Il sindaco Scibetta contesta la decisione della Regione di accorpare il museo al Bellomo «È in atto una decentralizzazione di Palazzolo, baricentro ibleo: lo si avverte dal tentativi di assorbimento della Casa museo da parte del museo di palazzo Bellomo, di Siracusa». Stavolta il parere del sindaco coincide con l’analisi abbozzata qualche giorno fa dall’ex direttore di Casa museo, Gaetano Pennino. E la decisione del dipartimento regionale ai Beni culturali, diretto da Gesualdo Campo, di «unire» le due strutture museali non piace ai vertici del Comune ibleo. Il ruolo-Unesco, infatti, così é svilito dalla Regione e il sindaco Carlo Scibetta rilancia: «Ormai ho compreso – afferma – da diverse fonti che c’è un vero e proprio declassamento: lo si avverte proprio da quanto sta accadendo in Casa museo. Se confermata questa tendenza, cercheremo con ogni mezzo di far capire che il perno sul quale far leva é proprio Casa museo». Altre ipotesi sono da scartare: «Se da Palermo vogliono spostare il baricentro verso Palazzo Bellomo e’ illogico». Irrazionale accostare etnoantropopogia con musei classici. «Non hanno alcunché da condividere sia per quello che espongono, sia per i target turistici». Palazzolo riproverà a convincere Palermo che l’Unione museale iblea e’ l’unica cosa sensata da fare. «L’aspetto etnoantropologico é iconico: ipotizzare qualcosa di diverso é spiazzante; nella economia gestionale, poi, non vedo quale sia il filo conduttore che possa portare risparmi effettivi». Insomma, una riduzione del potere gestionale a partire da Casa Uccello é una perdita calcolata. «Se il negativo dovesse avverarsi – affonda – non potremo ammirare giornalmente le collezioni, che finora, grazie anche all’apporto del direttore Pennino, é stato possibile fare. Poi vorremmo capire, visto che la riorganizzazione del materiale nella nuova ala, a palazzo Ferla, e’ in divenire, per quale ragione si era iniziato questo interessante percorso». L’altra ala di palazzo Ferla viene «chiaramente messa in discussione: Pennino, invece, aveva perfettamente intuito che una meno compressa distribuzione delle opere avrebbe ulteriormente rivitalizzato il sito, con benefiche ricadute sul territorio». Palazzo Ferla, praticamente unito a Casa museo ha pure un piano superiore da poter sfruttare ed era stato messo a disposizione dai proprietari, disposti anche a cedere altre sale. «Un ridimensionamento di queste prospettive – dice – e’ inopportuno dopo quanto realizzato finora». Un patrimonio di saggezza popolare, saper fare artistico, collezionismo, che rischia di cadere nell’oblio per colpa di tagli indiscriminati alla cultura. R.R.
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