Una mattina di qualche mese fa, mentre facevo tutto di fretta prima di andare in ufficio, mi è capitato di ascoltare alla radio il risultato di un sondaggio: era stato chiesto agli ascoltatori quale fosse il loro profumo preferito. La cosa che più mi ha colpita è stata che, a parte le risposte scontate (profumi cosmetici, essenze, etc), la maggioranza degli intervistati aveva risposto “l’odore del pane”. Allora mi sono fermata un attimo e mi sono tornati in mente dei ricordi della mia infanzia legati al profumo del cibo, ormai quasi del tutto scomparso dai nostri alimenti industriali, superigienici, destagionalizzati e pressoché “asettici”, anche sotto il profilo emotivo. La cosa più sorprendente è stata che quei ricordi hanno rievocato anche i racconti, seppelliti nella mia memoria, della mia bisnonna, che mi parlava di un mondo in cui si semina e si aspetta il raccolto, in cui “pane e cipolla” o “pane ed olive” sono il migliore dei pasti. Mi è nato allora il desiderio di riscoprire qualcosa di più di questo mondo, dai ritmi più lenti, molto più dipendente dai capricci della natura (mentre non è proprio questa, oggi, la condizione dei pomodorini di Pachino, delle fragole o dei peperoni allevati in serra!) e soprattutto in cui al cibo si coniugavano tante suggestioni legate alla “casa”, alla famiglia ed anche al sentire religioso. Guardandomi intorno mi sono accorta che questo mio interesse non era isolato, anzi in questi ultimi anni è stato un vero e proprio fiorire di iniziative volte a riscoprire le tradizioni di un passato, non ancora del tutto perduto, in cui c’era una maggiore attenzione per le piccole cose quotidiane. Ho cominciato la mia ricerca andando a visitare un museo abbastanza vicino, di cui avevo spesso sentito parlare, ma in cui non ero mai stata perché non mi sembrava poi così attraente (eppure io appartengo alla “specie” capace di partire per una capitale europea con lo scopo specifico di visitare una mostra d’arte!): la casa museo di Antonino Uccello, presso il settecentesco Palazzo Ferla-Bonelli di Palazzolo Acreide. Si tratta di un museo etno-antropologico molto particolare, nato dalla passione per la cultura popolare siciliana dello studioso e poeta Antonino Uccello.

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