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"È persona handicappata colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione".
In questo modo la Legge n.104/92 (la più recente ed organica Legge sull'handicap nel nostro Paese), al primo comma dell'art. 3 fornisce una definizione di persona con handicap. Tale Legge recepisce in questo modo gli orientamenti più moderni sull'argomento, che peraltro vengono sanciti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1980 attraverso la International Classification of Impairments, Disabilities and Handicap - ICIDH - (Classificazione Internazionale delle Menomazioni, Disabilità ed Handicap).
Tale classificazione, infatti, andando oltre una concezione dell'handicap di carattere prevalentemente medico e superando la considerazione dell'handicap come sinonimo di deficit, assegna al termine un significato più dinamico, contestualizzato ed in stretta relazione con il sistema sociale di riferimento. 1
L'handicap, infatti, diviene così il risultato della relazione tra disabilità ed organizzazione sociale: tanto più sono gli ostacoli che vengono frapposti tra la persona disabile ed un'attività da svolgere, tanto maggiore è la condizione di handicap che viene generata. L'handicap è dunque una condizione di svantaggio sociale, di penalizzazione e non una caratteristica personale del soggetto disabile.
Più in dettaglio la classificazione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si basa su una metodologia di descrizione dei fenomeni connessi e conseguenti ad una malattia di questo tipo:
Tale metodologia, basata su una relazione non strettamente sequenziale, consente di notare che:
In sostanza la catena menomazione-disabilità-handicap può interrompersi in qualunque punto e non vi è una precisa corrispondenza fra il grado della menomazione o della disabilità e quello dell'handicap; tuttavia questo modello concettuale aiuta ad individuare le correlazioni, tenuto conto che un intervento a livello di un elemento ha in sé la possibilità di modificare quelli successivi.2
Nelle tre tavole seguenti sono sinteticamente riportate alcune caratteristiche attraverso le quali l'OMS descrive i termini "Menomazione", "Disabilità" ed "Handicap". Dall'analisi di tali descrizioni si può notare come vi sia un passaggio progressivo dalle attribuzioni proprie dell'individuo, (le menomazioni) ad attribuzioni che assumono connotazioni sempre più di tipo sociale. Se così già la Disabilità viene descritta in termini di comparazione fra ciò che un individuo può svolgere ed i comportamenti comunemente attesi, la "valutazione della situazione di handicap è condizionata da valori culturali, cosicché una persona può essere considerata handicappata in un gruppo e non in un altro in base a fattori quali, per esempio, il tempo, il luogo, la condizione sociale, il ruolo".3
"Nel contesto delle conoscenze e delle opere sanitarie si intende per menomazione qualsiasi perdita o anomalia a carico di strutture o funzioni psicologiche, fisiologiche o anatomiche"
L'OMS raggruppa le menomazioni nelle seguenti 9 tipologie:
La menomazione è la descrizione dello stato individuale in un determinato momento e non deve essere confusa con la patologia. Inoltre essa è parametrabile ed è dunque possibile individuare rispetto ad essa il livello di compromissione derivante.
"Nel contesto delle conoscenze e delle esperienze sanitarie si intende per disabilità qualsiasi restrizione o carenza (conseguente ad una menomazione) della capacità di svolgere un'attività nel modo o nei limiti ritenuti normali per un essere umano"
L'OMS raggruppa le disabilità nelle seguenti 9 tipologie:
La disabilità può essere descritta come lo scostamento dalla norma per quanto concerne le prestazioni di una persona, dunque come la deviazione per eccesso o per difetto di comportamenti o di attività normalmente attesi. Tale descrizione si riferisce ad un riferimento (di attività, di comportamento) di tipo pratico e non dunque ad un modello ideale di riferimento. E' pertanto difficile stabilire dei parametri oggettivi. La disabilità può essere permanente o transitoria, progressiva o regressiva
"Nel contesto delle conoscenze e delle opere sanitarie si intende per handicap una condizione di svantaggio vissuta da una determinata persona in conseguenza di una menomazione o di una disabilità che limita o impedisce la possibilità di ricoprire il ruolo normalmente proprio a quella persona (in base all'età, al sesso, ai fattori culturali e sociali)"
L'OMS raggruppa gli handicap nelle seguenti 7 tipologie:
L'handicap viene definito facendo riferimento non a fattori strettamente personali, ma piuttosto a dimensioni di tipo sociale ed esistenziale. Dunque, l'handicap può essere descritto come lo scostamento in termini di efficienza di un'attività o di un comportamento rispetto a quelli comunemente agiti dal gruppo di cui l'individuo è parte.
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