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CHIOSTRO MINORE:

Nel cortile minore si trova una parte della collezione subacquea che contiene una selezione di materiali archeologici rinvenuti nelle acque della Sicilia Occidentale. Numerose sono le anfore puniche, greche e romane. Inoltre, immerso nella fontana del chiostro, possiamo trovare parti lignee relative ad un relitto recuperato nelle acque di Porticello, presso lo scoglio della Formica dove più volte sono state segnalate presenze di relitti antichi. Ricca e varia è la raccolta di ancore, cospicua è la serie di ceppi di piombo di varie dimensioni, utilizzati per un lungo periodo temporale e cioè dall'età ellenistica fino all'età imperiale romana che presentano simboli e iscrizioni.

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CHIOSTRO MAGGIORE :

Lungo le pareti del grande chiostro sono conservate un grande numero di iscrizioni, sculture ed elementi architettonici, di varia provenienza. Ai due lati dell'ingresso, sono collocati due statue e quattro sarcofagi.

La prima è la statua di Agrippina Maggiore , (proveniente dagli scavi effettuati nel secolo scorso a Tindari), la seconda statua invece raffigura un ignoto personaggio togato (l'alto ed aderente sinus della toga suggerisce datazione ad età augustea), particolare rilievo assume la statua della Menade di età imperiale.

Dei quattro sarcofagi romani esposti pure all'ingresso del chiostro, due sono decorati da strigilature e ornati, alle due estremità, rispettivamente dalle due protomi leonine e da due teste di meduse (datati alla metà del III sec. d. C.). Il terzo sarcofago è ornato da una serie di strigilature convergenti su un cartiglio che reca l'iscrizione commemorativa del defunto P. Aelius . Il quarto, anch'esso strigilato, presenta al centro della cassa un clipeo rotondo entro il quale è raffigurato il busto della defunta (entrambi i sarcofagi risalgono alla metà del III secolo d. C.). Da Solunto provengono un gruppo d'iscrizioni e alcuni raffinati elementi architettonici, tra i quali vanno ricordati i capitelli di tipo corinzio, caratterizzati dal notevole sviluppo degli antemi; la colossale statua di divinità in trono, collocata nella prima nicchia dell'ala settentrionale del chiostro, è in pietra calcarea locale; il collo, il volto fino al labbro superiore, sono di marmo bianco; la massa dei capelli e della barba è integrata con stucco. I piedi del trono, riccamente scolpiti, presentano alcune figure a rilievo: Marte, coronato dalla Vittoria, Venere, Eros, le Grazie.

Nella seconda e terza campata dell'ala settentrionale del chiostro spiccano due statue colossali (provenienti dagli scavi effettuati nel secolo scorso a Tindari). La prima è una statua di Zeus Urios , il cui corpo è realizzato in calcare ed il volto in marmo. La seconda è la statua ritratto dell' Imperatore Claudio , raffigurato come Zeus.

Della collezione Astuto facevano parte sarcofagi ed urne cinerarie. Altre opere di varia provenienza sono esposte nell'ala meridionale del chiostro, come per esempio la grande statua femminile (probabilmente Iside, II sec. a.C.) in basalto grigio e marmo, proveniente dalla Favorita di Palermo, il grande sarcofago ricavato in un solo blocco di tufo e decorato con colore rosso sia all'interno che all'esterno fu rinvenuto ad Agrigento nel 1830. Al II sec. d. C. possono anche essere attribuite le statuette marmoree di fanciulli rinvenute nel secolo scorso fra i resti di una villa romana scoperta presso Partinico. Sempre sul lato meridionale del chiostro sono esposti i cippi. Altri oggetti della collezione sono: il sarcofago dedicato agli inizi del III sec. d.C. da Dionisiodoro Longino alla figlioletta Volusia Longina, morta all'età di cinque anni. Al centro della cassa due Vittorie alate sorreggono il medaglione entro il quale è scolpito il ritratto della defunta. Sotto il medaglione, due galli sono incitati alla lotta da due amorini. Alle due estremità della cassa sono raffigurati, in coppia, Amore e Psiche. L' epitafio è inciso in una tabella ansata, ai cui lati stanno coppie di amorini e rami fioriti;. Fra le urne cinerarie particolare menzione merita l'urna marmorea di C. Cesennio Senecione, centurione della II coorte pretoria ed exercitator equitum praetorianorum, morto in Britannia durante il regno settimo severo. Le sue ceneri furono portate a Roma dallo schiavo Zotico e poste nell'urna dedicata da C. Cesenio Dionisio, liberto ed erede del defunto. Continuando sul lato meridionale del chiostro vi sono alcune sculture di varia provenienza. Di particolare interesse sono le due statue acefale di togati, della fine del I sec. d.C., da Tindari; una statuetta acefala di Musa, sempre da Tindari; il sarcofago in marmo grigiastro, che reca sulla parte anteriore della cassa, entro una grande tàbula rettangolare, un'iscrizione greca con il nome della defunta Fretensia Stazia Scribonia, proviene da Siracusa ed è pervenuto al Museo attraverso la collezione Astuto; grosso frammento di base in calcare compatto, con dedica all'imperatrice Giulia Donna, qui onorata con l'appellativo di mater Castrorum che ricevette nel 195 d.C. rinvenuto casualmente nell'ottobre del 1956 in contrada Luparello, in località Boccadifalco, in Palermo, probabilmente si collega alla presenza, in questo sito, di una villa suburbana di età romana imperiale. Stele funeraria del III sec. d. C., con ritratto dei defunti in bassorilievo. Al centro del chiostro sono collocati frammenti architettonici e alcuni sarcofagi, questi ricavati in un unico blocco di calcarenite e provvisti di copertura a lastroni provenienti da tombe a camera, del VI e V sec. a.C. scoperti nell'area della necropoli punica di Palermo.
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