi
e gialli sul verso e sul piede in pieno accordo complementare
con la doratura dell’argento e della struttura.
A volerlo fortemente realizzato con i suoi gioielli
smontati e le ricche argenterie messe a fondere –
segno tangibile della vanitas terrena & #150;
donna Anna Graffeo, duchessa del Majno, ritiratasi
a dura clausura nel monastero di Santa Maria di tutte
le Grazie, col nome di suor Anna Elisabetta dello
Spirito Santo, dopo la morte prematura del marito
e poco dopo dell’unico figlio rimastole. Una
storia tutta settecentesca – uno dei numerosi
esempi che in piena epoca di Controriforma coinvolge
a Palermo tanti ‘duchi santi’ della migliore
aristocrazia – e che tanto sarebbe piaciuta
a Sciascia.
Trafugato assieme a un gruppo di monete e ad altra
preziosissima suppellettile sacra nella notte tra
il 25 e il 26 dicembre 1870 dal Real Museo di Palermo,
cui era passato solo pochi mesi prima a seguito della
soppressione delle corporazioni religiose, esso venne
recuperato fortunosamente nel marzo successivo, ma
– al pari degli altri oggetti – in uno
stato di sminuzzamento e schiacciamento generale,
letteralmente ‘disintegrato’ a tal punto
da far dubitare di riammetterlo nelle collezioni museali.
L’allora saggia decisione della Commissione
di Antichità e Belle Arti di conservare ugualmente
i minutissimi frammenti (oltre 300 pezzi transitati
in una scatola a Palazzo Abatellis dopo il 1954, assieme
a tutte le collezioni d’arte medievale e modern
a), l’interesse su questo pezzo eccezionale
tenuto sempre vivo dagli studi di Maria Accascina
prima e Maria Concetta Di Natale dopo, ma ancor più
l’ostinata fiducia nel rivedere di nuovo in
piedi il prezioso manufatto per riconsegnarlo alla
pubblica fruizione conducono oggi ad una operazione
di recupero di portata straordinaria, resa possibile,
al di là di ogni aspettativa, grazie al coinvolgimento
dell’Opificio delle pietre dure di Firenze e
all’alta professionalità dei suoi tecnici.
Problemi di metodo sono stati a lungo dibattuti con
Clarice Innocenti, direttore del laboratorio di restauro
di oreficeria dell’Opificio, sin dal 1999 allorché
ad opera di Mari Yanagishita coadiuvata dal restauratore
capotecnico Giorgio Pieri ci si accinse allo studio
dei vari pezzi e ad una ipotesi di restituzione virtuale
dell’oggetto.
Ci si rendeva conto che le consuete procedure d’intervento
non potevano essere applicate ad un’opera smembrata
in centinaia di pezzi. In primo luogo nessun tipo
di collante avrebbe potuto garantire la fattibilità
e l’efficacia dell’intervento a causa
dell’elevato numero degli incollaggi da effettuare,
e della ridottissima dimensione delle s ezioni da
unire; ugualmente da escludere era il ricorso alle
saldature tradizionali per i risultati inaccettabili
dal punto di vista estetico e le conseguenze irreversibili
sulla patina e sugli smalti. Di fronte a tali difficoltà,
che sembravano pregiudicare la realizzazione dello
stesso intervento, il ricorso alla saldatura laser
– sperimentata in assoluto per la prima volta
nell’ambito del restauro delle oreficerie –
ha permesso, previa verifica attraverso simulazioni
su materiali nuovi, di risolvere brillantemente il
problema in riferimento alla tenuta meccanica come
alle esigenze estetiche.
Un intervento pilota – dunque – un caso
davvero inedito quello dell’ostensorio palermitano,
in cui la gravità dello stato conservativo ha richiesto
il ricorso a tecniche mai tentate prima per un recupero
straordinario.
La scelta del metodo di restauro ha trovato origine
e conforto nella sicurezza di potere ricostruire la
forma originaria senza ricorrere a supposizioni arbitrarie
relativamente alla collocazione dei pezzi grazie al
paziente e appassionata individuazione della posizione
dei vari frammenti nell’architettura generale
del prezioso materiale, permettendo peraltro di risolvere
anche il problema delle lacune delle parti strutturali.
Per meglio configurare il contesto di provenienza
dell’eccezionale pezzo, la mostra è occasione
per presentare due altri splendidi inediti capolavori,
sicuramente adatti a dare piena contezza del ruolo
e della raffinatezza di gusto della Congregazione
palermitana dell’Oratorio.
Per quanto riguarda invece la sua finalità d’uso,
è parso più che opportuno far seguire in mostra un
breve excursus sull’evoluzione nei secoli di
questo vaso sacro creato per l’esposizione dell’Ostia
consacrata, una tipologia quanto mai varia che dalle
grandi ‘custodie’ di stile gotico e rinascimentale,
realizzate in funzione della solenne processione del
Corpus Domini, arriva sino alla più comune forma ‘a
raggiera’, punto nodale e fulcro degli apparati
effimeri per le Quarant’ore.
Rotte
marittime... da Sidone a Huelva
Interrelazioni tra i popoli del Mediterraneo; XVI-VI
secc. a.C.
Atene 3 giugno 2003
Museo di Arte Cicladica (Ala Nuova - Stathatou),
Neophytou Douka, 4 Atene 106 74
tel.: 0030 210 7228321-3 Fax. 0030 210 7239328
e-mail: info@cycladic-m.gr
"La mostra si propone di presentare al pubblico ed
alla comunità scientifica una scelta di reperti provenienti
da Musei Archeologici di 10 Paesi del Mediterraneo
- Grecia, Cipro, Italia, Città del Vaticano, Spagna,
Tunisia, Egitto, Malta, Libano e Turchia - che testimoniano
i rapporti che si sono sviluppati nell'epoca antica
tra questi luoghi.
Oltre al ricco materiale che verrà esposto nelle vetrine
ci saranno un Catalogo scientifico (in greco e in
inglese) relativo a tutti gli oggetti della mostra,
pannelli didattici con testi e carte geografiche e
topografiche, didascalie nelle due lingue, fotografie
di siti archeologici, tracciati di Rotte e percorsi
attraverso i mari ecc."
Nel quadro delle manifestazioni collegate alle Olimpiadi
della cultura 2001-2004 e nell'ambito di questa mostra,
che la Fondazione Nicholas P. Goulandris ha organizzata
nel Museo di Arte Cicladic a di Atene il Settore Archeologico
del Museo Interdisciplinare regionale di Messina ha
potuto presentare un importante complesso di materiali
risalenti ai secoli VII e VI a. C..
Tali materiali provengono in parte da scavi e recuperi
avutisi nel 1926 nella zona terminale della grande
penisola che delimita e costituisce una difesa naturale
del porto di Messina. Sono un gruppo di frammenti
di vasi di importazione, esemplari interi e frammentari
di aryballoi ( vasi per profumi ) protocorinzi e numerose
piccole brocchette monocrome o acrome, corinzie, "argive"
e di produzione locale, databili già alle prime fasi
di vita del sito. Tra i reperti più antichi si notano
due aryballoi in faïence e produzioni subgeometriche
e orientalizzanti (aryballoi e alabastra), un Aryballos
a bocca configurata a testa di animale, sinora inedito,
Fig. a, un Aryballos protocorinzio con animali
contrapposti e fasce decorate - che secondo l'ordinamento
di Neft riassume i caratteri individualizzanti dell'opera
e quindi dà il nome al "pittore di Messina" Fig.
b - e un vasetto acromo di produzione "argiva"
Fig.c. La presenza tra i materiali musealizzati
di una “ piccola grondaia con breve attacco
del suo tubo”, ha fatto presumere a Orsi che
il recupero abbia individuato l'area di un piccolo
santuario, forse il più antico tra i luoghi di culto
- e di difesa - avvicendatisi nei secoli in una terra
sospesa in mezzo al mare, sacra a Peloria ed a Poseidon-Nettuno,
e - in epoca cristiana - al S. Salvatore ed a Maria.
I materiali per il loro eccezionale interesse oltre
ad essere inseriti nella mostra hanno avuto ampio
spazio nel ricco catalogo, insieme ad un saggio introduttivo
e ad altre schede realizzate da Maria Amalia Mastelloni,
Responsabile del settore Archeologico dell'Istituto
messinese. Al ritorno dalla Grecia si spera che questi
e tutti gli altri materiali della Sezione archeologica
e numismatica trovino finalmente un'adeguata esposizione
nel Settore Archeologico del Museo di Messina, in
fase di completamento grazie al noto finanziamento
POR.
La
fabbrica del teatro Disegni di
Pietro Valente per il Teatro Sant’Elisabetta
Museo Regionale di Messina, 10
maggio-13 luglio 2003
In occasione del recente intervento
di restauro su due grandi disegni progettuali di Pietro
Valente, di proprietà del Museo, per il Teatro S.
Elisabetta di Messina, oggi Vittorio Emanuele - restauro
finanziato dal Lions Club Messina Peloro per interessamento
del suo presidente arch. Giovanni Rizzo, ed eseguito
da Gloria Bonanno - vengono presentati nella sala
della carrozza del Senato, insieme a quelli restaurati,
una scelta di altri disegni, di proprietà del Comune
di Messina, che documentano le varie fasi progettuali
e costruttive dell’edificio, considerato a ragione
uno degli esiti più felici dell’architetto napoletano.
Viene esposto anche il dipinto di
Michele Panebianco, raffigurante Gelone che accorda
pace ai vinti cartaginesi a patto che non più sacrificassero
vite umane, bozzetto per il sipario del Teatro
messinese, oggi perduto, che fa parte delle collezioni
del Museo.
Mostra a cura di Gioacchino Barbera;
allestimento di Antonio Virgilio.
Catalogo a cura di Giovanni Molonia.
Storie
d’acqua e di marmo
Fontane di Messina del ‘500
e del ‘600
Museo Regionale di Messina, 10
maggio-13 luglio 2003
Se con la musealizzazione
l’opera d’arte perde inevitabilmente qualcosa
della fitta trama di rapporti che la lega al contesto
di appartenenza, si può tentare talora di ripercorrere
a ritroso questo percorso e provare a ricucire, seppure
in maniera solo evocativa e parziale, alcuni fili
di questa trama.
E’ l’obiettivo
che Storie d’acqua e di marmo. Fontane
di Messina del ‘500 e del ‘600 si
propone. La soluzione adottata è stata quella di allestire
una sala in cui fotografie delle fontane ancora in
situ in città si integrano e fanno da sfondo a
tre frammenti di fontane, di cui è suggerit a una
ricontestualizzazione allusiva all’interno di
vasche piene d’acqua. Ne scaturisce una visione
unitaria che rende evidente l’evolversi di questa
tipologia artistica a Messina tra manierismo e barocco,
stimolando a proporre confronti, ad individuare modelli
e derivazioni, a cogliere il senso di fondamentali
differenze, e allo stesso tempo a tornare all’osservazione
diretta delle opere con uno sguardo più consapevole.
Protagonista assoluto
di questo percorso è senza dubbio lo scultore fiorentino
Giovan Angelo Montorsoli (1507-1563), che con la realizzazione
della fontana di Orione (1553) e di quella di Nettuno
(1557) cambiò profondamente il corso della scultura
messinese per tutto il secolo.
Commissionata al
Senato per celebrare la costruzione del primo acquedotto
cittadino, la fontana di Orione fu realizzata
secondo un complesso programma iconografico, ideato
probabilmente da Francesco Maurolico. Eretta su un
basamento poligonale di dodici lati, su cui sono adagiate
le personificazioni dei fiumi Ebro, Tevere, Nilo e
Camaro, essa presenta alcuni distici latini dello
stesso Maurolico che sovrastano bassorilievi in cui
sono raffigurate scene mitologiche, alternate a scene
allegoriche riguardanti i fiumi. Al centro della vasca
quattro tritoni sostengono una prima coppa, da cui
emergono tre Naiadi, che ne sorreggono una seconda
più piccola. All’interno di quest’ultima
quattro puttini reggono un globo sul quale è posto
Orione, mitico fondatore della città.
Improntata ad un
equilibrio classico e ad uno stile di perfetta e misurata
eleganza che la rendono una delle fontane più celebrate
di tutto il Cinquecento italiano, l’opera si
differenzia per tali caratteristiche dalla più tarda
fontana del Nettuno, contraddistinta invece
da uno stile carico di tensione espressiva e di esuberante
dinamismo plastico.
Il programma allegorico
e mitologico, concepito anche in questo caso con l’ausilio
del Maurolico, celebrava allo stesso tempo le vocazioni
marinare dei messinesi ed il potere imperiale spagnolo.
Nettuno era originariamente rappresentato con il mare
alle spalle, in atteggiamento di dominio sui due mostri
incatenati Scilla e Cariddi, personificazioni dei
pericolosi gorghi dell o Stretto. I bombardamenti
borbonici del 1848 causarono gravi danni alle due
sculture di Scilla e del Nettuno, che
furono sostituite da copie realizzate rispettivamente
da Letterio Subba e da Gregorio Zappalà. La statua
raffigurante Scilla, oggi conservata al Museo,
costituisce quindi il fulcro dell’esposizione,
mentre il Nettuno si trova ora in una sala
della nuova sede museale.
In rapporto diretto
con il repertorio iconografico e stilistico montorsoliano
si pongono i due frammenti raffiguranti rispettivamente
il Giovane con anfora e la Dama col liocorno,
attribuiti a Rinaldo Bonanno, esposti in mostra.
E ancora a Montorsoli, interpretato attraverso la
mediazione del Bonanno rimanda la cosiddetta fontana
di Gennaro, eseguita nel 1602 ed oggi nella piazzetta
omonima fra via XXIV mag gio e corso Cavour.
Una frattura rispetto
alla tradizione manierista è rappresentata invece
dalle Quattro fontane, che presentano un repertorio
di cultura tipicamente barocca: ideate dall’architetto
romano Giacomo Calcagni, furono eseguite in tempi
diversi rispettivamente dal fior entino Innocenzo
Mangani (1666), da Ignazio Buceti (1714) e da anonimi
marmorari (1742). Originariamente addossate ai quattro
canti posti al quadrivio tra via Austria (oggi via
I Settembre) e via Cardines, furono gravemente danneggiate
dal terremoto del 1908 e nella ricostruzione della
città solo due di esse furono ricollocate nel sito
originario, mentre le altre due sono state ricomposte
di recente sulla rampa d’ingresso del Museo.
Mostra a cura di Gioacchino Barbera;
allestimento di Antonio Virgilio.
Catalogo a cura di Gioacchino Barbera,
testi di Giusy Larinà, Alessandra Migliorato, Giovanni
Molonia.
Museo Regionale viale della Libertà 465 98121
Messina tel. 090/361292-93 fax 090/361294
18
giugno 2003 ore 17
Università di Palermo
Aula Magna della Facoltà di Lettere e Filosofia
viale delle Scienze
presentazione del film:
Dedicato ad Antonino Uccello
di Vittorio De Seta
relatore Antonino Buttitta, Direttore del Dipartimento
Beni culturali, Storico-archeologici, Socio-antropologici
e Geografici dell’Università di Palermo
interventi:
Fabio Granata, Assessore regionale ai Beni culturali
e ambientali e alla Pubblica istruzione
Giuseppe Grado, Dirigente Generale del Dipartimento
dei Beni culturali e ambientali e dell’Educazione
permanente della Regione Siciliana
Gaetano Pennino, Dirigente responsabile della Casa museo
Antonino Uccello di Palazzolo Acreide
Alessandro Rais, Dirigente responsabile della Filmoteca
Regionale
Giovanni Ruffino, Preside della Facoltà di Lettere e
Filosofia dell’Università di Palermo
Gioacchino Vaccaro, Dire ttore del Centro regionale
per l’inventario e la catalogazione
Giuseppe Voza, Soprintendente ai Beni culturali e ambientali
di Siracusa
sarà presente l’Autore
3-11 maggio 2003
V settimana della cultura
In Sicilia facciamo acqua da tutte le parti.
Ma solo per una settimana lunga nove giorni, dal
3 all11 maggio 2003.
Infatti, in occasione della V Settimana Nazionale
della Cultura, indetta dal del Ministero per i
Beni e le Attività Culturali, lAssessorato
dei Beni Culturali e Ambientali e della Pubblica Istruzione
della Regione Siciliana, propone e organizza,
manifestazioni ed eventi che ruotano attorno a un
tema affascinante: lacqua, a cui lUnesco
ha dedicato lanno in corso.... segue
Regione
Siciliana
Assessorato dei Beni culturali e ambientali e della
Pubblica istruzione
Dipartimento dei Beni culturali e ambientali e dell’Educazione
permanente
Unità Operativa XV
Area Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali
di Siracusa
Servizio per i Beni storico-artistici ed etnoantropologici
Casa museo Antonino Uccello, Palazzolo Acreide
Associazione per la Conservazione della Cultura popolare
degli Iblei,
Museo I Luoghi del Lavoro contadino, Buscemi
Comune di Palazzolo Acreide Città
patrimonio dell’Umanità
in collabo razione con:
Ministero dell’Istruzione, dell’Università
e della Ricerca
Ufficio scolastico regionale per la Sicilia, Direzione
regionale
Conosci il tuo museo
mostra degli elaborati del Secondo Concorso Regionale
15 aprile-31 maggio 2003
Palazzolo Acreide. Casa museo Antonino Uccello
Buscemi. Museo I luoghi del lavoro contadino
Materiali
preziosi dalla terra e dal mare
nell'arte trapanese e della Sicilia Occidentale tra
il XVIII e il XIX secolo
Trapani, 15 febbraio - 25 maggio 2003
Promossa dall'Assessorato regionale dei Beni Culturali
e Ambientali e della Pubblica Istruzione, organizzata
dall'Università degli Studi di Palermo, la mostra
analizza la produzione delle ultime maestranze della
Sicilia Occidentale, trapanese in particolare, per
la lavorazione del corallo, dell'avorio, della madreperla,
della tartaruga, dell'ambra, dell'alabastro, in un
arco temporale che testimonia il lento passaggio dal
gusto tardobarocco a qu ello neoclassico, fino al
momento in cui alla vivace policromia dell'arte siciliana
barocca e rococò, si sostituisce il severo candore
dell'avorio, della madreperla e dell'alabastro. Le
trecento opere esposte provengono da prestigiose collezioni
pubbliche e private.
foto
1 (145 k); foto
2 (76 k); foto
3 (142 k); foto
4 (100 k); foto
5 (122 k)
Era
Sicilia Canti popolari di carcere e mafia
canti raccolti e presentati da Antonino Uccello
a cura di Gaetano Pennino
produzione: Casa museo Antonino Uccello
in collaborazione con: Fondazione Accademia Nazionale
di Santa Cecilia
Il libro, con i due Cd allegati, è disponibile, su richiesta
motivata, presso:
Casa museo Antonino Uccello
via Machiavelli 19
96010 Palazzolo Acreide (Siracusa)
tel. e fax 0931 881499
casamuseouccello@regione.sicilia.it
Le mappe del Catasto Borbonico di Sicilia
Territori comunali e centri urbani nell'archivio cartografico
Mortillaro di Villarena (1837-1853) a cura di Enrico
Caruso e Alessandra Nobili saggi introduttivi di Teresa
Cannarozzo, Francesco Vergara ...>
è in vendita nelle librerie il volume Castelli
medievali di Sicilia, edito dalla Regione Siciliana,
Assessorato Beni Culturali e Ambientali e P. I.. Scarica
in formato PDF l'indice
e la presentazione
del volume
Medioevo trapanese Gli insediamenti nel territorio
della provincia di Trapani dal tardo antico alle soglie
dell'età moderna Ferdinando Maurici Copertina
e indice in formato Pdf |
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