REGOLAMENTO DISCARICHE Approvato
dalla Commissione Scientifica in data 15 novembre 2000 in base a quanto
previsto dal punto 8.3 del P.I.E.R. INDICE 2 REGOLE
GUIDA E CRITERI ECONOMICI PER LA REALIZZAZIONE DELLE DISCARICHE 3 IMPIANTI
DI STOCCAGGIO DEFINITIVO allegati tecnici raccomandazioni Per lo smaltimento dei rifiuti non recuperabili e dei residui provenienti dai vari trattamenti, si prevede, per ogni ambito provinciale la realizzazione di discariche controllate. La valutazione dei fabbisogni d'abbancamento
dovrà essere calcolata per le due seguenti fasi: ·
1a fase - emergenziale pari a due anni
dall'avvio dell'attuazione del PIER; ·
2a fase - a regime per dieci anni dopo la
fase emergenziale. Sulla base delle produzioni di rifiuti prodotti nei vari ambiti provinciali, si è proceduto alla determinazione dei fabbisogni d'abbancamento con i criteri esposti di seguito: ·
non sono stati considerati, ai fini
volumetrici, i fanghi di depurazione delle acque civili, il cui destino a
valle del transitorio, previe verifiche specifiche, è quello delle sezioni di
biostabilizzazione degli impianti di produzione CDR; ·
valutazione delle volumetrie corrispondenti
del rifiuto residuale e degli scarti provenienti dal trattamento dei rifiuti
valorizzati, considerando una densità dei rifiuti abbancati e compattati in
discarica pari a 0,8 tonn/mc ed un'incidenza del materiale inerte di
ricoprimento pari al 25% del volume dei rifiuti stessi; ·
valutazione delle volumetrie da abbancare in
discarica nel biennio d'emergenza, sopra considerato (Tab.
1), applicando alle quantità volumetriche dei rifiuti una riduzione
del 15% nel secondo semestre del primo anno, del 20% nel primo semestre
del secondo anno e dei 25% nel secondo semestre del secondo anno; ·
valutazione delle quantità e delle volumetrie
da abbancare in discarica durante il periodo a regime (dieci anni)
sopra considerato (Tab.
2),(Tab.3),
a partire dal terzo anno dall'avvio del presente PIER. 2
REGOLE GUIDA E CRITERI ECONOMICI PER LA REALIZZAZIONE DELLE
DISCARICHE 2.1 SITI I siti idonei alla realizzazione di discariche non devono ricadere in: ·
aree nelle quali non sussista almeno un
franco di 1.50 metri tra il livello di massima escursione della falda e il
piano di campagna, ovvero, il piano su cui posano le opere d'impermeabilizzazione
artificiale e comunque in quota non superiore a 600 metri s.l.m.; ·
aree carsiche comprensive di grotte e
doline; ·
aree collocate nelle fasce di rispetto da
punti di approvvigionamento idrico a scopo potabile (300 m o altra dimensione
superiore definita in base a valutazioni delle caratteristiche idrogeologiche
dei sito); ·
zone di particolare interesse ambientale,
sottoposte a tutela riferite a territori costieri compresi in una fascia
della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni
elevati sul mare; ·
territori limitrofi ai laghi compresi in una
fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i
terreni elevati sui laghi; ·
aree con presenza di centri abitati, secondo
la definizione del vigente codice della strada, che non possono garantire il
permanere di una fascia di rispetto di 500 metri fra il perimetro dei centro
abitato e il perimetro dell'impianto; ·
aree che ricadono negli ambiti fluviali; ·
aree destinate al contenimento delle piene; ·
parchi e riserve naturali, nazionali,
regionali, nonché aree naturali protette d'interesse europeo (ZPS); ·
aree con presenza d'immobili che hanno
cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica; ·
aree con presenza d'immobili e/o con presenza
di cose d'interesse paleontologico, che rivestono notevole interesse
artistico, storico, archeologico; ·
aree entro la fascia di rispetto da strade,
autostrade, gasdotti, oleodotti, cimiteri, ferrovie, beni militari,
aeroporti; ·
aree costiere e in zone di dune mobili,
consolidate e sedimenti di duna; ·
aree nelle quali sia garantita una fascia di
rispetto di almeno 500 metri fra il perimetro dell'impianto e le vie di
navigazione, le zone boschive e di protezione naturale o culturale; ·
siti con habitat naturali e aree
significative per la presenza di specie animali o vegetali proposti per
l'inserimento nella rete europea Natura 2000, secondo le direttive
Comunitarie; ·
aree nelle quali non sia conseguibile, anche
con interventi d'impermeabilizzazione artificiale, un coefficiente di
permeabilità (K) inferiore o uguale a lx10-6 cm/sec per uno
spessore di 1 metro e in base a quanto previsto dalla normativa; FATTORI
PENALIZZANTI Costituiscono fattori penalizzanti per la valutazione: ·
aree sottoposte a vincolo idrogeologico; ·
aree sismiche; ·
aree in frana o soggette a movimenti
gravitativi; ·
aree che ricadono negli ambiti fluviali; ·
aree soggette a rischio di inondazione; ·
zone di particolare interesse ambientale, riferite
a: fiumi, torrenti e corsi d'acqua e le relative sponde o piede degli argini
per una fascia di 150 metri; ·
territori coperti da foreste e da boschi
ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco o sottoposti a vincolo di
rimboschimento; ·
zone umide; ·
zone d'interesse archeologico; ·
interferenza con i livelli di qualità delle
risorse idriche superficiali e sotterranee; ·
impossibilità di realizzare soluzioni idonee
di viabilità per evitare l'interferenza del traffico derivato dal
conferimento dei rifiuti, agli impianti di smaltimento con i centri abitati. ·
aree caratterizzate dalla presenza di
terreni con elevata permeabilità primaria e secondaria; FATTORI
PREFERENZIALI Costituiscono
fattori preferenziali per la valutazione: ·
viabilità d'accesso esistente o facilmente
realizzabile, disponibilità di collegamenti stradali e ferroviari esterni ai
centri abitati; ·
baricentricità dei sito rispetto al bacino
di produzione e al sistema di impianti per la gestione dei rifiuti.; ·
presenza di aree degradate da bonificare,
discariche o cave. ·
dotazione di infrastrutture; ·
possibilità di trasporto intermodale dei
rifiuti raccolti nelle zone più lontane dal sistema di gestione dei rifiuti 2.2 AREE
IDONEE Costituiscono fattori preferenziali per la valutazione: ·
aree caratterizzate dalla presenza di
terreni con coefficiente di permeabilità K<1x10-7 cm/sec. 3 IMPIANTI DI STOCCAGGIO DEFINITIVO Per la progettazione di discariche dovrà essere preso a riferimento i fabbisogni d'abbancamento, con un dimensionamento pari al periodo d'emergenza e alla situazione a regime. Le discariche
controllate esistenti potranno contribuire al fabbisogno fino ad esaurimento
dei volumi autorizzati. I Prefetti entro sei mesi dall'entrata in vigore del presente regolamento stabiliranno, per ogni singola discarica esistente, gli interventi necessari a perseguire le condizioni di cui ai punti che seguono. Contestualmente fisseranno i tempi entro i quali dovranno essere realizzati detti interventi. Di seguito sono
riportate prescrizioni per la realizzazione e la gestione: 3.1 DISCARICHE
REALIZZATE CON IMPERMEABILIZZAZIONE ARTIFICIALE ·
L'impermeabilizzazione artificiale deve
essere costituita da uno strato di argilla compattata e da una sovrastante
geomembrana in PEAD; ·
Per la progettazione e messa in opera e
controllo delle membrane si deve far riferimento alla norma UNI 10567; ·
Devono essere realizzate protezioni al telo
in fase di messa in opera. 3.2 DISCARICHE
REALIZZATE CON IMPERMEABILIZZAZIONE NATURALE ·
Il materiale naturale impermeabilizzante
deve contenere una percentuale di argilla maggiore del 30% con un limite
liquido tra il 30% e 50% e un indice di plasticità tra l'8 e il 20%; ·
Devono essere effettuati controlli sul
materiale relativi a granulometria contenuto di acqua naturale, limiti di
Attenberg e prove di compattazione tipo Proetor Standard con frequenza minima
indicativa di due ogni 3.000 mc.; ·
Il materiale deve avere una permeabilità
minima di 10-6 cm/sec con prove di permeabilità in laboratorio effettuate
con apparecchi triassiali con frequenza di minimo due controlli ogni 10.000
mc.; ·
Il materiale deve essere messo a dimora in strati con spessore
massimo di 2° cm e con una dimensione massima delle zolle di 5 cm.; ·
Il materiale deve essere compattato fino al
raggiungimento dei valore del 95% secondo la prova Proctor Standard e avere
una umidità compresa fra quella ottima ed il 4% in più. 3.3 SUL
MATERIALE COMPATTATO NELLA POSA IN OPERA DEVE ESSERE MISURATO: ·
lo spessore con frequenza minima di due prove
ogni 5.000 mq; ·
la densità con frequenza minima di due prove
ogni 750 mq per ogni strato realizzato e l'umidità con frequenze minime di
una determinazione ogni 200 mq di materiale impiegato; ·
deve essere effettuata una prova di carico
su piastra con frequenza di due ogni 5.000 mq; ·
la permeabilità in laboratorio con cella
triassiale con una frequenza di minimo due ogni 5.000 mq ed in sito con
permeametro di Boutwell o simile che consentano di sottoporre a prove volumi
significativi di impermeabilizzazione; ·
la superficie di posa dell'argilla deve
essere compattata effettuando una prova di carico su piastra o densità in
sito con frequenza di due ogni 5.000 mq.; 3.4 DRENI ·
Il materiale drenante deve avere granulometria
maggiore di 20 mm con un contenuto di fine (passante 200 ASTM) < 5% con un
contenuto di carbonati < 2%; ·
Le tubazioni principali devono avere un
diametro minimo > 200 mm con una classe di spessore PN 10 e una pendenza
> 2% ; ·
Le tubazioni secondarie devono avere un
diametro > 150 mm e una classe > PN 10 e una pendenza > 2%; 3.5 PERCOLATO L'accumulo esterno del percolato deve essere effettuato in serbatoi fuori terra con sistemi di contenimento secondari. Il percolato deve essere smaltito secondo le norme vigenti in materia di depurazione delle acque. 3.6
BIOGAS ·
devono essere realizzati pozzi verticali di
estrazione con un diametro di perforazione > 300 mm e con un raggio di
influenza medio di 20 m.; ·
i pozzi devono essere collegati fra di loro
e in aspirazione e convogliati ad un combustore adiabatico (refrattariato)
con una temperatura di combustione >900'C e con un tempo di residenza
minimo di 0,3sec.; ·
devono essere effettuate analisi
dell'ossigeno sulle linee principali e in centrale, ogni pozzo deve essere
munito di valvola di regolazione della portata per la gestione della
pressione che deve essere regolamentata automaticamente, e deve essere
misurata la temperatura in combustione. 3.7 GESTIONI In via preliminare
alle gestioni devono essere previsti sistemi di prevenzione incendi e la
predisposizione di piani di sicurezza; devono essere altresì previsti
piezometri e programmi d'analisi sulle acque prelevate, nonché controlli
periodici ingegneristici. Inoltre: ·
deve essere fatta una copertura giornaliera
dei rifiuti con materiale inerte di spessore minimo di 15 cm che può essere
costituito da FOS di risulta da impianti e devono essere separate le acque
meteoriche pulite; ·
devono essere effettuate analisi quadrimestrali
del percolato prodotto in ciascun bacino di conferimento del rifiuto
idraulicamente indipendente. Devono essere
misurati almeno i seguenti parametri: ·
pH ·
conducibilità elettrica specifica ·
materiali in sospensione ·
BOD5 ·
COD ·
metalli: Al,
As, Cu, Cd, Cr III, Cr VI, Fe, Mn, Hg, Ni, Pb, Sn, Zn ·
Cloruri ·
Cianuri ·
Fosforo totale ·
Azoto ammoniacale, nitroso e nitrico ·
Oli minerali ·
Fenoli ·
Solventi organici aromatici ·
Solventi clorurati ·
Tensioattivi MBAS Deve essere effettuato il monitoraggio sia delle acque superficiali che sotterranee. 3.8 CHIUSURA La configurazione
finale deve avere pendenze minime > 4% e la copertura finale deve essere
composta da uno strato di drenaggio sopra i rifiuti, da uno strato a bassa
permeabilità e da terreno vegetale.
Durante la chiusura devono essere effettuati gli stessi controlli
sulle acque descritti nel punto precedente. Per le acque sotterranee devono essere effettuate su tutti
i piezometri, le seguenti rilevazioni: ·
misura del livello piezometrico con cadenza
almeno mensile; ·
determinazione delle caratteristiche
qualitative con frequenza almeno trimestrale dei seguenti parametri: - pH - Conducibilità elettrica specifica - Durezza - Residuo fisso - Ferro - Manganese - Cloruri - Solfati - Azoto ammoniacale, nitroso e nitrico - Ossidabilità - Carbonio organico totale - Fenoli - Tensioattivi MBAS 3.9 RECUPERO
AMBIENTALE La progettazione e l'inserimento delle opere
di recupero delle discariche nel contesto paesaggistico ed ambientale dovrà
attenersi al seguente articolato: ·
l'inquadramento generale del comprensorio
della discarica, attraverso la produzione di carte tecniche ad idonea scala
con la rappresentazione, tra l'altro, d'alcuni tematismi ritenuti essenziali
(uso del suolo Corine Land Cover, vegetazione reale, configurazione
paesistica, pendenze, esposizioni, unità di paesaggio) e con l'effettuazione
d'analisi quali inquadramento climatico e fitoclimatico, situazione
litologica, pedologica, idrografica e faunistica; ·
il dettaglio sul sito delle aree contigue,
attraverso la produzione di elaborati restituiti ad una scala non inferiore a
1:1.000 e riguardanti quanto elencato al punto precedente; ·
gli interventi da realizzare per il
raggiungimento degli obiettivi prefissati sia sul corpo della discarica sia
su aree contigue ad essa; questi riguardano essenzialmente i riporti di
terreno, le sistemazioni idrauliche, le opere di ingegneria naturalistica e
gli impianti a verde. La configurazione
delle discariche nella fase di post-chiusura dovrà essere tale da favorire il
suo inserimento nel paesaggio circostante. Gli interventi di
recupero ambientale dovranno avvenire progressivamente iniziando dalle parti
non più coltivate della discarica e quindi soggette a chiusura finale. Il progetto di recupero, oltre alle scelte di carattere tecnico colturale e paesaggistiche, dovrà comprendere il piano di coltura e conservazione che identifichi e prescriva gli interventi colturali a carico delle stesse e la manutenzione delle opere di difesa idrogeologica e di quanto altro realizzato per l'inserimento paesaggistico dei sito per il periodo di gestione e post-chiusura; in particolare dovrà riguardare le irrigazioni di soccorso, il ripristino delle conche, il rincalzo delle piante, il ripristino dell'efficienza dei tutori, gli sfalci, i diserbi, le sarchiature, la sostituzione delle piante morte o deperenti, il rinnovo delle parti dei tappeti erbosi non riusciti, la difesa da fitopatie, la sistemazione del terreno e degli eventuali danni derivati da eventi meteorici di particolare intensità, la verifica dell'efficienza della rete di smaltimente delle acque meteoriche, le potature e le ceduazioni e la verifica delle opere d'ingegneria naturalistica. Tutti gli
elaborati costituenti il progetto, dovranno essere conformi agli standard
della Regione Siciliana o, in assenza di questi, a quelli indicati dalla
normativa. A garanzia del
perfetto adempimento degli impegni assunti con il progetto di recupero e con
il piano di coltura e conservazione, il richiedente per l'autorizzazione
all'esercizio dell'impianto di stoccaggio definitivo, all'atto della
concessione dell'autorizzazione, dovrà disporre per il versamento di due
cauzioni ognuna d'importo pari agli interventi previsti dai suddetti
elaborati. Tale cauzione,
costituita da fideiussione di un istituto di credito di diritto pubblico o di
Banca di interesse nazionale o da polizza fideiussoria assicurativa, rimarrà
a disposizione del Prefetto concedente l'autorizzazione fino allo scadere
dell'esecuzione degli interventi previsti. Il richiedente
potrà ridurre tale garanzia progressivamente e successivamente alla
realizzazione ed al collaudo di quanto previsto. 3.10 POST-CHIUSURA Deve essere prevista una gestione di post chiusura per almeno 30 anni successivi alla chiusura della discarica, e in ogni caso, fino a quando esistano effetti ambientali da controllare. 3.11 MONITORAGGIO STRUTTURALE ·
Deve essere effettuato il monitoraggio delle
acque sia superficiali che sotterranee con gli stessi controlli previsti per
la gestione e con frequenza che sarà stabilita dall'autorità di controllo. ·
Deve essere controllato l'assestamento della
copertura su rete di capisaldi, con frequenza semestrale per almeno tre anni
con frequenza stabilita dall'organo di controllo fino al termine della
gestione post chiusura. ·
Deve essere effettuato un controllo con
frequenza annuale dell'esecuzione e del mantenimento delle opere di recupero
ambientale presenti nel progetto quali canali raccolta acque, sistema
idraulico del percolato, ricopertura, inerbimento, piantumazione, impianto di
irrigazione, ecc.. 3.12 PERCOLATO ·
Deve essere controllato e smaltito come
durante la fase operativa con frequenze stabilite dall'organo di controllo. 3.13 ACQUE
SOTTERRANEE ·
Dovrà essere effettuato il monitoraggio del livello
piezometrico con frequenza da definire in funzione della ·
soggiacenza e dell'intervallo di escursione
della falda misurato durante la fase operativa. ·
Dovranno essere detenninate le
caratteristiche qualitative con frequenza almeno semestrale. 3.14 BIOGAS Devono essere effettuate: ·
misure in continuo come in fase operativa; ·
analisi periodiche sul biogas e sulle
emissioni con frequenza da definirsi in funzione dei risultati ottenuti
durante la fase operativa; ·
verifica semestrale sull'efficienza
dell'impianto di captazione, tramite misure della portata e composizione (CH4,
C02, 02) del biogas aspirato dai pozzi, misura della
pressione residua su ciascun pozzo a linea chiusa e confronto tra la portata
captata e la produzione teorica; ·
manutenzione dell'impianto di aspirazione e
combustione come da manuale di gestione dell'impianto; ·
rilevazione della presenza di biogas
all'esterno della discarica e nei pozzi di controllo come in fase operativa Per quanto non previsto
dal presente regolamento, si rinvia alla legislazione e alle disposizioni
vigenti. Per quanto
riguarda le linee guida relativamente: alla messa in sicurezza e alla
gestione delle discariche, si rimanda alla
successiva adozione gli allegati tecnici
al presente regolamento.
ALLEGATO
TECNICO A
GESTIONE
DELLE DISCARICHE
A.1 Prescrizioni
generali La principale
attività nella gestione di una discarica controllata, consiste nella messa a
dimora dei rifiuti secondo il piano di conduzione previsto. Pertanto i rifiuti devono essere disposti in strati sovrapposti in genere dello spessore di 200 cm circa e lungo un fronte d’avanzamento con pendenza non superiore al 30%, compattati sul posto(per evitare fenomeni di instabilità) con riduzione del volume occupato e aumento della densità fino a 0,8-1,0 t/mc. Giornalmente tali strati devono essere ricoperti da un minimo di 15 cm di materiale biostabilizzato (FOS) e/o inerte, al fine di contenere la dispersione di polveri ed emanazione moleste e impedire l’esumazione da parte dei roditori; se necessario debbono effettuarsi operazioni di disinfestazione e di derattizzazione. Il rapporto di
copertura(90% di rifiuti e 10% di terreno) deve essere tenuto in opportuna
considerazione sia per la stima della capacità dell’impianto sia per il
calcolo delle quantità di materiale biostabilizzato (FOS) o inerte necessario
per la ricopertura. Per Tutto il periodo di
conduzione della discarica le acque meteoriche devono essere allontanate
dall’area dell’impianto mediante canalizzazioni dimensionate sulla base delle
piogge più intense con tempo di ritorno di almeno 10 anni. Nelle discariche
di grandi dimensioni il riempimento può avvenire non solo per strati
verticali successivi in serie, ma anche, per colmamento di lotti funzionali
contigui, suddividendo la capacità totale dello scavo mediante setti
verticali interni di separazione. Ogni singolo lotto funzionale, dovrà attrezzarsi con un proprio completo sistema di drenaggio dei percolati, di raccolta del biogas, di regimazione delle acque e di monitoraggio. L’attività di gestione per singolo lotto è preferibile, perché consente di: ·
tenere separati rifiuti a diverso grado di
pericolosità; ·
ridurre al minimo il tempo e le deformazioni
delle geomembrane per esposizione ai raggi solari; ·
identificare più facilmente la parte di
discarica interessata da eventuali danni alle strutture; ·
contenere realmente la superficie che può
essere interessata da contaminazione; ·
identificare la direzione di provenienza
dell’inquinamento e limitare le azioni di bonifica solo al lotto direttamente
interessato; ·
ridurre i tempi necessari all’inizio del
ripristino ambientale senza aspettare che tutta la discarica sia riempita,
con notevoli vantaggi per l’aspetto paesaggistico del sito. Nella gestione devono essere previsti piani di sicurezza e di prevenzione incendi secondo la normativa vigente in materia. Per una corretta gestione dell’impianto è, inoltre, necessario predisporre il monitoraggio delle grandezze misurabili nel sito, al fine di capire e prevedere il comportamento e l’evoluzione delle dinamiche in atto nel corpo della discarica; tali sistemi riguardano gli aspetti strutturali dell’opera e quelli ambientali del sito. A.2
Aspetti
strutturali dell’opera: In questo gruppo
sono considerate le tecnologie in grado di misurare le variazioni dei
parametri che definiscono l’efficienza delle strutture che costituiscono
l’opera stessa, quali: ·
l’integrità delle geomembrane di
impermeabilizzazione; ·
cedimenti differenziali del fondo della
vasca; ·
perdita da serbatoi interrati e collettori
vari; ·
efficienza del drenaggio dei percolati e sua
caratterizzazione chimica; ·
controllo della stabilità del materiale stoccato A.2.1 Verifica
dell’integrità delle geomembrane di impermeabilizzazione
Per valutare nel
tempo l’integrità delle geomembrane, al fine di ridurre i rischi derivati
dalla tardiva individuazione di una possibile diffusione di inquinanti nel
sottosuolo, in fase di costruzione dell’opera, si dovrà realizzare un sistema
di misurazione dei diversi valori di resistività della geomembrana e del
substrato del sito; la misura periodica della continuità di detto
differenziale elettrico consente, infatti, l’accertamento della presenza di
“cadute di potenziale” dovute ad una lacerazione e/o ad una discontinuità
fisica nella geomembrana di contenimento. A.2.2
Cedimenti differenziali del
fondo della vasca Per controllare gli
usuali danneggiamenti indotti nelle impermeabilizzazioni da deformazioni
della superficie di appoggio, a seguito di cedimenti differenziali nel
terreno, si dovrà predisporre, in fase di costruzione dell’opera,
l’installazione di sensori specifici (Assestimetri) in grado di misurare le
variazioni di quota del fondo della discarica; le misure ottenute dovranno
essere utilizzate anche per la verifica di stabilità dei rifiuti in rilevato
che sono soggette a rischio di scivolamento. A.2.3 Perdita
da serbatoi interrati e collettori vari
Per
l’individuazione di eventuali perdite di percolato dalle strutture idrauliche
sepolte si dovranno installare sensori e segnalatori automatici in grado di
evidenziare “anomalie” nei livelli di umidità usuali. Le variazioni
temporali dei tenori di umidità, in riferimento alla situazione iniziale,
consentono, infatti, di segnalare eventi di fuga del contaminante liquido dal
fondo della struttura monitorata. A.2.4 Drenaggio
e caratterizzazione chimica del percolato
Le discariche
devono essere fornite di un sistema di drenaggio e raccolta del percolato
collocato in zona di difficile accessibilità: l’efficienza del sistema è
verificata dalle misura delle portate di percolato raccolto nel pozzetto e
dalla mancanza di occlusioni. All’interno della
camera di raccolta, dovrà essere installato un sensore di livello per il
controllo del battente idraulico degli eluati provenienti dalla
discarica. Il percolato
raccolto dalla rete di drenaggio dovrà essere immagazzinato temporaneamente
per essere trattato sul posto, oppure trasportato periodicamente a un
impianto di trattamento. Per la
caratterizzazione chimica del percolato e disporre di valori di riferimento
in caso di inquinamento, debbono effettuarsi periodicamente(quadrimestrale) o
in continuo(casi particolari), le analisi di campioni prelevati nella camera
di raccolta con riferimento, oltre ai tenori di tutti i parametri previsti
dalla normativa sugli scarichi, alla conducibilità, ai residui a 105°C e
600°C, nonché al calcio, al magnesio, sodio, potassio, carbonati,
bicarbonato, alcalinità, metano
e acidi volatili. A.2.5 Controllo
della stabilità del materiale stoccato
Per tenere sotto
controllo il materiale messo a dimora per ciò che riguarda specificatamente la
stabilità dei versanti, l’evoluzione del profilo topografico finale e le
caratteristiche chimico-fisiche nelle diverse fasi del processo di
decomposizione, si dovrà procedere ad un’attenta e periodica misura degli
assestamenti della superficie topografica della discarica. Per tali
misurazioni si dovranno effettuare periodiche(mensili) livellazioni
topografiche di una rete di capisaldi opportunamente predisposti sulla massa
dei rifiuti e sull’argine perimetrale della discarica; le misure con cadenza
mensile si dovranno protrarre fino all’ultimazione dell’attività di
ripristino ambientale, solo dopo si potrà passare a misure annuali. A.3 Qualità
dell’ambiente In questo gruppo, rientrano le strumentazioni da utilizzare per le verifiche di qualità dell’ambiente direttamente coinvolto, distinto nelle sue componenti fondamentali: aria - suolo
(strato insaturo) – acqua (strato saturo). A.3.1
Per il monitoraggio dell’aria, occorrerà valutare: ·
le caratteristiche meteoclimatiche
dell’ambito territoriale dove è posta la discarica, attraverso l’ubicazione
all’interno del sito di una stazione per il rilevamento(in continuo) dei
parametri più importanti; l’apparecchiatura base sarà costituita da
termoigrometro, tacoanemometro, gonioanemometro, pluviometro, barometro e
radiometro; ·
le caratteristiche chimico-fisiche del
biogas, attraverso l’impiego di tecniche mirate(termografia) per
l’individuazione di eventuali aliquote che sfuggono al sistema di raccolta,
disperdendosi nell’aria e/o migrando nel suolo; in tal caso, delimitata
l’area di dispersione del biogas, si dovrà provvedere alle analisi delle
concentrazioni dei componenti campionati secondo cicli regolari e in
corrispondenza di punti fissi ubicati in modo da consentire di seguire
l’evoluzione spaziale e temporale del fenomeno. A.3.2 Per il monitoraggio
dello strato insaturo, poiché questa porzione di suolo posta tra il fondo
della discarica e il pelo libero della falda, può essere interessato dalla
presenza di una fase liquida(percolato ed eluati) e di una fase
gassosa(biogas), attraverso l’impiego di lisimetri opportunamente ubicati,
occorrerà verificare: ·
l’eventuale presenza di perdite di percolato
per l’assenza di un’adeguata impermeabilizzazione e/o per lacerazione dei
teli impermeabilizzanti; ·
l’eventuale presenza di biogas; Sui microcampioni
raccolti con i lisimetri dovranno misurarsi i tenori dei principali
componenti di gas(O2,N2,CO2,CH4) e i principali parametri
chimico-fisici del liquido e cioè pH, conducibilità elettrica, NH4,CL,BOD5 e COD. A.3.3 Per il monitoraggio
delle acque di falda(strato saturo), dopo aver provveduto a definire il
modello idrodinamico dell’acquifero, si dovrà seguire l’evoluzione dei
livelli piezometrici delle falde sottostanti l’area di discarica ed eseguire
mensilmente prelievi per il campionamento della qualità delle acque di falda
rispetto agli usi. Prima dell’inizio del primo ciclo di misure dei livelli piezometrici, dovrà effettuarsi una livellazione plano-altimetrica delle testate dei pozzi di osservazione ed emunzione rispetto al piano di campagna. Per la determinazione dei parametri
chimico-biologici che definiscono la qualità delle acque secondo gli usi, le
analisi nel sito o in laboratorio dovranno riguardare la misura degli
indicatori classici (conducibilità specifica, temperatura, pH, eventuali ioni
selettivi). Nel caso di
presenza di inquinamenti nelle acque di falda, la delimitazione del plumen
(pennacchio) di inquinamento, dopo aver ricostruito il modello idrodinamico
dell’acquifero e aver disposto una maglia sufficientemente ampia di
campionamenti, dovrà
avvenire con l’impiego delle
prospezioni geoelettriche (SEV), ripetuti posizionando la stazione di misura
della resistività nei nodi di una maglia di riferimento fissa. A.4 Servizi
Gli impianti devono essere provvisti
di una recinzione composta da un muretto di almeno 100 cm. con una parte
interrata di almeno 30 cm, cion una recinzione soprastante a mt. 1,20 infissa attraverso la posa
in opera di paletti con un ammorsamento di almeno cm. 30 sul terreno in modo
da impedire l’agevole accesso a persone non autorizzate e ad animali. Il sistema di controllo dovrà prevedere l’istallazione di telecamere a circuito chiuso e la presenza di guardiania per monitorare l’intera sito di discarica e per registrare gli accessi giornalieri. L’orario di attività dovrà essere esposto in modo ben visibile e comunicato ai prefetti delle provincie. L’area di servizio dovrà comprendere un locale adibito ad ufficio come presidio di controllo e pesatura dei materiali conferiti in discarica, sede dei registri di carico e scarico e di tutta la documentazione vigente per l’esercizio della discarica. I mezzi che compiono operazioni di scarico debbono essere individuati con apposito tesserino magnetico e/o con strumentazione elettronica equivalente debbono riportare sul mezzo l’apposita autorizzazione all’accesso che verrà rilasciata dall’ente gestore dell’impianto, gli autisti sono tenuti ad effettuare, ad ogni fase di scarico, il lavaggio dei cassoni per il trasporto dei rifiuti. Adeguamento delle
discariche preesistenti (linee guida per il periodo transitorio) Gli enti e le autorità preposte, adottano misure affinché le discariche che abbiano ottenuto un’autorizzazione o siano già in funzione al momento dell’approvazione del “Regolamento Discariche”, possano rimanere in esercizio a condizione che: a)
entro sei mesi dalla data di approvazione
del “Regolamento Discariche”, il gestore della discarica elabora e presenta
all’approvazione dell’autorità competente un piano di adeguamento della
discarica comprendente le misure correttive che ritenga necessari al fine di
soddisfare, per quanto possibile e compatibile, i requisiti di cui al punto 3 del regolamento e quelli relativi
all’allegato tecnico A); b)
in seguito alla presentazione del piano di
adeguamento, le autorità competenti entro tre mesi adottano una decisione
definitiva sull’eventuale proseguimento dell’esercizio della discarica o
sulla sua chiusura, nel caso in cui gli interventi progettati non soddisfino
le necessarie condizioni di tutela ambientale; c)
sulla base del piano approvato, le autorità
competenti autorizzano i necessari lavori di adeguamento e stabiliscono un
periodo di transizione per l’attuazione del piano. Per tutte le discariche comunque in esercizio per le quali sia prevista la chiusura entro sei mesi dalla emanazione del presente allegato , si applicano le disposizioni previste nelle linee guida per la messa in sicurezza (allegato Tecnico B). Al fine di
individuare una corretta metodologia per l’individuazione dei siti idonei per
l’ubicazione di impianti di smaltimento finale degli r.s.u., si raccomanda di
utilizzare lo studio dell’ENEA dal titolo, guida all’uso del codice di
calcolo “SITEVAL”. ALLEGATO
TECNICO B
LINEE
GUIDA PER LA MESSA IN SICUREZZA
B.1 Gli interventi di “messa in sicurezza” sono mirati a
rimuovere fonti inquinanti, ad evitare la diffusione dei contaminanti(fluidi
e gassosi) dal sito verso zone non inquinate ed impedirne il contatto diretto
con la popolazione(Art. 2 D.M. n°471/99). Gli interventi di messa in sicurezza devono essere attuati tempestivamente a seguito dell’individuazione di una chiara situazione di pericolo d’inquinamento dell’ambiente o rischio per la salute umana. Per le discariche di r.s.u si tratta, in particolar modo di prevenire , contenere e/o eliminare gli effetti della dispersione nelle aree circostanti il sito dei prodotti della fermentazione dei rifiuti biodegradabili: Percolati e Biogas. In tali casi si dovrà prioritariamente predisporre l’istallazione di recinzioni, segnali di pericolo e ricorrere a efficaci misure di sicurezza e sorveglianza, per procedere celermente ad uno studio sistematico del sito al fine di ricavare precise informazioni su: ·
Struttura geologica; ·
Configurazione idrogeologica degli acquiferi
soggiacenti alla discarica; ·
Caratterizzazione dinamica
dell’inquinamento; ·
Identificazione delle fonti d’inquinamento; ·
Determinazione delle caratteristiche del
plumen(pennacchio) d’inquinamento. Determinate le caratteristiche del sito e individuate le fonti e le modalità d’inquinamento si può procedere alla progettazione degli interventi. Di seguito vengono, perciò, descritte sinteticamente le principali tecnologie esistenti per eliminare eventuali inquinamenti: 1)
delle falde acquifere da parte dei
percolati; 2)
del suolo e del sottosuolo da parte
del biogas B.2 Inquinamento delle falde acquifere da parte del percolato Occorre precisare
che qualora si opera con discariche
sprovviste di presidi, gli unici interventi possibili sono limitati alla
rimozione totale dei rifiuti o alla loro copertura impermeabile; varie e più
complesse sono le tecniche di disinquinamento per le discariche controllate,
tra esse le più utilizzate sono: ·
diluizione con acqua pulita (ricarica
artificiale), attraverso la riduzione della concentrazione
dell’inquinante(percolato) al di sotto dei limiti previsti per legge mediante
la ricarica artificiale dell’acquifero tramite pozzi; ·
dreni superficiali, nel caso in cui, data la
modesta profondità raggiunta dal percolato,può essere sufficiente predisporre
dreni che captino l’inquinante prima che questo raggiunga la strato saturo; ·
isolamento completo mediante barriere
impermeabilizzanti verticali, nel caso in cui l’inquinamento interessi una
più vasta area del suolo piuttosto che la falda; ·
emunzione da pozzi di spurgo, quando
l’inquinamento ha raggiunto e diffusamente interessato le acque di falda
perciò l’unico intervento possibile è l’emungimento dell’acqua inquinata
tramite dei pozzi di spurgo, opportunamente ubicati. B.3 Inquinamenti del suolo e del sottosuolo da parte del
biogas Il piano degli
interventi da attuarsi nel caso di una situazione di rischio potenziale o
reale(esplosione dei pozzi), si dovrà sviluppare secondo tre fasi successive: ·
la “fase dell’emergenza”, finalizzata
a gestire il rischio immediato sulle cose e sulle persone che vivono nelle
aree interessate; ·
La “fase della valutazione del rischio”,
finalizzata alla definizione del fenomeno specifico in atto; tale definizione
si completa attraverso l’effettuazione d’indagini preliminari sulle
caratteristiche dell’area e un monitoraggio delle concentrazioni dei
principali parametri guida dell’inquinamento; ·
La “fase d’intervento in situ”
finalizzata a far rientrare la situazione in condizioni normali. B.3.1 Fase dell’emergenza Durante la “fase
dell’emergenza”, a seguito di un evento esplosivo o ad alto rischio di
esplosione e in funzione della gravità dell’evento, si mettono in atto le
seguenti misure cautelative: ·
evacuazione della popolazione residente nei
pressi dell’impianto; ·
controllo immediato delle concentrazioni di
metano, biossido di carbonio e ossigeno nei luoghi chiusi posti tra
l’impianto e il luogo d’esplosione; ·
controllo delle concentrazioni di metano,
biossido di carbonio e ossigeno nei pozzi presenti nell’area; ·
scavo d’eventuali pozzi, tra la discarica e
il luogo in cui può manifestarsi l’esplosione, per intercettare e disperdere
in atmosfera eventuali altre fughe di gas. B.3.2 Fase di valutazione del rischio effettivo Tale fase si basa
su un programma d’indagini e sul monitoraggio della concentrazione del
biogas. Dopo aver risposto
all’emergenza, e prima di procedere alla stesura degli interventi, è
ovviamente necessario descrivere i termini dello specifico evento
dell’inquinamento, con particolare riferimento alla: ·
delimitazione tridimensionale dell’area
interessata dalla presenza di biogas; ·
definizione dei meccanismi di diffusione del
biogas nel sottosuolo. Lo studio del
sito, così come descritto nel paragrafo B.1 dovrà almeno valutare
compiutamente i seguenti aspetti: ·
Caratterizzazione del sito; ·
Struttura geologica e idrogeologica
dell’area; ·
Caratterizzazione dinamica dell’inquinamento; ·
Estensione reale(planimetrica)raggiunta
dalla contaminazione; ·
Modalità di diffusione e accumulo del
biogas; ·
Monitoraggio dei parametri che descrivono la
produzione e la migrazione del biogas
all’interno dei rifiuti e all’esterno della discarica. B.3.3 Fase degli interventi Tale fase è
finalizzata a recuperare una situazione ambientale deteriorata, causata dalla
dispersione del biogas, all’interno di condizioni normali, ossia preesistenti
l’evento di contaminazione. Con i dati raccolti
nella fase d’indagine si progettano gli opportuni interventi con il duplice
obiettivo: ·
da una parte è necessario gestire le
fuoriuscite incontrollate del biogas dalla sorgente costituita dall’impianto
della discarica; ·
dall’altra occorre ridurre e/o annullare il
volume di biogas in eccesso accumulatosi nei terreni permeabili circostanti
la discarica che fungono da serbatoio. Per raggiungere
tali obiettivi si può intervenire su due livelli: ·
mantenendo in depressione la massa dei
rifiuti presenti nella discarica in modo da trattenere il biogas ed evitare
così l’ulteriore alimentazione del serbatoio di accumulo formatosi
all’interno dei terreni permeabili circostanti il sito; ·
rimovendo il biogas già presente nei terreni
all’esterno della discarica mediante opportune opere di dispersione o di
captazione. Gli interventi
possono essere effettuati all’interno della discarica(nell’ammasso dei
rifiuti o sul bordo) o nei terreni circostanti il sito. Operativamente
s’interviene mediante l’utilizzo di sistemi di dispersione passiva(trincee,
canali, fossi artificiali) oppure attraverso l’applicazione d’estrazione
attiva di biogas(pozzi d’aspirazione) B.4 Messa in
sicurezza con l’utilizzo di biotecnologie Nei casi in cui è difficile
e/o molto oneroso porre in opera gli usuali interventi di messa in sicurezza
menzionati nel paragrafo precedente, si potrà ricorrere ad una metodologia
sperimentata negli ultimi anni, nota come biorimediazione. Essa consiste nel
trattamento dei rifiuti con tecnologie biologiche, in grado di ridurre in
maniera efficace la produzione di composti tossici ed il conseguente rilascio
d’inquinanti da parte del corpo dei rifiuti attraverso l’inertizzazione degli
stessi usando batteri presenti in natura, quindi non geneticamente
manipolati. Il risultato è la
degradazione controllata di tutte quelle sostanze a matrice organica,
principale causa di fermentazione e produzione dei percolati tossici,
specialmente quelli contenenti elementi particolarmente pericolosi per
l’ambiente e la salute umana, come i metalli pesanti, in modo da ridurre la
loro concentrazione ed immissione nell’ambiente. In sintesi l’uso
delle biotecnologie nelle discariche di r.s.u. consentono: ·
la riduzione dei valori di tossicità dei
percolati; ·
l’eliminazione dei cattivi odori; ·
l’accelerazione dei processi di
fermentazione; ·
riduzione dei volumi organici ·
buona igiene microbiologica |