Missione in Kenya - 15/21 Marzo 2016 |
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La missione è stata richiesta dall’Ambasciata d’Italia in Kenya per il tramite dell’Istituto Italiano di Cultura di Nairobi. L’idea della missione scaturisce da una serie di contatti avuti dalla Direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Nairobi Francesca Chiesa con esponenti del Ministero della Cultura e del National Museum of Kenya nei quali era emersa la richiesta di avere da parte italiana un aiuto nel settore della ricerca, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale sommerso della fascia costiera del Kenya soprattutto nelle aree di Lamu, Ngomeini, Malindi e Mombasa. In Kenya l’archeologia subacquea esiste grazie all’attività di un bravo archeologo subacqueo inquadrato nei ruoli del National Museum of Kenya – Caesar Bita - che, da solo, ha iniziato ad esplorare i fondali ed ha collaborato con una missione cinese nello scavo del galeone spagnolo di Ngomeina; lo stesso Bita ha all’attivo una serie di interessanti pubblicazioni sull’argomento in questione. L’unico altro intervento nel settore era stato lo scavo della fregata portoghese Sant’Antonio de Tanna naufragata nel 1696 davanti al Fort Jeusus di Mombasa, scavata dagli Americani dell’INA tra il 1977 ed il 1980.
16 marzo 2016
La missione è iniziata con un fruttuoso incontro presso la residenza dell’Ambasciatore d’Italia Mauro Massoni che ha organizzato un incontro con alcuni esponenti del settore culturale e turistico kenyota. All’incontro hanno partecipato Francesca Chiesa, Direttrice dell’Istituto Italia di Cultura, Emmanuel K. Ndiema (senior research Scientist, Dept. of Earth Sciences, National Museum of Kenya), Kiura Purity (Director Museums, Sites and Monuments, National Museum of Kenya) e Naomi Cidi (Chair Governing Council, The Kenya Cultural centre). L’incontro è stato estremamente proficuo poichè ha gettato le basi per una future collaborazione sia nel campo della ricerca archeologica e storica subacquea che in quello della valorizzazione turistica del patrimonio culturale subacqueo kenyota.
17 marzo 2016
Sono proseguiti i colloqui con Emmanuel K.Ndiema (senior research Scientist, Dept. of earth Sciences, National Museum of Kenya) finalizzati alla creazione di una collaborazione nel settore della ricerca, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale sommerso kenyota. In mattinata Sebastiano Tusa ha tenuto una conferenza al National Museum of Kenya, Nairobi su “Central Mediterranenean Underwater Cultural Heritage: Sicilian evidence (An updated review of Sicilian Soprintendenza del Mare research and management in the field of Underwater Cultural Heritage)”. Alla conferenza è seguito un vivace ed approfondito dibattito. |
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18 marzo 2016
A Mombasa il Soprintendente del Mare ha incontrato Caesar Bita, l’unico archeologo subacqueo del National Museum of Kenya. Si tratta di un ottimo archeologo subacqueo con una lunga esperienza di ricerche e scavi nel mare kenyota in collaborazione con la missione cinese che ha scavato parte del galeone portoghese rinvenuto nelle acque prospicienti il villaggio di Ngomenini. Insieme hanno incontrato Mr. A. H. Athman, Asssistent Director – Coast, Leven House, National Museum of Kenya che ha caldeggiato la collaborazione nel settore marino chiedendo di inserire le future attività con il National Museum of Kenya nell’ambito di MOU. Anche lui ha manifestato grande interesse per una collaborazione nel settore del patrimonio culturale subacqueo soprattutto in vista di uno sfruttamento turistico. E’ seguito un incontro con Kalandar Khan, Direttore del “Kenya Heritage Training Institute”, National Museum of Kenya, Mombasa che si è mostrato anche lui notevolmente interessato ad una collaborazione. In seguito all’interno del Fort Jesus (patrimonio mondiale UNESCO) ed il museo ivi allestito con annesso laboratorio, sono stati visionati i materiali sia del relitto Sant’Antonio di Mombasa scavato dall’INA, sia quelli del relitto portoghese di Ngomeini. Durante la visita al magazzino dove sono conservate le attrezzature subacquee si è constatata la completezza dello stesso che è ben equipaggiato, ben tenuto e aggiornato. La struttura possiede un notevole parco bombole in alluminio, erogatori, mute, etc. ed anche una sorbona. Dopo la visita al forte è stata effettuata una ricognizione in barca nel mare davanti Mombasa visitando in particolare due relitti moderni naufragati sul reef: il Globe Star e il Kotar Menang dove è stata effettuata un’immersione subacquea. I relitti sono estremamente validi per uno sfruttamento turistico pur essendo estremamente moderni. Sono ben conservati e ricchi di pesce. Nel pomeriggio un incontro nell’ufficio di Caesar Bita consultando bibliografia, registrando tutto ciò che ha pubblicato anche sotto forma di rapport interni.
19 marzo 2016
Partendo la mattina presto abbiamo risalito la costa da Mombasa fino al villaggio di Ngomeini per circa 300 km. Presso il villaggio la piccola postazione della polizia costiera ci ha accolto con grande disponibilità portandoci con il loro motoscafo sul sito del relitto del galeone portoghese scavato da Caesar Bita insieme ad un gruppo di Cinesi. Il sito del relitto si trova all’imboccatura di un vasto fiordo che penetra per parecchi chilometri all’interno, fiancheggiato da coste sabbiose ricche di mangrovie. Qualche piccolo villaggio di pescatori si scorge tra la fitta foresta di mangrovie. Il relitto giace a circa 6 metri di profondità ed è attualmente ricoperto di sabbia per evitare manomissioni e depredazioni essendo ricco di vasellame, porcellane e reperti vari. Evidentemente il galeone stava entrando nel fiordo e dovette incontrare bassi fondali arenandosi. Secondo Caesar Bita stava entrando nel fiordo per andare a caricare mango e miglio. Proprio nei pressi del punto di partenza dove si trova il posto di polizia costiera si trova la famosa base San Marco dell’Agenzia Spaziale Italiana, le cui piattaforme di lancio per i razzi si trovano nel mare antistante nei pressi del reef. Una breve e doverosa visita ai connazionali ha permesso di prendere contatto con la base spaziale fondata dal pioniere dell’attività spaziale italiana Prof. Broglio. Successivamente Tusa e Bita si sono spostati a Malindi dove è stata effettuata una breve ricognizione sulla costa laddove si trova la croce che ricorda il luogo di ancoraggio di Vasco da Gama. D’accordo con Caesar Bita è stato stabilito che l’area costiera di Malindi fino al reef andrebbe ricognita poichè potrebbe celare la presenza di galeoni portoghesi di cui si ha notizia che affondarono presso la costa antistante la città. Dopo aver visitato il locale museo una escursione al sito archeologico di Gede dove insistono i resti della città sede di uno dei tanti regni arabi che dominarono la costa a sud della Somalia dall’epoca medievale fino all’arrivo degli Inglesi. A seguire una visita ad un altro sito molto simile – Ngiumba – che si trova sulla costa tra Malindi e Mombasa. Entrambe i siti, oltre al valore delle rovine che testimoniano la ricchezza dei regni arabi della costa grazie al commercio di varie mercanzie ed anche di schiavi con l’India e con l’Europa, presentano un’attrattiva paesaggistica di grande rilievo. Sono, infatti, immersi nella foresta che lentamente ha invaso le rovine con una ricchissima vegetazione tipicamente equatoriale caratterizzata da enormi baobab ed altri alberi d’altofusto secolari sui quali volteggiano scimmie e uccelli di vario tipo.
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In sintesi la visita è stata estremamente proficua poichè è stata verificata la possibilità di una stabile e fruttuosa cooperazione con il National Museum of Kenya nel campo della ricerca, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale sommerso della loro costa.
In particolare si sono individuati almeno tre campi di collaborazione:
Ricerca e scavo del relitto del galeone portoghese di Ngomeini
Ricognizione dello spazio di mare davanti Malindi e davanti Mombasa alla ricerca di ulteriori relitti
Valorizzazione turistica dei relitti già noti |
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