Nelle
acque del mare di Augusta, su un fondale di roccia mista a sabbia,
sono stati segnalati due pezzi di artiglieria, a poca distanza tra
loro, da Domenico Sicuso e Sebastiano Di Mauro.
Le indagini svolte nell’ambito del sopralluogo effettuato
dalla Soprintendenza del Mare, Servizio Beni Storico Artistici,
U.O. III, unitamente ai segnalatori e alla squadra del Nucleo Subacqueo
dei Carabinieri di Messina, interessata dal Comando Carabinieri
Tutela Patrimonio Culturale di Palermo, hanno consentito di accertare
la natura dei reperti.
I due pezzi, di circa un metro di lunghezza più una codetta
di circa 40 cm, sono interamente ricoperti da una spessa concrezione,
la qual cosa, insieme agli esiti dei rapidi saggi effettuati dai
subacquei e alle caratteristiche morfologiche riscontrate, non lascia
dubbi sulla natura ferrosa del materiale costitutivo.
Risultano adagiati sul fondale in posizione
capovolta. Il fusto presenta delle ondulazioni della concrezione
riconducibili ad anelli di cerchiatura, nonché la sagoma
di una forcella per il brandeggio. Nella parte posteriore è
intuibile l’esistenza dell’otturatore mobile nel quale
veniva inserita la carica di lancio a forma di boccale, il mascolo.
In uno dei due reperti è ben evidente altresì la presenza
del cuneo bloccamascolo. Trattasi quindi di cannoncini a retrocarica,
di piccolo calibro, individuabili come delle petriere da braga.
Sono costruite interamente in ferro forgiato, con canna rinforzata
da fasce di cerchiatura. In culatta si intuisce la forma della staffa
per l’alloggiamento del mascolo.
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La parte
posteriore reca la tipica codetta di impugnatura, per la manovra
del pezzo.
Nelle vicinanze non si scorgono
proiettili. La spessa concrezione, che è cresciuta anche
a spese della porzione superficiale del metallo, inglobandola
e disgregandola, non consente di apprezzare le reali dimensioni
del diametro della canna e del calibro. I due pezzi presentano
caratteristiche tipologiche analoghe, anche se non identiche.
Questo tipo di artiglieria, di lavorazione
ancora arcaica poiché in ferro fucinato, rimanda a utilizzi
su imbarcazioni private con datazioni ipotizzabili attorno al
periodo iniziale dell’evo moderno, ma si trova anche in
periodi posteriori, in relazione alle specifiche condizioni tecnologiche
del paese di fabbricazione. Al momento non si è in possesso
di elementi storici che consentano di fare delle ipotesi sulla
loro provenienza e sugli eventi che ne hanno portato l’affondamento.
I pezzi erano comunque carichi e pronti a sparare.
Ai fini della tutela dei reperti, nonché della possibilità
di una fruizione controllata attraverso opportuna regolamentazione,
è stata chiesta alla Capitaneria di Porto l’emanazione
di apposita ordinanza sull’areale marino.
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