Si è conclusa la campagna oceanografica del progetto ArBioMe (campagna quinquennale di ricerche bio - archeologiche nei fondali dello Stretto di Messina) condotta dal Dipartimento di Scienze Biologiche ed Ambientali dell’Università di Messina, dall’Università di Malta, dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, dalla Pedestal Foundation, da Oloturia Sub di Messina con il supporto della Capitaneria di Porto di Messina e con il supporto logistico e di mezzi assicurato dalla U-Boat Group e dalla Russian Geographical Society.
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Per gli aspetti storico-archeologici è stata eseguita la fotogrammetria 3D del relitto romano “Messina I”, che permetterà uno studio più approfondito del carico da parte degli archeologi della Soprintendenza del Mare e consentirà una maggiore diffusione e valorizzazione del patrimonio culturale sommerso. Sono stati scoperti e documentati cinque relitti sconosciuti; quattro risalenti alle grandi guerre e uno “moderno”, la petroliera “Ploiesti”, affondata a causa della collisione con la nave “Corona australe”. Degli altri quattro relitti, due hanno identità ancora in attesa di conferma, gli altri due saranno oggetto di ricerche più approfondite nel 2018 con spedizioni subacquee effettuate da un team internazionale specializzato, con l’obiettivo di farne riemergere la memoria storica. Il progetto, realizzato sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana e sposato dalla Capitaneria di Porto di Messina, ha già centrato i suoi principali obiettivi: scientifico e di promozione del territorio locale in tema di turismo culturale ecosostenibile e subacqueo.Per gli aspetti biologici del progetto è stata mappata in dettaglio un’area di 70 km2, che ha evidenziato aspetti biologici unici: presenza di Posidonia oceanica ed alghe verdi anche a 95 metri di profondità (indicazione di uno stato di eccezionale trasparenza delle acque). Inoltre, per la prima volta, sono state condotte indagini visive con l’ausilio di un ROV (Remotely Operated Wehicle) sulla secca di San Nicola, sito di grande interesse per la biodiversità dello Stretto di Messina. E’ stata evidenziata la massiccia presenza di Errina aspera (idrocorallo unico nel Mediterraneo). Sono stati mappati grandi canyon sottomarini, alcuni non noti, fondamentali per la presenza di specie importanti dal punto di vista commerciale, come il gambero rosso. Purtroppo si è potuto constatare l’impatto che l’uomo sta esercitando sul pianeta, scoprendo una vera e propria discarica “a mare aperto”, questa volta non imputabile ad inquinamento industriale, ma generata dall’incuria. |
Le ricerche sono state effettuate a bordo della M/N U-Boat Navigator e dei sommergibili Triton 3300/1 MD e Triton 3300/3, con quote operative fino a 1000 metri di profondità. I risultati del progetto sono stati presentati a Messina il 6 ottobre al Forte S. Salvatore nell’ambito della festa della marineria da Nancy Spanò, responsabile del progetto per il Dipartimento di Scienze Biologiche ed Ambientali dell’Università di Messina, da Gianmichele Iaria di Oloturia Sub di Messina e da Roberto La Rocca della Soprintendenza del Mare. |