Negli anni ’50 del secolo appena finito l’arrivo dei
primi autorespiratori ad aria in Sicilia generò viva attenzione
da parte di uno sparuto gruppo di giovani che immediatamente, grazie
a questo strumento, iniziarono l’esplorazione degli abissi
con grande entusiasmo. Con la scoperta degli abissi iniziò
anche l’identificazione di numerosi relitti antichi che giacevano,
colmi di anfore e di ogni mercanzia, sul fondo del mare. Tra questi
primi esploratori si annovera Cecè Paladino, l’ultimo
dei Florio, che ebbe un ruolo determinante nella scoperta di numerosi
relitti antichi tra cui quello di Capistello, a Lipari, e di Cala
Minnola a Levanzo.
Furono gli anni in cui l’allora Soprintendente alle Antichità
Vincenzo Tusa ebbe la lungimiranza di rendere quei primi subacquei
collaboratori delle istituzioni recuperando in tal modo un ingente
patrimonio archeologico subacqueo che fu esposto al Museo Archeologico
(oggi A.Salinas) di Palermo.
Nell’incontro del 2 marzo al Country Club di Palermo i protagonisti
di allora si sono incontrati e hanno ripercorso attraverso la memoria
vicende ed aneddoti.
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