“Mi trovavo sul ferry-boat che collega Messina e Reggio. Erano le 5 e 20 del mattino. All'improvviso risuonò un forte boato, il livello del mare si abbassò, l'acqua si ritirò, tanto che il vascello toccò il fondo, dopodiché fu sollevato in alto a più di otto metri sopra il livello normale. Vidi dal ferry-boat come l'acqua irrompeva e allagava la stazione, i magazzini, il forte della Cittadella, dove si trovava la brigata d'artiglieria, nella quale, come seppi dopo, morirono quasi tutti i soldati che vi si trovavano. Sulla città si sollevò una densa nebbia, come non si era mai vista, impenetrabile anche alle luci dei riflettori. Appena albeggiò corsi a riva, ma riuscii a muovermi con grande difficoltà: dappertutto vi erano macerie. Non incontrai quasi nessuno. Cercai, con alcuni soldati-artiglieri sopravvissuti che mi erano venuti incontro quasi nudi, scalzi e tremanti per il freddo, di darmi da fare per dar soccorso sotto le macerie, ma ci riuscì di tirar fuori solo due uomini, in quanto intorno a noi crollava ogni cosa, e la polvere dei calcinacci e il fumo degli incendi impediva di respirare”. Questo un brano del racconto del farmacista Fulco, rimasto famoso e tante volte ripreso nelle ricostruzioni della tragedia di quel mattino del 28 dicembre 1908, nello Stretto di Messina. Come evidenziato dal quotidiano di Roma LA RAGIONE del 31.12.1908, che pubblicò il primo articolo sulla notizia del terremoto, dalla narrazione dello scampato farmacista Fulco risulta il ruolo preminente dei marinai della squadra russa sbarcati a Messina, arrecando soccorsi, dando pane e altri viveri. Il ricordo dell’immediato aiuto portato dalla Flotta del Baltico, di stanza in quel periodo ad Augusta per delle esercitazioni nel Mediterraneo, è ancora oggi particolarmente sentito nella città dello Stretto. L’ammiraglio Livitinov decise di convergere su Messina senza attendere speciali autorizzazioni da parte dei comandi supremi russi e fu determinante soprattutto nelle prime ore, quando gli aiuti istituzionali ancora tardavano, poiché consentì di dare soccorso alla popolazione e a numerosi feriti, trasferiti poi a Napoli. Pubblichiamo qui delle immagini delle navi russe che giunsero a Messina in quell’occasione. Sono le due corazzate SLAVA e TSESAREVICH e i due incrociatori BOGATYR e AMMIRAGLIO MAKAROV. Si riferiscono agli anni a cavallo del 1908. Di particolare interesse sono due scatti della corazzata SLAVA presi in Italia. Dallo sfondo (il caratteristico skyline della collina del Vomero con il Castel Sant'Elmo in sommità) e dai dettagli (suonatori su delle barche e striscioni di benvenuto), riteniamo possa trattarsi del porto di Napoli all’arrivo delle navi russe da Messina, cariche di superstiti diretti ai centri di raccolta della città partenopea. Le foto, per lo più inedite, provengono prevalentemente dalla collezione di Vitaliy Kostrichenko (Sevastopol), che ne ha gentilmente concesso la pubblicazione, su cortese interessamento di Andrey Goncharov, ufficiale di marina mercantile ucraino e studioso del settore. |