Il nome della nave da carico russa che il 28 dicembre 1908, a seguito del terremoto, affondò nel porto di Messina sbalzata fuori dal bacino di carenaggio per effetto della violenza dell’acqua, era scritto a caratteri cubitali sulla fiancata dello scafo. La denominazione era PRODUGOL’. Com’è noto, la PRODUGOL’ era una nave a vapore in ferro di costruzione inglese (cantiere Sir Raylton Dixon & Co. Ltd., Middlesbrough) varata il 27 marzo 1890 con il nome RUSKIN per la A. Holland & Co. di Londra e venduta ai russi F. C. Svorono & E. di Pollone, nello stesso 1908. Il piroscafo, i cui acquirenti avevano sede a Mariupol’ – città portuale sul mar di Azov, nell’attuale Ucraina – prese il nome del sindacato russo delle grandi imprese carbonifere del bacino del Donets, il «Produgol’» per l’appunto (abbreviazione che stava per Società Russa per gli Scambi di Combustibile Minerale del Bacino del Donets), fondato nei primi anni del Millenovecento. Il sindacato «Produgol’» era un’associazione di capitalisti molto potente, che forniva il 60 per cento di tutto il carbone del Donets, regione storica, economica e culturale allora appartenente all'Unione Sovietica, attualmente territorio ucraino. Dopo la diffusione della macchina a vapore, l’estrazione di carbone fossile era divenuta di essenziale importanza e la coltivazione sistematica delle miniere di carbon fossile aveva creato un ingente sviluppo industriale delle regioni carbonifere. Il nome PRODUGOL’ passò in seguito al mercantile che fu acquistato in sostituzione di quello perso a Messina. Si trattava della ex BEEFORTH, che F. C. Svorono & E. di Pollone comprarono dalla Newton, Appleton & Co, Hull (poi usata come Trasporto n. 54 dalla Marina Russa durante la prima guerra mondiale). Le foto qui presentate sono scatti realizzati nel porto di San Pietroburgo, nell’Agosto del 1908, alla nave che rimarrà sommersa dal maremoto della città dello Stretto. Ci sono state gentilmente fornite da Andrey Goncharov, ufficiale di marina mercantile ucraino e studioso del settore. Si tratta di immagini d’eccezione poiché oltre a documentare un piroscafo che rimase in vita, col nome PRODUGOL’, solo per qualche mese, sono opera del celebre fotografo russo Karl Ostwald Bulla (o Karl Karlovich Bulla), vissuto a cavallo del ‘900 e da molti considerato come il padre della fotografia, in Russia. Le immagini fanno parte della documentazione storica in nostro possesso, reperita nell’ambito della raccolta di dati sui relitti di età moderna e contemporanea delle acque della Sicilia che il Servizio Beni Storico-artistici e Demo Antropologici, Unità Operativa III, di questa Soprintendenza del Mare, conduce da alcuni anni in collaborazione con l’Unità Operativa V - Sistema Informativo Territoriale (S.I.T.). Compongono la documentazione anche i disegni e gli atti acquisiti dal National Maritime Museum di Greenwich sulla nave alle origini, la “Steel Screw Steamer” RUSKIN, inviati ai Lloyd's Register per l’approvazione al tempo della costruzione [First entry Lloyd’s Survey Report for the Ruskin (1890) built by Sir Raylton Dixon & Co at Middlesbrough (Yard No 314), numbered MBO 79; Midship Section Yard Nos 313 and 314 (blueprint) 1:24 scale; Longitudinal Section Yard Nos 313 and 314 (blueprint) 1:96 scale; T. Richardson & Sons 2 Boilers No 911 for Yard No 314 1:12 scale], qui non visualizzabili a ragione del copyright del Museo. Si ringraziano l’Istituto Idrografico della Marina di Genova, con cui ricorre una fattiva e continua collaborazione per i dati cartografici e identificativi, nonché Pietro Faggioli e Achille Rastelli, insieme ad Andrey Goncharov, per le preziose consulenze storiche. |
Immersioni di ricerca del relitto del Produgal sono state effettuate dal 22 al 26 gennaio 2010 dai subacquei della cooperativa Ecosfera, insieme ai tecnici della Soprintendenza del Mare ed ai sommozzatori della Marina Militare appartenenti al Nucleo SDAI di Augusta. Nel corso della campagna di immersioni sono state eseguite le misurazioni del relitto e la documentazione video fotografica, evidenziando elementi che hanno permesso l’identificazione della nave a vapore, a 65 metri di profondità. Il relitto, ritrovato dopo oltre cento anni, si presenta integro per la maggior parte delle sue strutture, ed è insabbiato di circa 3 metri, per tutta la sua lunghezza. La prua corrisponde nelle sue forme a quanto indicato nei disegni costruttivi mentre assenti sono ancore e le relative catene dagli occhi di cubia, mentre l’argano salpa ancore non è più nella sua posizione originaria. Elementi dell’alberatura prodiera giacciono nei pressi del secondo boccaporto della stiva di prua ed il carruggetto di dritta, che alloggiava il relativo fanale di via, è distrutto, mentre quello di sinistra è integro. L’accesso alla stiva prodiera, vuota, è facile attraverso due ampi boccaporti. Nel Ponte di comando sono ancora visibili nella timoneria i resti del timone ed in sala macchina la macchina a vapore, a triplice espansione con le sottostanti caldaie. Ottimamente conservata la cucina con vari utensili. |