A 35 anni dalla morte di Antonino Uccello, antropologo ma anche poeta, musicista, storico e folklorista, il Museo etnografico di Palazzolo Acreide che porta il suo nome lo celebra con una serie di eventi che ruotano attorno al libro Le rotte di Icaro scritto dal nipote Paolo Morale Uccello Era un mecenate sui generis, Antonino Uccello. Amava attorniarsi di pezzi della memoria popolare che, con la sua dedizione, divenivano scorci museali. A lui è intitolata la Casamuseo regionale di Palazzolo Acreide: un unicumche raccoglie la sua vita. Gli oggetti da lui custoditi dopo una ricerca affettuosa e consapevole di voler trattenere, in un luogo fisico, quella memoria che stava per andare perduta. Uccello raccolse e mise in mostra il valore più prezioso di un popolo: il suo modo di vivere. La sua vita stessa. E oggi il Museo etnografico “Antonino Uccello” celebra i 35 anni dalla morte dell’antropologo che fu anche poeta, musicista, storico e folklorista. Lo fa con una serie di eventi che ruotano attorno a un libro scritto dal nipote Paolo Morale Uccello: “Le rotte di Icaro”. Tra le pagine di ricordi, immagini e storie legate a Uccello, anche 14 poesie inedite dell’appassionato Antonino, dense di malinconia e dolcezza. Il libro sarà presentato a fine giugno nel cuore della Casa-museo che è quel luogo vivo immaginato da Uccello per narrare le tradizioni popolari in un momento storico peculiare: il Dopoguerra. Una fase sociale delicata per la Sicilia e il meridione, costretto a fare i conti con l’emigrazione verso il Nord Italia e la prima industrializzazione che trasformava il modus operandi di mestieri secolari e metteva a rischio pezzi di memoria che, invece, Uccello raccolse con pazienza e tenacia e che diedero vita, nel 1971, alla Casa-museo divenuta, 20 anni dopo, museo regionale. «La riflessione che questo libro sollecita propone la Casa-museo come elemento tra i più significativi di un polo culturale del Val di Noto – scrive Gesualdo Campo, già direttore generale del Dipartimento Beni culturali della Regione – che valorizzi le affinità storiche tra le sub colonie di Noto e Palazzolo Acreide, dal 2001 inserite nell’Unesco, le cui comuni tradizioni agro silvo pastorali, in quella Casa raccontate, inducono l’interesse scientifico degli studiosi che la visitano e la commozione del più vasto pubblico che vi ritrova o vi scopre antiche radici identitarie». La Casa-museo è oggi affidata a Calogero Rizzuto che prosegue lungo il solco tracciato e volto a mantenere viva questa struttura museale aprendo le sue porte al territorio, senza perdere quel filo di ricordi che lega la Casa-museo a grandi uomini di cultura e arte con cui Uccello condivise la sua vita e la sua passione. Tra loro anche Renato Guttuso che passeggiava tra le stanze della Casa di Uccello e a cui, dal 16 maggio al 16 luglio, verrà intitolata una mostra sui pittori di carretto. Il simbolo della cultura popolare siciliana sarà protagonista anche di un convegno, a giugno, al quale prenderanno parte gli storici Giuseppe Piccione e Gemma Greco Piccione. «Stiamo lavorando al calendario di eventi per celebrare l’anniversario della morte di Antonino Uccello – prosegue Calogero Rizzuto – promuovendo una serie di incontri ed eventi. A luglio si terrà un convegno dedicato alla figura e all’opera di Uccello mentre a settembre verrà allestita la mostra “Pitture su vetro” corredata da un momento di confronto su quest’arte amata da Antonino Uccello». La figura poliedrica di quest’uomo che ebbe l’intuizione di creare una Casa-museo per salvare la tradizione di un popolo, emerge dalle parole del nipote Paolo Morale Uccello. «Ho avuto il sospetto che tra me e il nonno vi fossero affinità misteriose – dice il giovane studioso –. Ho trascorso i miei primi anni nella Casa-museo ascoltando il vento che rendeva eloquenti le foglie intorno agli oggetti da lui accarezzati». Oggetti misteriosi, libri, immagini. Burattini, giocattoli, utensili. «Ricordo i miei capricci – racconta Paolo Morale Uccello – pienamente appagati, e devo troppo spesso sottilizzare per contraddire una mia persistente certezza: che la Casamuseo fosse stata organizzata esclusivamente per me». Quella Casa venne creata per soddisfare il sogno di rendere immortale un’epoca e dunque uno stralcio di vita. Uccello diede forma ai suoi desideri di arte e rese omaggio ai suoi luoghi più cari: Canicattini Bagni, dove venne alla luce nel 1922, e poi Palazzolo, Noto e quei territori che si snodano attorno agli Iblei. «Luoghi di una Sicilia eccezionale – commenta Gaetano Pennino, già direttore della Casamuseo e oggi direttore generale del dipartimento Beni culturali della Regione -, una Sicilia capace di determinare, grazie alle sue singolarità, fatti, uomini e cose altrettanto particolari e unici». La luce, il paesaggio, le architetture e i resti archeologici di questo lembo Sud-Est dell’Isola furono gli scenari di vita di Antonino. E poi il tempo, il suo divenire. Il fascino del ritmo sapiente degli artigiani, dei contadini, dei pastori. Le mani che forgiavano e manovravano utensili. La musica, il cibo, le nenie che divenivano arte. Quell’arte che Uccello ha reso immortale creando un museo senza pareti, senza vetrine. Una Casa del tempo ritrovato. isabella.dibartolo@icloud.com
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