PALAZZOLO. Compie il primo anniversario «Via Francesco Lombardo». E anche il contemporaneo annullo postale dedicato a Don Ciccio Pastasciutta. Ne è felice il figlio Francesco, che ha dedicato gran parte della sua esistenza per immortalare la memoria del più celebre giocattolaio della cartapesta: adesso fa stampare a proprie spese un supporto digitale con le scene di quella giornata alla Villa comunale. Delle peculiarità del «maestro» si era già accorto Antonino Uccello. Ancora oggi i suoi lignei cavallucci a dondolo adornano le teche dell’ala principale della Casa museo. Un po’ bruniti dal tempo, conservano intatto il saper fare autentico, quello che viene fuori, da una sola mano. L’altra l’aveva perduta in America, nel tentativo di adoperare dell’esplosivo per lavoro. Lui era tornato indietro dai parenti, dopo mesi di degenza in ospedale. Si era interrotta bruscamente la «via lastricata d’oro» dell’America. Chiunque avrebbe potuto gettare la spugna nel match della vita. «Lui non lo ha mai fatto» dice il figlio Francesco. E’ questo l’esempio che voleva fosse trasmesso alle generazioni future. Don Ciccio non sapeva che, al ritorno in patria, dalla fattura delle cose più umili sarebbe scaturita la sua notorietà. Alla fine il ritratto che affiora non è più una sbiadita fotografia in grigio ma una multicromatica rappresentazione della realtà, una cronaca puntuale degli eventi della Palazzolo d’antan. E non solo. Rimane, solida, l’immagine di un artista che sugella la propria capacità scolpendo una delle più belle figure marmoree del cimitero, l’Angelo di San Michele, che ancora svetta sporgendosi in posa dinamica. Ma forse, se fosse ancora vivo, il maestro avrebbe continuato a preferire i giocattoli, le maschere, le mongolfiere e i palloni di carta velina per far contenti i più piccoli nel giorno dei defunti.

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