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L'Enigma del Polluce

Grazie ad un’indagine dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Firenze, Scotland Yard consegnava quanto era stato da loro sequestrato presso la casa d’aste londinese Dix Noonan Webb. Il materiale era stato prelevato illegalmente nel 2000 da un relitto che giace a tre miglia dall’Isola d’Elba (Porto Azzurro). Tale saccheggio era avvenuto grazie all’uso di una benna che aveva parzialmente distrutto il relitto. Artefici erano un gruppo di Inglesi che avevano richiesto ufficialmente l’autorizzazione per il recupero di alluminio nel relitto del Glenlogan affondato a Stromboli da U-boot tedesco. In realtà la nave oggetto delle attenzioni era il Polluce, depositario di un tesoro di grande entità, valutabile in molti milioni di dollari. Già a metà dal 1800 diversi erano stati i tentativi di identificare relitto e, soprattutto, tesoro. Ma è stato in seguito ai risultati delle indagini che si decise di provvedere allo scavo sistematico del relitto da parte della Soprintendenza archeologica della Toscana con la direzione di Pamela Gambogi e l’assistenza della Historical Diving Society. Lo scavo è stato eseguito in maniera esemplare malgrado la difficoltà dovuta alla profondità di oltre m 100. Un gruppo di subacquei ha lavorato in saturazione per settimane vivendo in camera iperbarica all’interno di un’organizzazione di cantiere complessa. Oltre a riportare alla luce migliaia di oggetti preziosi tra cui monete e gioielli di varia natura, la ricerca riaccese i riflettori su un caso di naufragio mai risolto. Il Polluce, infatti, colò a picco la notte del 17 giugno 1841, dopo essere stati abbordata dal vapore napoletano Mongibello. A tutt’oggi non è chiaro se si fosse trattato di un incidente o di un abbordaggio intenzionale. Se si persegue l’ipotesi dolosa è evidente che la presenza del prezioso carico dovette essere la causa dell’affondamento del Polluce sia che si trattasse di oggetti destinati ad alimentare i moti rivoluzionari risorgimentali, sia in fuga da Napoli per volere della corona borbonica. E’ certo che rimane il dubbio su chi era il destinatario di tali ricchezze. Dall’altro lato non si comprende come alcuni passeggeri avessero con sé notevoli somme di denaro. L’armatore, Raffaele Rubattino, a due mesi dal naufragio della sua nave tenta di recuperare il relitto senza esito. Nel 1844, il tribunale di Livorno gli diede ragione contro i Vapori Napoletani, grazie alla perizia dell’avvocato Domenico Guerrazzi, uno dei più agguerriti liberali toscani. Tuttavia Rubattino non fu mai risarcito, né la sua compagnia di navigazione risarcì i passeggeri che scomparvero nel nulla. Il 22 gennaio di quest’anno la Soprintendenza del Mare ha organizzato una conferenza sul Polluce proiettando l’eccellente documentario di Pippo Cappellano ed invitando a discutere del naufragio e del periodo storico connesso Francesco Vergara, Direttore della Biblioteca Regionale A. Bombace di Palermo, lo storico Pasquale Hamel e l’imprenditore Umberto Brucato. La conferenza ed il dibattito, organizzati in collaborazione con PAM (Prima Archeologia del Mediterraneo) presso l’Arsenale della Marina Regia di Palermo, si inquadra in una serie di attività divulgative che la Soprintendenza del Mare ha intrapreso per rilanciare il pregevole monumento aprendolo al pubblico in attesa della realizzazione del Museo del Mare.



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