La
località Bue Marino si trova sul fianco orientale dell’isola
di Favignana, tra Punta San Vituzzu e Punta Marsala, presso quello
stretto spazio di mare che la separa dalla costa siciliana. I fondali
sono sabbiosi e caratterizzati dalla continua variabilità
morfologica dovuta allo spostamento di dune subacquee a causa delle
forti correnti generate dai bassi fondali e dalla ristrettezza del
canale. Ampi cespugli di posidonia ne articolano e ne vivacizzano
la fisionomia.
La zona è ricchissima di testimonianze archeologiche ma prive
di alcuna contestualità proprio a causa delle forti correnti
che da secoli spazzano violentemente il fondale spostando i reperti
dai loro contesti originari. Tuttavia è stata da tempo segnalata
la presenza di numerosissimi frammenti di anfore di varie epoche
e tipologie. Sono abbondanti soprattutto i frammenti di anfore puniche,
greco-italiche, romane repubblicane ed imperiali, ma anche tardo-antiche
e medievali.
Oltre alle anfore che rappresentano la maggior parte dei reperti
presenti si registra la presenza di ceramiche di altro tipo. Tra
queste spiccano ciotole a vernice nera campana con palmette stampigliate
(III secolo a. C.) e scodelle ad invetriatura stannifera a calotta
(XII secolo), nonché frammenti di piccole anfore a superficie
invetriata in verde e di scodelle carenate (VIII – IX secolo
d. C.).
Dal medesimo spazio di mare proviene la ben nota fiasca in peltro
contenente ancora vino, di epoca rinascimentale.
Un ulteriore rinvenimento si è aggiunto recentemente ed ha
contribuito a far chiarezza su uno dei periodi del quale si riscontravano
tenui indizi. Sul fondale sabbioso di 12 metri è stata identificata
da Roberto Giuffrida (assistente capo della Polizia di Stato in
servizio presso il IV Reparto Volo di Palermo Boccadifalco) che
ne ha dato immediata notizia alla Soprintendenza del Mare, un’ancora
in ferro della lunghezza di 1,70 metri, di un’epoca che oscilla
tra il X ed il XIV secolo dopo Cristo, assolutamente integra. L’intervento
è stato possibile grazie alla motovedetta della squadra nautica
della Polizia di Stato di Trapani.
L’interesse del rinvenimento è dato dall’integrità
dell’oggetto che raramente si registra per oggetti del genere
poiché fragili e sottoposti alla forte corrosione del ferro;
ma l’interesse è accresciuto dal fatto che l’ancora
potrebbe contestualizzarsi con il relitto da cui proviene la fiasca
in peltro citata ed aggiungere, pertanto, un importante tassello
alla storia del nostro mare.
|
|