Il 21 agosto 2007 ha preso il via la quarta campagna di indagini
archeologiche presso il c.d. “relitto punico-romano”
di Porto Palo di Menfi (AG). Analogamente alle precedenti ricerche,
effettuate nel 1997, 1999 e 2001/2002, i recuperi sono stati soprattutto
caratterizzati da numerose anfore appartenenti ai tipi Dressel,
nelle sue varianti 1A e 1C, e ai tipi Maña C2, quest’ultime
chiuse con opercula, i dischi di terracotta che sigillavano le anfore.
Durante le operazioni di lavaggio e di setacciatura del loro contenuto,
le anfore hanno restituito tritume di gusci di murice e resti di
pesci: i primi, oltre al noto utilizzo per la produzione della porpora,
venivano utilizzati per la preparazione degli intonaci; le vertebre
e le squame dei pesci testimoniano la commercializzazione dell’allex,
un prodotto di scarsa qualità derivato dal filtraggio del
garum, nota ed apprezzata salsa di pesce. La presenza di bitume
impermeabilizzante sulle pareti interne delle anfore testimonia
il riutilizzo di questi contenitori da trasporto: dopo un uso primario
per la commercializzazione del vino, le anfore furono “riciclate”
per il trasporto dei preparati alimentari e malacologici. Questi
dati permettono di ipotizzare che la nave naufragata a Porto Palo
effettuasse un commercio di cabotaggio tra la Sicilia ed il nord
Africa in un lasso cronologico compreso tra la fine del II sec.
e gli inizi del I sec. a.C.
Ritrovate pregevoli ceramiche a vernice nera di produzione campana
ed una moneta in bronzo con testa e prora di nave di epoca romano
repubblicana. Una lastra plumbea che rivestiva i corsi di fasciame
dell’opera viva dell’imbarcazione è la sola testimonianza
diretta dello scafo.
Il fondale roccioso, unitamente alla bassa profondità e all’esposizione
ai marosi, non ha permesso la conservazione delle strutture lignee
dell’imbarcazione. Facenti parte delle dotazioni di bordo,
sono venuti alla luce vari coperchi di pentole, piatti-coperchi,
una lucerna ed un’olpe.
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