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mercoledì 3 luglio 2024


Home PageLa terra dei musei dimenticati

Il dossier di Legambiente sul patrimonio museale denuncia 6 emergenze nel Siracusano
Musei fantasma. Fruizione a singhiozzo e ritardi infiniti per sei strutture museali del Siracusano. Ad accendere i riflettori sulla gestione inadeguata del patrimonio culturale è Legambiente Sicilia che ha stilato l’annuale dossier «Salvailmuseo» denunciando le situazioni negative di ogni provincia dell’Isola. La mappa «nera» di Siracusa segnala il mancato recupero della Tonnara di Santa Panagia; il perdurare della chiusura del «Paolo Orsi»; l’assenza di attuazione per i musei di Noto Antica e Noto barocca; l’abbandono della struttura museale di Avola e il disinteresse per l’ecomuseo degli Iblei. Sei gioielli dimenticati, lasciati alla noncuranza di una gestione che continua a fare acqua da tutte le parti in un territorio che, più di ogni altro in Sicilia, è denso di siti Unesco. Di tutto questo si discuterà domani alle 17 nel salone delle feste di palazzo Nicolaci, a Noto. «Un’analisi dettagliata sullo stato dei musei – spiega Vincenzo Belfiore, responsabile del dipartimento Beni culturali di Legambiente Sicilia – e concrete proposte di rilancio rivolte alle civiche amministrazioni, ai funzionari e ai direttori dei musei siciliani, questi ultimi considerati una risorsa su cui è necessario investire». Ricco il parterre degli invitati all’incontro che si svolgerà nella cornice del Giardino di pietra, tra cui addetti ai lavori e politici, che dovranno parlare del dossier emergenze e ritardi nel sistema museale siracusano e per il quale si spera non sia la consueta passerella, ma possa divenire una seria occasione di riflessione per la rinascita di un settore a cui Siracusa, e la sua provincia, sono naturalmente votate. Tra gli ospiti del convegno anche Gianfranco Zanna, responsabile Beni culturali Legambiente Sicilia, che ha presentato il dossier nei giorni scorsi al nuovo direttore generale del dipartimento della Regione Sicilia, Gesualdo Campo. Veniamo alle emergenze aretusee. Legambiente denuncia la perdita dei finanziamenti stanziati dal Por Sicilia 2000-06 per la nascita del museo Paleontologico in luogo della Tonnara di Santa Panagia. Il sito oggi abbandonato avrebbe potuto ospitare le ossa di elefanti, ippopotami rinvenuti nella Necropoli del Fusco e ricordare il suo glorioso passato legato al nome dei nobili Bonanno, Landolina e Gargallo quando l’edificio era famoso per la pesca del tonno. Le somme che la Regione aveva stanziato per il nuovo museo sono state richieste troppo tardi. L’altro luogo d’arte segnalato da Legambiente è il «Paolo Orsi»: dal 2006 protagonista di lavori di restauro che si protraggono senza giungere a conclusione, nonostante svariati proclami diinaugurazioni alle porte. Ancora, il dossier svela due musei solo sulla carta: quello di Noto antica e Noto barocca. Il primo nato sulle ceneri del Civico netino che raccoglieva resti di grandi edifici distrutti dal sisma del 1693 e oggi lasciato a se stesso, senza l’ampliamento e la valorizzazione necessaria. L’altro è una scoperta: la legge regionale n.17 del 1991 decreta la nascita del «Museo regionale del barocco» a cui, però, non è mai stato dato seguito. E il rischio è che la struttura possa passare a Modica o Caltagirone, anch’esse patrimonio Unesco come Noto ma più attive e determinate nella promozione e gestione dei flussi turistici. L’altro museo «fantasma» è quello della città esagonale di Avola stabilito dal Comune nel 1970 con sede nel palazzo neoclassico prospiciente «le quattro piazze». Nulla di fatti sino ad oggi. E del museo mai nato resta una lapide in marmo. L’altro luogo museale dimenticato è l’Ecomuseo degli Iblei: l’unico della Sicilia che si snoda tra le viuzze di Buscemi, a ragione definito «paese-museo». Avviata la collaborazione con altre strutture affini quali la Casa-museo di Antonino Uccello di Palazzolo Acreide, nessuna istituzione ha sostenuto la crescita di questa suggestiva realtà culturale che racconta la storia del popolo siracusano, le sue radici. Perdute come i musei. ISABELLA DI BARTOLO


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04febbraio2010

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