ATENEONLINE Dare voce alla società degli umili era l'obiettivo dello studioso siciliano Antonino Uccello, antropologo e rivoluzionario Un rivoluzionario che lottava contro il potere delle elitè e contro il consumismo della modernità, che divora incurante le tracce del passato. Un seminario per gli studenti di Beni demoetnoantropologici ha illustrato i meriti dello studioso siciliano che "era putenti pirchì nun aviva nenti" Il recupero delle nostre tradizioni popolari. La volontà di conservazione della civiltà contadina, che in Sicilia sta scomparendo. Questi ed altri gli obiettivi del grande etnoantropologo Antonino Uccello. La sua figura è stata delineata nel seminario, tenuto da Gaetano Pennino, alla Facoltà di Lettere e Filosofia, il 19 maggio scorso. L'incontro, organizato dai professori Giurati e Garofalo, si è avvalso del contributo di Pennino, funzionario dirigente dell'Assessorato ai Beni Culturali della Regione. Lo studioso si occupa di ricerca antropologica e di catalogazione dei beni demoetnoantropologici. Gaetano Pennino è affascinato dalla figura di Antonino Uccello proprio perchè dirige la casa-museo di Palazzolo Acreide, fondata dall'antropologo siciliano nel 1971. Chi era Antonino Uccello? Letterato, poeta, studioso di tradizioni popolari. Il museo non è altro che l'abitazione privata del maestro, un'ala del Palazzo Ferla, che acquistò nel 1960, con il preciso intento di collezionare al suo interno tutti gli oggetti-testimonianze di un passato neanche tanto lontano, ma bistrattato dalla voglia di modernizzazione. Il desiderio di recuperare materiale che si andava perdendo, lo portava a cercare oggetti-testimonianze di un mondo in declino, persino nelle discariche, dove la gente del suo paese gettava oggetti preziosi per la memoria culturale, dei quali voleva disfarsi perchè legati al ricordo della miseria. Per Antonino Uccello non si trattava solo di oggetti dal valore etnico, ma anche di messaggi poetici. Egli sapeva leggere la cultura contadina, attraverso questi oggetti. La cosa non è da poco, sottolinea Gaetano Pennino, perchè nell'epoca di globalizzazione in cui viviamo è importante che l'identità locale vada conosciuta e difesa. L'opera dell'antropologo ha dato voce ad una società di umili, emigranti e braccianti. Egli fu innanzitutto un rivoluzionario che lottava contra le elitè e contro il consumismo della modernità. Antonino Uccello amava ripetere - "Dui su i putenti: cu avi assai e cu nun avi nenti, io sono potente perchè non ho niente e quindi posso fare ciò che voglio". La raccolta e catalogazione di beni, portata avanti dallo studioso non si ferma a Palazzolo Acreide, ma, nonostante i difficili collegamenti dell'epoca, egli gira tutta la Sicilia, per ascoltare i cunta, i racconti dei contadini. Inestimabile il suo contributo all'etnomusicologia siciliana, alla cui nascita diede un grande impulso. Incaricato dalla prestigiosa Accademia di Santa Cecilia, condusse ricerche sulle musiche popolari di tutte le provincie dell'Isola. Tra il 1959 ed il 1962 raccolse ben 950 documenti sonori. Considerando il fatto che all'epoca le rilevazioni sul campo non erano affatto frequenti, egli fu un pioniere. Il suo lavoro sfociò anche in alcune pubblicazioni, come quella del 1974 per la Fonit Cetra, che pubblicava in quel periodo la collana Folk Studio, dedicata ai reperti etnomusicologici. Antonino Uccello pubblicò una serie di antologie che comprendevano canti di lavoro, da ballo, musiche per le festività di Natale e Pasqua. Il suo più grande merito rimane, comunque, quello di aver fondato l'originale casa-museo che nel corso del seminario è stata presentata grazie alla proiezione di un documentario di Vittorio de Seta. Nel museo, Antonino Uccello ricrea diversi ambienti, tipici delle abitazioni contadine. Stalla, frantoio, cucina, camera da letto, casa del massaro, sono alcune delle stanze ricreate con meticolosa cura. Gli oggetti, infatti, sono disposti in maniera simbolica e c'è proprio di tutto: teatro dei pupi, giocattoli, carretti, pitture su vetro, presepi, ceramiche. In alcune occasioni particolari, all'interno della casa si svolgevano delle rappresentazioni di scene di vita del tempo passato. Antonino Uccello metteva dentro la casa persone che sapevano svolgere mestieri antichi, per animare il ricordo di queste attività. Così, per le feste padronali, c'era chi preparava dolci tradizionali, chi filava e chi tesseva. Lo studioso era anche affascinato dalle festività legate alle feste padronali. Gli amici ricordano che Antonino Uccello, fermamente laico e comunista, non poteva fare a meno di commuoversi di fronte alla religiosità popolare. Amava la festa di San Paolo, il protettore dei contadini, in cui onore le donne andavano scalze e gli uomini si accalcavano sotto la statua del santo per portarlo in spalla. Dopo la morte dell'etnoantropologo, nel 1979, la sua creazione, la casa-museo, ha continuato a vivere e nel 1983 è stata acquisita dalla Regione, diventando museo pubblico. Chi si trova a visitare la provincia di Siracusa, ricca di attrazioni naturalistiche e culturali, non dimentichi di visitare Palazzolo Acreide, per la bellezza delle strutture greche, come il teatro, per la ricchezza del barocco, ma anche per il grande valore di testimonianza delle nostre origini che ha il museo etnoantropologico, intitolato ad Antonino Uccello. Iriza Alma Orofino
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