La ceramica chiota

La ceramica prodotta nell’isola di Chios, pur rientrando nel raggruppamento geografico e stilistico della Ionia del Nord, costituisce una classe a parte per una sua specifica fisionomia. E’ facilmente riconoscibile per l’ingubbiatura bianco-crema all’esterno e per la vernice nero lucida all’interno delle forme aperte. Il repertorio figurato comprende sia animali che figure umane; una particolare attenzione era rivolta ai fregi floreali, spesso complessi, che occupavano l’interno dei vasi ed erano dipinti in bianco e rosso su fondo nero. Questa ceramica è generalmente documentata da una forma-guida, il calice, una coppa su piede con alte pareti e dimensioni variabili.
Dall’epoca dei primi ritrovamenti, effettuati alla fine dell’ ‘800 da Sir Flinders Petrie a Naucrati, sul Delta del Nilo, questo tipo di ceramica fu ritenuta di produzione naucratide e così chiamata sino a che gli scavi condotti da Greci ed Inglesi sull’isola di Chios non chiarirono definitivamente il problema della provenienza. Pur restando Chios il principale centro produttore, alcune produzioni decentrate sono state localizzate a Thasos e sulla costa della Tracia. Ancora discussa resta, invece, la possibilità di una produzione di ceramica chiota a Naucrati, sostenuta da Boardman, uno dei maggiori esperti in questo campo. L’ampio e recente studio dedicato da Anna Lemos al percorso formale e stilistico della ceramica chiota costituisce oggi un fondamentale punto di riferimento per l’argomento.
Meno documentata nella fase del Middle Wild Goat Style, al quale si possono riferire oinochoai con semplice figura sulla spalla e raggi sul fondo, e, secondo Cook e Boardman, la famosa oinochoe da Smirne, la ceramica chiota ha il suo massimo sviluppo a partire dall’ultimo quarto del VII sec., in una fase tarda del Middle Wild Goat Style, quando si colloca l’attività del cosiddetto “gruppo di Würzburg”, così chiamato dal luogo in cui sono oggi conservati i due noti calici rinvenuti a Cerveteri. Uno dei pezzi più significativi della produzione chiota è la cosiddetta “Coppa di Afrodite” da Naucrati, ora al British Museum, così chiamata per la presenza sulla vasca dell’iscrizione con dedica ad Afrodite.
Attorno al 600 a.C., nel Late Wild Goat Style, si sviluppa nella ceramica chiota uno stile a risparmio, l’Animal Chalice Style, con fregi di animali e tappeto di riempitivi, che rappresenta l’interpretazione in chiave locale di questa fase dello stile. 
La produzione della ceramica chiota occupa tutto il VI sec., con varietà di stili e tecniche che prevedono, oltre all’uso del risparmio, anche l’utilizzo della tecnica a figure nere.
Diffusa in gran parte del Mediterraneo, con maggiore concentrazione in alcuni siti, quali Egina, Naucrati, Cirene, Tocra, Massalia, essa è presente in Sicilia con un nucleo considerevole proveniente dalla stipe votiva di Piazza San Francesco a Catania, in cui spicca il calice qui esposto, che si ispira alla tradizione del gruppo di Würzburg.
 
 
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Frammenti chioti da Naucrati
Evoluzione del calice chiota
Salonicco, Museo: Calice chiota del Chalice Style (575-560)
Catania, stipe di Piazza San Francesco: Calice chiota dell’Animal Chalice Style (600-590)
Catania - stipe di Piazza San Francesco: decorazione interna di un calice chiota
Würzburg: Calice chiota del Middle WGS II da Vulci
British Museum: Coppa chiota detta “di Afrodite” da Naucratis
produzione eolide
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produzione ionia del sud
produzione nord ionica
wild goat style