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L'analisi delle opportunità e dell'offerta insoddisfatta di lavoro dei disabili è stata realizzata anche attraverso interviste a testimoni privilegiati locali, nel tentativo di approfondire il tema dell'inserimento professionale di tali soggetti.


A tale scopo sono stati individuati sette testimoni che, per diversi motivi, risultano essere particolarmente significativi in ordine al fenomeno della disoccupazione dei "diversabili". Essi sono stati selezionati tenendo conto di quelle che possono essere le figure di riferimento dei soggetti portatori di handicap nel mondo del lavoro (genitori, operatori del sociale, amministratori, formatori), quindi non solo esperti della problematica, ma anche e soprattutto persone che hanno un loro personale coinvolgimento rispetto all'argomento.


Dalle interviste è emerso come siano soprattutto le associazioni i soggetti più attivi nella promozione degli interventi a favore dei disabili.


Le associazioni di volontariato che operano in Sicilia sono tuttavia molto piccole e presentano una struttura talmente polverizzata da rendere necessaria la realizzazione di un comitato di coordinamento che a livello centrale potesse rappresentarle tutte. Si tratta tuttavia di un impegno mirato soprattutto al perseguimento di una sempre maggiore assistenza del disabile nella sua vita quotidiana, piuttosto che di una reale volontà di favorire l'inserimento professionale di tali soggetti. Da un punto di vista culturale si rileva dunque a tutt'oggi il permanere di un atteggiamento pietistico da parte della società di riferimento, una forte volontà di fare assistenzialismo, piuttosto che di favorire l'occupazione degli handicappati e dunque il loro inserimento completo nella società.


Tale atteggiamento risulta peraltro confermato all'interno delle aziende locali, che, aldilà degli obblighi dettati dalla legge, continuano a considerare "improduttivi" gli handicappati e a preferire in un contesto di enorme offerta di lavoro, l'impiego di normodotati.


D'altra parte, anche il quadro normativo di riferimento presenta delle carenze legate ai tempi dell'attuazione delle leggi e alle modalità di finanziamento delle stesse. Infatti, a livello regionale non è previsto un capitolo di spesa esclusivo per i disabili, ma una più generale ripartizione dei finanziamenti per progetti, realizzati all'interno dei singoli comuni in base alle specificità territoriali, aventi come beneficiari i soggetti svantaggiati in senso lato.


Un programma operativo a sostegno dell'occupazione dei portatori di handicap presuppone dunque, innanzi tutto un intervento che vada nel senso della sensibilizzazione della società civile, soprattutto nella sua componente istituzionale: indicativa a tale proposito potrebbe essere l'esperienza realizzata dal Comune di Palermo la cui amministrazione, attraverso una adeguata formazione e sensibilizzazione dei funzionari preposti, ha posto in essere un ufficio H all'interno del quale il disabile riesce a trovare un valido supporto alla risoluzione dei problemi, non solo burocratici, con i quali tutti i giorni è chiamato a confrontarsi.


Un'ulteriore area di intervento è da ravvisare nella ridefinizione dei moduli di formazione professionale destinati ai soggetti handicappati. Infatti, allo stato attuale, il corso di formazione professionale è visto come un momento di socializzazione, di recupero di certe abilità manuali, di esercizio psichico, piuttosto che come una tappa del percorso formativo individuale, funzionale all'inserimento occupazionale.


Talvolta le famiglie arrivano a considerare il corso di formazione professionale come un vero e proprio "parcheggio" di soggetti la cui quotidianità può risultare difficile da gestire.


Per questo motivo, per contrastare tale errato utilizzo delle attività formative, la Regione Sicilia ha fissato un limite massimo di cinque corsi che ciascun soggetto può seguire. Tuttavia, il suddetto vincolo non è sufficiente a favorire la diffusione di un nuovo modello di fruizione delle opportunità formative offerte dalle Istituzioni; è necessario infatti, che la formazione proposta sia realmente funzionale all'inserimento occupazionale degli individui, che abbia un reale collegamento con il mercato del lavoro, che sia mirata al soddisfacimento di reali fabbisogni formativi come espressi dalla dinamica della domanda e dell'offerta di lavoro.


La diffusione di tale modello formativo andrebbe inoltre affiancata da interventi che vadano nel senso della costituzione di un numero maggiore di albi professionali preferenziali (come esistono già per i non vedenti), dal supporto alla diffusione delle cooperative sociali e alla creazione di piccole imprese artigiane che facciano riferimento a dei canali privilegiati per la collocazione dei loro prodotti sul mercato.


Da più parti viene inoltre sottolineata la necessità di una riforma del collocamento, poichè l'inserimento "a tutti i costi" ha solamente provocato una sorta di "rigetto"; occorre invece valutare competenze e capacità del soggetto in situazione di handicap, e per i casi più gravi proporre soluzioni alternative, individuando e utilizzando la residua capacità lavorativa. A questo proposito, una ulteriore proposta emersa nel corso delle interviste è quella di favorire al termine un percorso formativo professionale di "laboratori protetti", sul modello di quelli istituiti negli anni '70; infatti, se allora si trattò di una sperimentazione fallita, poichè tali lavoratori divennero luoghi di parcheggio e emarginazione, oggi essi potrebbero essere rilanciati, grazie all'ausilio delle nuove tecnologie.


In conclusione, di fronte al quadro da loro stessi delineato, gli intervistati percepiscono la scarsa attenzione rivolta alla tematica dell'inserimento professionale dei disabili quale strumento per il conseguimento di una reale integrazione sociale, ed avvertono fortemente l'esigenza di interventi mirati come sopra delineati.


Una lettura sociologica "integrata" della realtà di riferimento del "diversabile" nella complessa società siciliana evidenzia, dunque, la necessità di un arricchimento dei contenuti reali dell'offerta di servizi a sostegno degli handicappati e delle loro famiglie; un ripensamento del modello assistenziale proposto che sappia cogliere il forte legame esistente tra qualità della vita e inserimento professionale.



Elenco dei testimoni privilegiati contattati

Dott. Francesco Di Martino
Presidente ANFAS 


Prof. C. Serio
Commissario straordinario ENS 


Dott. Di Gesaro
Vice presidente regionale Unione Italiana Ciechi 


Assessore L. D'Angelo
Assessore alle politiche sociali del Comune di Palermo 


Salvatore Crispi
Presidente Coordinamento per i diritti degli handicappati 


Dott. Salvatore Miroddi
ECAP 


Antonio Rizzotto
Presidente ANMIC
 

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