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RITROVAMENTO DI DUE CANNONCINI AD AUGUSTA (SR)
Gennaio 2008

uno dei due cannoncini
le ondulazioni nella concrezione prodotte dalla presenza delle cerchiature della canna

Nelle acque del mare di Augusta, su un fondale di roccia mista a sabbia, sono stati segnalati due pezzi di artiglieria, a poca distanza tra loro, da Domenico Sicuso e Sebastiano Di Mauro.
Le indagini svolte nell’ambito del sopralluogo effettuato dalla Soprintendenza del Mare, Servizio Beni Storico Artistici, U.O. III, unitamente ai segnalatori e alla squadra del Nucleo Subacqueo dei Carabinieri di Messina, interessata dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Palermo, hanno consentito di accertare la natura dei reperti.
I due pezzi, di circa un metro di lunghezza più una codetta di circa 40 cm, sono interamente ricoperti da una spessa concrezione, la qual cosa, insieme agli esiti dei rapidi saggi effettuati dai subacquei e alle caratteristiche morfologiche riscontrate, non lascia dubbi sulla natura ferrosa del materiale costitutivo.
Risultano adagiati sul fondale in posizione capovolta. Il fusto presenta delle ondulazioni della concrezione riconducibili ad anelli di cerchiatura, nonché la sagoma di una forcella per il brandeggio. Nella parte posteriore è intuibile l’esistenza dell’otturatore mobile nel quale veniva inserita la carica di lancio a forma di boccale, il mascolo. In uno dei due reperti è ben evidente altresì la presenza del cuneo bloccamascolo. Trattasi quindi di cannoncini a retrocarica, di piccolo calibro, individuabili come delle petriere da braga.
Sono costruite interamente in ferro forgiato, con canna rinforzata da fasce di cerchiatura. In culatta si intuisce la forma della staffa per l’alloggiamento del mascolo.


la forcella per il brandeggio
la porzione posteriore del cannoncino con l'estremità del cuneo bloccamascolo

la codetta per la manovra del pezzo e la culatta con il mascolo

La parte posteriore reca la tipica codetta di impugnatura, per la manovra del pezzo.
Nelle vicinanze non si scorgono proiettili. La spessa concrezione, che è cresciuta anche a spese della porzione superficiale del metallo, inglobandola e disgregandola, non consente di apprezzare le reali dimensioni del diametro della canna e del calibro. I due pezzi presentano caratteristiche tipologiche analoghe, anche se non identiche.
Questo tipo di artiglieria, di lavorazione ancora arcaica poiché in ferro fucinato, rimanda a utilizzi su imbarcazioni private con datazioni ipotizzabili attorno al periodo iniziale dell’evo moderno, ma si trova anche in periodi posteriori, in relazione alle specifiche condizioni tecnologiche del paese di fabbricazione. Al momento non si è in possesso di elementi storici che consentano di fare delle ipotesi sulla loro provenienza e sugli eventi che ne hanno portato l’affondamento. I pezzi erano comunque carichi e pronti a sparare.
Ai fini della tutela dei reperti, nonché della possibilità di una fruizione controllata attraverso opportuna regolamentazione, è stata chiesta alla Capitaneria di Porto l’emanazione di apposita ordinanza sull’areale marino.


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