Non solo la Casa-museo di Palazzolo Acreide. Il dibattito per salvare l'eredità culturale di Antonino Uccello si arricchisce di una proposta che arriva dal paese natio del mecenate: Canicattini Bagni. «Antonino Uccello riposa nel nostro cimitero - dice il sindaco Paolo Amenta -. Canicattini è legata da un amore profondo al suo grande personaggio culturale che fu molto più che l'ideatore della Casa-museo. Ed è proprio l'altro volto di Uccello, quello forse più intimistico, che vorremmo valorizzare». Amenta parla di un sogno quando accenna all'idea di aprire un museo nuovo, intitolato a Uccello. Alle sue passioni. Un sogno che assume un significato di grande rilievo quest'anno in cui ricorre il 35° anniversario della morte del mecenate poeta di Canicattini. Una ricorrenza che riaccende i riflettori non solo sulla figura dell'uomo ma soprattutto su quanto non è stato fatto, in questi 35 anni, per rispettare il suo lascito immateriale fatto di passione per la sua terra. Un'eredità concretizzata nell'istituzione della Casa-museo di Palazzolo ma che solo in parte rispetta quello che è stato il volere non scritto di Antonino Uccello. «Avrei sempre voluto far diventare Uccello un'icona di Canicattini - dice Paolo Amenta - e ho sempre pensato che sia stato commesso l'errore di trasferire a Palazzolo le sue collezioni, per virtù di una scelta relativa all'abitazione disponibile per allestire il museo che è poi diventato regionale. Antonino Uccello è legato a Canicattini Bagni e vorremmo dimostrare questo amore attraverso un atto concreto, di alto valore simbolico. Per questo il mio sogno sarebbe di dedicare a lui un museo, diverso da quello di Palazzolo Acreide. Più intimo, più vicino al suo cuore. Un museo dove esporre le sue doti artistiche: la sua musica, i suoi quadri e le sue poesie». Antonino Uccello, infatti, è stato anche un poeta: nel 1959 ha pubblicato Canti del Val di Noto, primo segno della sua passione per l'etnoantropologia. E ancora, spinto dall'amore per la poesia popolare e ispirato dalla lettura dei "Quaderni dal Carcere" di Gramsci, ha scritto Risorgimento e società nei canti popolari siciliani (1962, ristampato nel 1978): sorta di antistoria del Risorgimento italiano. Nel 1965 pubblica un altro studio di poesia popolare "Carcere e mafia nei canti popolari siciliani" che suscitò polemiche per il tema trattato. Coerente agli allora prevalenti interessi negli studi demologici orientati verso la letteratura e l'arte popolare pubblica il volume Pitture su vetro del popolo siciliano (1968). Poi la sua vita venne dedicata alla casa-museo, inaugurata nel 1971, e che fu il baluardo della sua attività culturale da quel momento. Antonino Uccello dedicò i suoi studi, il suo impegno alla cultura popolare, alla civiltà contadina: al simbolo della storia siciliana che rischiava di scomparire e che grazie alla sua Casa-museo sarebbe vissuta per semrpe come emblema del passato e delle radici del popolo. Scrisse La casa museo di Palazzolo Acreide (1972), La civiltà del legno in Sicilia (1973), dedicato all'arte lignea dei pastori e alla cultura contadina iblea, Amore e matrimonio nella vita del popolo siciliano (1976), Tessitura popolare in Sicilia (1978), Pani e dolci di Sicilia (1978), Il presepe popolare in Sicilia (1979), Bovari pecorai e curatuli. Cultura casearia in Sicilia (uscito postumo nel 1980 e pubblicato dagli amici). «Alla figura di Uccello artista e poeta - dice il sindaco Paolo Amenta - vorremmo dedicare un luogo speciale. Un museo che potrebbe affiancarsi a quello di Palazzolo Acreide». L'idea del sindaco di Canicattini riapre anche il dibattito culturale sul comprensorio degli Iblei che attende ancora una sua valorizzazione. «Una promozione dell'area intesa nella sua interezza - dice Amenta -, dunque la valorizzazione degli iblei, ma senza confini geografici. D'altronde, Pantalica non è solo Sortino o Ferla ma rappresenta l'intero comprensorio. Ed è questo il concetto che dovrebbe essere a fondamento dell'idea di rete museale che vede 5 musei attorno al sito Unesco della Necropoli rupestre e tutti i territori comunali a corredo. Una promozione vera di un comprensorio che custodisce bellezze variegate: dall'arte alla natura, alle tradizioni, all'enogastronomia». Un progetto che fino ad oggi non si è riusciti a concretizzare e non solo per questioni campanilistiche che, nonostante le buone intenzioni, vedono l'uno contro l'altro - immotivatamente - alcuni paesi della zona montana. Manca ancora quella strategia capace di trasformare le buone idee in atti concreti: a partire dalle cose più semplici e più necessarie come i servizi, i collegamenti. «Abbiamo partecipato all'ennesimo incontro che si svolto nei locali dell'ex Provincia, oggi Libero consorzio dei Comuni - dice Amenta - relativo ai finanziamenti per i distretti turistici. Ebbene, ci siamo resi conto che sono a rischio i finanziamenti per il distretto territoriale che erano già pronti ad arrivare per contribuire alla promozione del territorio attraverso una politica infrastrutturale finora carente. L'idea era quella di promuovere pacchetti aerei e poi, nel comprensorio ibleo, collegamenti con navette e bus turistici. Nulla però è stato fatto e oggi i fondi sono in pericolo a causa della lentezza burocratica. Vorremmo invertire la rotta ma è chiaro che per farlo serve una politica sinergica, vera, che oggi manca. Una strategia nuova che sappia sopperire alla politica che non c'è». Isabella Di Bartolo
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