Era la cucina e la stanza di lavoro della famiglia del massaro. Dietro la porta d'accesso sono disposte le immagini dei santi protettori, una crocetta di foglie di palma intrecciata, benedetta nella domenica delle Palme, e un ferro di cavallo con un fiocco rosso contro il malocchio. In un angolo è il forno di pietra e mattoni senza canna fumaria (a fumu persu), sicché il fumo si perdeva nella stanza e andava ad affumicare la salsiccia appesa ad un cerchio di legno agganciato al soffitto. Sulla parete del forno c'è una piccola apertura, con un tappo di pietra, che serviva per osservare la cottura del pane; al lato del forno un focolare di pietra (tannura) per cucinare; segue l'angolo con l'occorrente per fare la ricotta: la caldaia (quarara) sospesa ad un travetto di legno sostenuto da due treppiedi; una madia (mastredda) adoperata per lo scolo anche dei formaggi e molti piccoli contenitori di canna (cavagni) dove la ricotta veniva deposta. Nello spessore di un'antica finestra murata è ricavato uno spazio con mensole che sostengono numerosi recipienti di terracotta; nell'angolo attiguo si trovano gli attrezzi per la panificazione. Pendenti dal soffitto, appesi a lunghe assi, sono allineati collari per bovini. In un altro angolo della stanza è il telaio con il quale la massaia tesseva il suo corredo, le coperte di lana e di cotone (frazzate), le bisacce, il modesto filunnenti (filo di niente) per stoviglie e strofinacci e quant'altro occorreva al fabbisogno familiare.
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