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  gli Argenti di Morgantina tr| la storia | scheda tecnica |

argenti morgantina

insieme degli argenti di Morgantina

 

argenti di Morgantina
oinochoe
in argento
insieme degli argenti di Morgantina
bomiskos in argento con fregio dorico
argenti di Morgantina
coppa ad emblema in argento con granato centrale
argenti di Morgantina
pisside con erote a rilievo
argenti di Morgantina
emblema in argento dorato raffigurante la Scilla
argenti di Morgantina
dettaglio dell’interno di una phiale mesomphalos (patera)

 

Storia degli Argenti di Morgantina
Testo di Malcolm Bell III. Professore di Archeologia Classica. University of Virginia (USA)

Un tesoro d’oreficeria d’epoca ellenistica
Tre decenni dopo la sua scoperta clandestina e il suo trafugamento, il Tesoro di Morgantina è finalmente tornato in Italia. Si tratta del più importante insieme conosciuto di oreficeria proveniente dalla Sicilia ellenistica, in molti aspetti analogo al famoso tesoro Rothschild da Taranto, anch’esso trafugato. Nelle fonti scritte (Polibio, Tito, Livio) leggiamo di importanti opere d’argento nella Siracusa di Ierone II, regnante negli anni 275-215 a.C., ora tutte perdute. Dalla Sicilia ellenistica l’unico altro tesoro di argenteria al momento noto è quello di Paternò, ora a Berlino (anch’esso trafugato).

Aidone e il misterioso “servizio d’argenteria”
Per il Tesoro di Morgantina possiamo tentare di ricucire alcuni fili del suo passato, quello che mancava a questi straordinari oggetti quando erano esposti a New York, apprezzati per la loro bellezza ma non certo per la loro affascinante storia.
Del ritrovamento clandestino a Morgantina di un notevole tesoro si parlava nel paese di Aidone (a 2 km da Morgantina) nei primi anni Ottanta del secolo scorso, con specifico riferimento a un “servizio di argenteria” che sarebbe stato scoperto nel settore residenziale occidentale della città antica.

Il ritrovamento nel Metropolitan Museum di New York
Gli accenni alla presenza anche di due corna d'argento hanno indotto a riconoscere questo tesoro in un gruppo di oggetti esposti nel Metropolitan Museum of Art di New York. Gli oggetti erano stati acquistati dal Metropolitan in due gruppi, nel 1981 e nel 1982, in Svizzera; nel 1984 fu acquistato un ulteriore pezzo, la pisside con coperchio raffigurante un Erote. La prima pubblicazione del tesoro, in “The Metropolitan Museum of Art Bulletin” del 1984, ne indica vagamente la provenienza dall'Italia meridionale o dalla Sicilia orientale senza riferimento a un sito specifico. L'importanza storica e artistica del tesoro fu notata per la prima volta, nel 1986, dallo studioso Pier Giovanni Guzzo che, più recentemente, ha pubblicato un approfondito studio degli oggetti. Nel 1987 chi scrive, vedendo il tesoro nelle vetrine del Metropolitan Museum per la prima volta, ha riconosciuto la corrispondenza dei pezzi esposti con quelli descritti sei anni prima a Morgantina, informando di ciò le autorità italiane, ma le richieste per la sua restituzione all’epoca non hanno avuto esito positivo.

I nuovi scavi
Alla fine degli anni novanta sulla base di nuove informazioni in possesso dei Carabinieri del Reparto Tutela Patrimonio Culturale, e con l'appoggio essenziale delle autorità siciliane (l'Assessorato Regionale, la Soprintendenza di Enna, la Magistratura), la Missione archeologica americana a Morgantina iniziò lo scavo del presunto punto del ritrovamento. La ricerca ha subito rivelato una bella casa costruita nel IV secolo a.C., situata sulla nona strada a ovest dell'agorà (lo stenopos ovest 9), vicino l'angolo con il viale principale (la plateia A). La casa era stata già scavata clandestinamente quasi del tutto – rarissimo è uno scavo clandestino così esteso – e poi ricoperta con la stessa terra dello sterro. Dallo scavo scientifico abbiamo imparato che i primi obiettivi degli operai clandestini erano i pavimenti di terra battuta delle diverse stanze, dentro cui si poteva sperare di trovare oggetti preziosi con l'uso del metal detector. Nelle terre battute della casa abbiamo potuto riconoscere infatti due buchi di scavo relativamente recenti, successivamente identificati dai Carabinieri, in base alle informazioni ricevute dai testimoni dello scavo originario, come i punti dei ritrovamenti clandestini delle due parti del tesoro, uno nel 1981, l'altro nel 1982.

Le due monete
Nello scavo in corso sembrava che una corrente elettrica corresse fra gli operai e gli archeologi. Fu importante il ritrovamento, sul battuto antico di una stanza, di una moneta da 100 lire risalente al 1978, una prova quasi certa che lo scavo abusivo, e quindi il ritrovamento degli argenti, fossero avvenuti dopo quella data. Dai dati di scavo si è potuto apprendere che la casa in questione fu abbandonata dopo la fine della seconda guerra punica, avvenimento accaduto bruscamente a Morgantina nel 211 a.C. quando la città fu presa da Roma. Nell'anno successivo Morgantina fu regalata dai vincitori a una banda di mercenari ispanici; la vecchia popolazione sparì, e molte case della città greca, tra cui la nostra, rimasero in stato di abbandono. Vi sono buoni motivi per credere che il tesoro fosse stato nascosto nel 211 a.C. in un momento di grande crisi quale estremo tentativo di conservare oggetti di valore come in altri casi a Morgantina, dove numerosi tesori di monete e di gioielleria, tutti databili alla fine del III secolo a.C., sono stati scoperti sia da clandestini che da archeologi.

Gli argenti di Eupòlemos
Delle iscrizioni greche incise sui pezzi, tutte di grande interesse, alcune fanno riferimento a un personaggio che poteva essere stato l'ultimo proprietario del tesoro, un certo Eupolemo che ha apposto il suo nome sull'arula e sulla pisside con figura femminile che tiene in braccio un bambino. Benché il nome sia documentato altrove, un Eupolemo è noto anche a Morgantina come un cittadino che nella seconda metà del III secolo a.C. è attestato nelle vicinanze della casa dove fu trovato il tesoro. La ricerca sul contesto storico del tesoro ha finora prodotto risultati inaspettati e data la bellezza e complessità degli oggetti si può affermare che questo racconto archeologico sia ancora da completare. Sembra probabile, per motivi stilistici e iconografici, che i diversi pezzi del tesoro di Morgantina siano stati prodotti da artigiani siracusani nel periodo ieroniano, nella seconda metà del III secolo a.C., un insieme di oggetti che informano su atti privati di individui come Eupolemo ma anche sulle botteghe specializzate di una grande metropoli come Siracusa. Questo importante recupero di informazioni e di storia è dovuto alla collaborazione di molti personaggi, fra cui in particolare il dott. Silvio Raffiotta, il dott. Lorenzo Guzzardi, il prof. Pier Giovanni Guzzo, e il compianto dott. Gianfilippo Villari.

 

Aidone, 3 dicembre 2010
pdf Convegno internazionale Sacri agli dei per il ritorno degli Argenti di Morgantina

 

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Scheda tecnica
A cura di Alessandra Merra. Servizio Museografico (Dipartimento Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana)

Il Tesoro di Morgantina
E’ costituito da 16 oggetti di argento dorato, che hanno fattura e cronologia differenti probabilmente perché comprati e tesaurizzati dai proprietari della casa in epoche diverse.

Il medaglione di Scilla
Di eccezionale valore artistico è un medaglione con la figura di Scilla, mostro marino dal busto di donna e gambe a forma di teste di cane, che scaglia un masso. E’ probabile che il medaglione fosse pertinente ad una coppa o ad un piatto.

I vasi e le coppe per il simposio
Alcuni vasi erano destinati al simposio, il momento culminante del banchetto che i Greci dedicavano al consumo del vino. Due grandi coppe (mastoi) con i piedi a forme di maschere teatrali erano utilizzate per miscelare il vino con l’acqua e le spezie aromatiche. La brocchetta (olpe) e l’attingitoio (kyathos) servivano per prelevare il vino dal contenitore, le coppe con un medaglione dorato e la tazza a due anse (skyphos) erano usate invece per bere il vino.

Vasi e coppe per i riti sacri
Altri vasi erano impiegati nei riti sacri. Il piatto ombelicato (phiale mesomphalos) serviva per versare liquidi durante i sacrifici, il piccolo altare (bomiskos) decorato con ghirlande e bucrani si usava per bruciare i profumi ed infine le pissidi, di cui una con coperchio decorato con Erote e l’altra con figura femminile e cornucopia, contenevano essenze ed unguenti.

Le corna
Probabilmente pertinente ad un elmo “da parata” è una coppia di corna bovine.

Le iscrizioni in lingua greca
Iscrizioni in lingua greca sono presenti in alcuni argenti, tra le quali il nome Eupolemos, probabilmente l’ultimo proprietario del tesoro e che le fonti citano come proprietario terriero di Morgantina. Altri oggetti presentano anche le notazioni del peso con lettere e segni secondo un sistema ponderale tipico della Sicilia ed in particolare di Morgantina.

La tecnica di lavorazione
La tecnica di lavorazione degli argenti è particolarmente raffinata: erano infatti lavorati a sbalzo, cesellati ed infine sottoposti alla doratura. Probabilmente sono opera di artigiani che operavano nella opulenta Siracusa di Ierone II durante il III sec. a.C.

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