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Soprintendenza del Mare
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Veliero da carico rinvenuto nelle acque di Castellammare del Golfo
Castellammare del Golfo (TP), luglio 2009

Era da tempo che la Soprintendenza del Mare era sulle tracce di questa imbarcazione segnalata da gente del luogo Ma ogni tentativo di individuarla era stato vano o per la non identificazione dell’esatto luogo di giacitura o per la presenza di forte insabbiamento. Tutte le segnalazioni convergevano nell’affermare la presenza di una nave naufragata presso la costa sabbiosa tra Castellammare del Golfo e la foce del San Bartolomeo, di fronte la località oggi definita “Plaja”.
Vi era anche un documento datato alla fine del 1400 che concorreva ad animare la ricerca. Si tratta di un documento d’archivio che menziona di un vascello che, dopo aver caricato grano al caricatore del Vallone sito ad Est della località Magazinazzi si era spostato al caricatore di Castellammare ed aveva caricato un’altra partita di grano. Per il sopravvenire di condizioni meteorologiche avverse la nave non riuscì a prendere il largo e naufragò. Il documento non è sufficientemente preciso né sulle circostanze del naufragio ne sulle caratteristiche dell’imbarcazione (nome, armatore etc:), tuttavia pone degli interrogativi cui forse il rinvenimento odierno potrebbe parzialmente rispondere.
Evidentemente le mareggiate invernali hanno rimosso grandi quantità di sabbia facendo emergere i resti del probabile veliero. Su segnalazione del collaboratore esterno Vito Sottile è stata effettuata prontamente una ricognizione guidata da Gaetano Lino della Soprintendenza del Mare coadiuvato da Franco Balistreri. Ciò che emerge è una sequenza di quattro spezzoni di imbarcazione poste su un asse parallelo alla costa per una lunghezza totale di m 22 che dovrebbe essere all’incirca la lunghezza totale della nave. La larghezza non è determinabile poiché la nave si sconquassò con l’urto sulla sabbia durante il naufragio ed il tempo trascorso ha fatto il resto deteriorando parti consistenti dello scafo. Si notano ordinate, madieri e fasciame assemblati in porzioni emergenti dalla sabbia. La prua è all’estremità orientale dello scafo. All’altra estremità, verso la poppa si è localizzato un piccolo cannone parzialmente emergente dal fondo sabbioso (se ne intravede forse anche un altro) della lunghezza di poco superiore al metro con la bocca del diametro di ca cm 15 esterno e 7 interno. La presenza di armi da fuoco in navi mercantili non deve meravigliare poiché esse erano sempre armate per fronteggiare eventuali aggressioni piratesche.
A circa metà della lunghezza totale tra prua e poppa si notano delle barre metalliche emergenti dalla sabbia che potrebbero essere identificate come sartie di murata. Interessante è notare che il fasciame e, quindi, lo scafo, era rivestito all’esterno da una lastra di metallo verosimilmente bronzo.



lo scafo
cannone di poppa

Dalla giacitura delle varie parti del relitto emergenti dalla sabbia si evince che la nave si adagiò sul fianco destro sospinta dalle onde a circa m 2,20 di profondità e m 70 / 80 dalla spiaggia.
Del carico non si intravede alcunché. Del resto se era effettivamente grano esso andò completamente perso. Una gran massa di materiale ferroso non identificabile è sparso nell’area del relitto e nelle sue immediate vicinanze. Tra questo si notano alcuni probabili cerchi di botticelle evidentemente pertinenti i contenitori d’acqua per l’equipaggio e tubi che potrebbero essere parti di fucili. Vi è anche della ceramica frammentaria tra cui frammenti di giare invetriate in verde scuro con collo distinto attraversato da solcature di un tipo in uso sin dal XV secolo.
Al momento i tecnici della Soprintendenza del Mare, hanno soltanto operato per la documentazione e localizzazione del relitto al fine di approntare immediatamente i dispositivi di tutela affinché non venga sottoposto a danneggiamenti o razzie. Hanno anche avanzato le prime deduzioni sottolineando l’importanza del relitto per la storia dei commerci marittimi siciliani datando il relitto probabilmente ai secoli XV – XVII. Ci vorranno altre immersioni ed altre osservazioni per valutare con precisione la datazione della nave ed eventualmente sciogliere l’enigma della probabile identificazione con il veliero mercantile citato nel documento cinquecentesco.
L’Assessore ai BB CC AA e P.I. Gaetano Armao nel sottolineare ancora una volta la ricchezza dei nostri mari dal punto di vista culturale ha messo in evidenza come questa ulteriore pagina di storia marinara siciliana contribuisce a connotare ancora di più il comprensorio castellammarese come luogo fortemente legato ai momenti della storia dell’isola durante i quali la società isolana seppe trarre dal mare risorse, come dimostrano le tante tonnare del comprensorio da Magazinazzi al Pedale e Scopello, ma seppe usare il mare anche come veicolo di fruttuosi commerci legati alla produzione agricola.
Il Soprintendente del Mare Sebastiano Tusa ha sottolineato l’impegno della Soprintendenza a continuare in questa fruttuosa stagione di successi offerti sia dai ritrovamenti effettuati che sono il frutto non di casualità bensì di un radicamento della struttura nel tessuto marinaro isolano, ma anche di attività sistematica di ricerca basata su una profonda conoscenza ed esperienza acquisite nel tempo. Le scoperte avvengono perché la ricerca è stata costante e, soprattutto, grazie al radicamento della Soprintendenza del Mare tra la gente che vede ormai in essa non l’ennesima entità vessatoria, bensì un consesso di operatori al servizio della collettività e, quindi, di persone affidabili cui consegnare i segreti della propria memoria.

cannone di poppa
ordinate e fianco foderato di metallo verso la poppa

cerchio di botticella
frammento di orlo di giara invetriata

sartie di murata
il fasciame con il rivestimento in lamina di metallo

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