|
|
» LA MOSTRA |
|
Mario
Minniti tra maniera e naturalismo La
figura di Mario Minniti, a detta delle fonti storiografiche amico
e collega del Caravaggio a Roma negli anni a cavallo tra Cinque e
Seicento, costituisce uno dei rari casi, tra gli artisti di epoche
lontane, ad aver suscitato l’interesse degli studiosi più
per le proprie vicende personali, così strettamente legate
alla vita sregolata e avventurosa del Caravaggio, che per il peso
artistico dei suoi dipinti, ritenuti fortemente dipendenti dalle creazioni
del maestro. Del suo stile, apprezzato nei testi storiografici siciliani
del Sette e Ottocento più per la verosimiglianza e la morbidezza
della stesura che per la drammaticità del chiaroscuro ispirato
al Caravaggio, abbiamo numerosi esempi in opere che lo mostrano sensibile
anche ad altri indirizzi pittorici precedenti alla venuta del Caravaggio
in Sicilia (1608-1609) e fortemente radicati nell’isola tra
Cinque e Seicento, soprattutto nell’area orientale. Questi indirizzi
proponevano, nell’ambito della tarda maniera, un naturalismo
più discreto e ‘domestico’, consono ai dettami
della Controriforma. Minniti riesce dunque a creare una commistione
tra l’indirizzo riformato’ e il caravaggismo vero e proprio
in una formula che sarà accolta con favore in Sicilia sia dalla
committenza che da altri artisti, che in parte, a quanto comincia
ad emergere dagli studi, da essa trassero spunto anche come mezzo
di conoscenza e di assimilazione del difficile linguaggio del Caravaggio.
Nel Minniti l’influenza caravaggesca è evidente soprattutto
nelle opere datate o databili entro il 1625 circa, successivamente
il suo stile appare condizionato da correnti di gusto che lo indirizzano
verso un diverso senso del colore, adesso utilizzato in una gamma
più ampia e dalle tonalità tendenzialmente chiare, ed
una pennellata più mossa ed audace.
La pittura a Siracusa nella seconda metà
del XVII secolo
Nella seconda metà del XVII secolo, il panorama figurativo
siracusano appare orientato da diverse componenti artistiche e culturali
avviate a superare il naturalismo tardo-caravaggesco, che aveva dominato
le manifestazioni fino alla metà del Seicento, con una predilezione
verso le correnti classiciste. Accanto a questo indirizzo, che si
manifesta proprio intorno alla metà del secolo, altre tendenze
però si prospettano contempora-neamente, alcune legate ancora
a scelte tradizionali su cui si orientano ad esempio le preferenze
di certi ordini monastici, altre orientate non da esiti esclusivamente
locali, ma partecipi di una cultura pittorica aggiornata su complesse
matrici anche continentali la cui risonanza si dirama pure in Sicilia.
L’apporto della scuola di Mario Minniti, dopo l’assimilazione
avvenuta con i fratelli Giuseppe e Giovanni Reati si stempera
progressivamente, e ne se ravvisano solo echi in alcune locuzioni
di ascendenza fiamminga, riallacciandosi, sia pure latamente, alla
tendenza naturalistica, che, variamente declinata, aveva costituito
la linea dominante della prima metà del secolo, portata avanti
dal Minniti e dalla sua scuola e tenuta viva nelle preferenze popolari
dalle
numerose pale d’altare presenti nelle chiese cittadine. Bisognerà
attendere gli inizi del secolo successivo per riallacciare le fila
di uno sviluppo artistico che dal classicismo dello Scilla aveva poi
assistito all’affermarsi di tendenze moderatamente barocche,
sino
all’apparire di un gusto caratterizzato dalla diffusione del
marattismo che coinvolge gran
parte della Sicilia orientale, rappresentato a Siracusa da Antonio
Madiona.
|
|
|
|
|
|