Notazioni
storiche
Nella prima metà del I sec. a. C. nello specchio d’acqua
antistante Cala Minnola, sul versante orientale dell’isola
di Levanzo, si consumò una tragedia del mare con l’affondamento
di una nave oneraria romana con un carico di anfore vinarie
di tipo Dressel 1b. E’ interessante ricordare che la zona
del relitto si trova a poche decine di metri da Punta Altarella
dove si trovano le tracce di un pregevole stabilimento per la
lavorazione del garum di epoca ellenistico-romana che quindi
avvalora l’ipotesi che la nave potesse avere contatti
con lo stabilimento stesso. Il relitto giace tra –27 m
e -30 m di profondità. Lo stesso era noto da lungo tempo
ed era stato sottoposto a frequenti saccheggi. Con le ricerche
effettuate nella primavera-estate del 2005 ciò che resta
è stato interamente messo in luce. Si tratta dei resti
del carico di anfore (una cinquantina) e di frammenti di vasellame
(ceramica d’uso di bordo) a vernice nera. Dello scafo
si è solo indiziata la presenza attraverso pochi frammenti
lignei e fistule in piombo (tubi di sentina). Le anfore, rivestite
internamente di pece, erano adibite al trasporto del vino; tuttavia
non è improbabile pensare che le stesse anfore giunte
sull’isola cariche di vino potessero essere poi riutilizzate
per contenere il garum prodotto nello stabilimento di Punta
Altarella.
Nel corso degli scavi subacquei si è avuta la ventura
di rinvenire un’anfora recante sulla spalla un bollo nella
cui parte leggibile compare il termine PAPIA. Pur non avendone
la certezza appare altamente probabile che tale bollo riporti
il nome di una influente famiglia romana di produttori agricoli
che viveva nella Campania settentrionale, al confine con il
Lazio, e che esportava vino nel Mediterraneo. In particolare
è probabile che il bollo sia pertinente un’esponente
femminile di tale famiglia: Papia Tertia, vissuta proprio intorno
alla metà del I sec.a.C.
Sembrerebbe strano pensare ad un commercio di vino campano verso
il Sud laddove la produzione vitivinicola era già attestata.
Peraltro a Levanzo è indiziata, attraverso indagini archeologiche
di superficie, la presenza di un insediamento della medesima
epoca le cui caratteristiche sembrano fortemente indirizzate
verso le attività agricole. Ma tale fenomeno inerente
il commercio di vino verso zone dove la produzione vinicola
era presente è frequente nell’antichità
romana poiché rispondeva a logiche economiche basate
sul pregio e la qualità dei prodotti, nonché sulle
mode e, quindi, sulla sua richiesta da parte di esigenti consumatori.
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Sistema
di video controllo
Le anfore del relitto di
Cala Minnola rimarranno sul fondo del mare nella loro originale
giacitura. Al fine di evitare depredazioni, ed al contempo permettere
al pubblico di ammirarne le caratteristiche direttamente, da luglio
2006 è attivo un sistema di telecontrollo basato su quattro
telecamere subacquee posizionate intorno al sito e una telecamera
esterna situata nei pressi della cala. Da queste telecamere le
immagini dei fondali con i resti del carico anforaceo giungono
a terra via cavo e da qui, via etere, a Favignana presso la Tonnara.
Il sistema di videocontrollo offre una valida alternativa turistica
permettendo anche a chi non si immerge di vedere in diretta il
relitto su un grande schermo, comodamente seduto in un museo.
Si tratta del primo vero esempio di visita virtuale di un relitto
nella sua giacitura originaria. Le sue eccezionali caratteristiche,
lo stato di conservazione eccellente e la sua grandezza ne fanno
certamente un unicum sul piano archeologico e naturalistico, con
la straordinaria possibilità di ammirare la biocenosi tipica
del Mediterraneo. L’intervento ha inoltre un grosso carattere
innovativo sul piano delle metodologie d’intervento, di
gestione e di conservazione, e per le tecnologie d’avanguardia
impiegate. Novità assoluta è infine, a breve, la
possibilità di godere delle immagini in diretta su internet,
consentendo a chiunque abbia la possibilità di accedere
al web la fruizione delle immagini in tempo reale.
Il sistema di video controllo
è realizzato mediante telecamere digitali ad alta risoluzione
scafandrate in custodie subacquee ancorate al fondo e connesse
a cavi di alimentazione e di trasmissione dati. I cavi a fibra
ottica sono direttamente collegati ad un impianto di trasmissione
dati posto su un traliccio di altezza di m 6.50. Il collegamento
tra il traliccio e le telecamere installate direttamente nel sito
subacqueo è realizzato tramite un cavidotto interrato lungo
l’esistente trazzera di collegamento tra Cala Minnola e
il paese di Levanzo. Il cavidotto sottomarino di collegamento
tra la costa e il sito, è realizzato mediante adagiamento
sul fondo, protetto da guaina realizzata con tubo corrugato in
polietilene e idonea copertura realizzata con materiali che favoriscono
la formazione della flora, per una buona mimetizzazione della
stessa. La trasmissione dei segnali video avviene via etere mediante
le parabole poste sul traliccio di Levanzo (trasmettitore) e l’isola
di Favignana (ricevitore) tramite antenna parabolica posta presso
la Tonnara, dove è stata allestita una sala per
la ricezione e l’elaborazione dei dati e dei segnali video. Con tale sistema è possibile effettuare il telecontrollo
su monitor, con l’ausilio di personale addetto, mentre la
tutela e musealizzazione è garantita dalla visione diretta
delle immagini su schermi al plasma. Inoltre, mediante un server
appositamente dedicato, il segnale viene trasmesso sul web. |
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