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Nel delineare le proprie strategie per implementare pari opportunità per i disabili, la Comunità europea ha più volte sottolineato come "la politica svolta da numerosi anni intesa ad adattare i disabili alle loro menomazioni è risultata insufficiente e si assiste ora ad un importante lavoro di revisione".
La stessa Comunità è attivamente impegnata, con un ampio ventaglio di strumenti, a sostenere il processo di riflessione e di azione negli Stati membri nei confronti della disabilità, intesa nelle sue molteplici forme (fisica, sensoriale, mentale e intellettuale), fenomeno che interessa circa un decimo della popolazione europea (37.000.000 milioni di persone), di cui circa la metà in età lavorativa.
Tale impegno scaturisce dalla consapevolezza che, nonostante i significativi progressi degli ultimi anni, "numerosi problemi continuano a determinare la sottopartecipazione dei disabili alla vita delle nostre società", tra i quali sicuramente un nodo critico è costituito dalle difficoltà di accesso al mondo del lavoro.
In particolare, la Comunità europea sottolinea che:
Questo è lo scenario nel quale si innesta il presente progetto di ricerca, mirante a fornire una base conoscitiva, il più possibile esaustiva, funzionale alla messa a punto di strategie operative da parte dei diversi soggetti che, nella Regione Sicilia, sono interessati alle problematiche dell'inserimento occupazionale dei portatori di handicap.
A questo fine, la ricerca ha preso in considerazione diversi aspetti, sia analizzando e selezionando le informazioni disponibili a livello nazionale e regionale, sia predisponendo apposite indagini ad hoc.
Per quanto riguarda il primo punto, occorre innanzitutto sottolineare come la presente ricerca abbia purtroppo ribadito il deficit conoscitivo rispetto alla stessa dimensione del fenomeno: manca uno specifico sistema informativo nazionale e le diverse fonti disponibili risultano essere difficilmente confrontabili, in quanto differiscono per periodo di rilevazione, per tipologia di classificazione e per obiettivi.
Si è dovuta quindi operare una scelta, in favore delle informazioni diffuse dall'Istat, al fine di fornire un quadro statistico di riferimento omogeneo e facilmente aggiornabile tramite le rilevazioni periodiche che, sull'argomento, effettua lo stesso Istituto Nazionale di Statistica.
Ulteriori informazioni raccolte riguardano i principali riferimenti legislativi nazionali e regionali, comprendenti alcune schede riassuntive dei punti qualificanti di ciascuna normativa ed indicazioni bibliografiche.
Per ciò che concerne gli approfondimenti relativi alla realtà siciliana, il confronto tra la domanda di lavoro espressa dalle aziende locali e le caratteristiche dell'offerta proveniente dai disoccupati in situazione di handicap, iscritti alle liste speciali degli Uffici provinciali del lavoro, ha permesso di mettere in luce alcuni degli snodi problematici che ostacolano un più agevole inserimento nel mondo del lavoro dei disabili, per di più in un contesto, come è noto, di grave crisi occupazionale.
Un primo fattore, già evidenziato in sede di riflessione comunitaria, è individuabile nella visione stereotipata che i datori di lavoro hanno del portatore di handicap, rispetto al quale si tende ad evidenziare più lo stato di "disabilità" che non ad analizzarne le competenze e capacità utilizzabili nel contesto lavorativo.
In effetti, sebbene la disponibilità delle aziende siciliane ad assumere portatori di handicap appaia essere abbastanza elevata (solo poco più del 25% delle aziende che hanno dichiarato di volere procedere a nuove assunzioni ha opposto un netto rifiuto):
Vi è poi un secondo fattore di natura più propriamente strutturale: mentre le imprese sono alla ricerca soprattutto di figure professionali in possesso di titoli di studio medio-alti, la composizione del campione di iscritti al collocamento obbligatorio evidenzia la predominanza di soggetti con bassi titoli di studio e con scarsa specializzazione.
Inoltre, ancora scarsamente incidente, rispetto all'incremento della competitività sul mercato del lavoro dei soggetti disabili, appare essere l'impatto delle iniziative di formazione professionale ad essi dedicate: il 65,5% del campione analizzato non ha mai avuto l'opportunità di frequentare un corso di formazione professionale e solo il 4,4% è attualmente impegnato in tali attività formative.
Un ulteriore fattore di condizionamento nel processo di incontro tra domanda e offerta di lavoro è sicuramente rintracciabile nell'assenza di una rete efficace di informazione e "intermediazione"; se, da un lato, più della metà delle aziende intervistate è risultata non essere a conoscenza della legislazione - e degli eventuali incentivi - mirante a favorire l'inserimento lavorativo dei disabili, dall'altro, gli stessi disoccupati non hanno altra possibilità che affidarsi al collocamento "obbligatorio" oppure alla rete personale di conoscenze ed amicizie.
Se questi sono, in estrema sintesi, alcuni dei principali risultati emersi dall'attività di ricerca, le conclusioni che se ne possono trarre sottolineano la valenza di iniziative quale quella portata avanti dal progetto "Handyjob", che attraverso strumenti diversi ma integrati, favorisce, tra l'altro, lo scambio di informazioni tra operatori ma anche l'incontro diretto tra aziende e disoccupati.
Avere, infatti, un quadro più preciso delle caratteristiche della domanda e dell'offerta di lavoro permette di progettare interventi formativi e di avviamento al lavoro innovativi, finalmente modulati in base alle capacità lavorative dell'individuo e alle richieste di competenze e skills che provengono dal mondo del lavoro.
Quella dei disoccupati in situazione di handicap è risultata essere una realtà molto più composita di quanto ci si sarebbe forse aspettati, almeno al di fuori dei circuiti tradizionali di impegno nei confronti di tale categoria: a fronte di una omogeneità di comportamenti e atteggiamenti, che d'altronde accomuna disoccupati disabili e non (ricerca del "posto fisso" in settori tradizionali) emerge nel complesso una significativa flessibilità e disponibilità in ampie fasce della popolazione disabile, emblematicamente sottolineata dalla disponibilità ad accettare sia nuove modalità di impegno lavorativo (telelavoro) sia e soprattutto la mobilità lavorativa, anche oltre i confini regionali.
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