Il Bellomo, il museo di Noto, la Casa Uccello di Palazzolo, il museo di Pantalica
Dopo il riassetto organizzativo voluto dalla Regione, parte dal Bellomo l’iniziativa per inserire in un unico circuito quattro strutture e scoprire terre e tradizioni uniche
Non solo museo Bellomo. Secondo il riassetto organizzativo voluto dalla Regione, la gestione della galleria di palazzo Bellomo farà rima con quella del museo del barocco di Noto, della casa Uccello di Palazzolo e del museo di Pantalica. Queste le mansioni del servizio curato dall’ex soprintendente Mariella Muti. Già avviate le novità che riguarderanno il museo di via Capodieci, in Ortigia: una nuova sala per esporre alcuni tra i tesori d’’arte nascosti nei depositi del museo. «Abbiamo partecipato ai bandi per la disponibilità di due spazi espositivi - spiega Mariella Muti - necessari per aprire i magazzini del museo, o creare mostre temporanee, e per la sistemazione del nostro personale. Speriamo di ottenere i locali di proprietà della Regione che si trovano in città». Il Bellomo, dunque, si amplia. E in questo stesso contesto si inserisce anche il progetto di valorizzare dell’area circostante allo storico palazzo di via Capodieci, a cui la direzione museale sta lavorando con l’assessorato a Ortigia. Il servizio Galleria interdisciplinare comprende anche il museo etnografico Uccello, già protagonista di una prima iniziativa in occasione delle «Giornate europee del Patrimonio», e quello del barocco che sta nascendo a Noto. «In questo caso - prosegue l’architetto Muti - abbiamo già uno spazio di grande rilievo che è l’ex caserma Cassonello, inaugurata di recente. Qui sarà allestito un museo che racconterà la storia del barocco in provincia». Non solo un’esposizione di pezzi d’arte, ma una sorta di viaggio nella rinascita che segnò Siracusa, Noto e le altre città colpite dal terremoto del 1693. Un altro museo sorgerà a Pantalica, sito insignito del riconoscimento Unesco per la sua Necropoli. Lo spazio espositivo dovrebbe essere allestito nell’ex masseria Serramenzana, gestita dal Comune e dal Gal, dove verrà raccontata la storia del territorio montano. «Il Gal - aggiunge Mariella Muti - ci ha prospettato anche l’uso della stazione di Cassaro come luogo di mostre ed eventi. L’idea è quella di creare una sorta di museo del Territorio, che coinvolga i piccoli Comuni montani e ne racconti le loro storie, paesaggi e bellezze». Si darebbe così vita a un nuovo turismo, oggi nascosto, che regalerebbe ai visitatori la possibilità di scoprire terre e tradizioni uniche. I.D.B.
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