Comunicati
stampa 2007 |
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Palermo:
i Carabinieri recuperano la tavola di S. Rosalia trafugata quattro
anni fa dalla chiesa di Maria SS delle Grazie di Torretta (PA)
16 novembre 2007 |
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I
Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Palermo
hanno recuperato una importante opera pittorica risalente al
XVIII secolo.
Si tratta di un olio su tavola raffigurante l’effige di
“Santa Rosalia” (foto),
proveniente dalla Chiesa Maria SS delle Grazie di Torretta (PA).
Il dipinto era stato trafugato in occasione di un furto perpetrato
da ignoti malfattori all’inizio dell’anno 2003.L’importante
dipinto, opera di scuola siciliana, catalogato presso la Soprintendenza
per i BB.CC.AA. di Palermo, è stato recuperato a seguito
dei controlli effettuati in occasione dello svolgimento di una
fiera antiquaria a Catania. Allo stato una persona è
stata denunciata per ricettazione.Il
recupero dell’opera è stato agevolato dall’ausilio
della banca dati delle opere illecitamente sottratte del Comando
Carabinieri Tutela patrimonio Culturale, presso cui il dipinto
rubato era stato regolarmente inserito con apposita scheda descrittiva
e fotografica.Altrettanto
determinante per il recupero di quest’opera d’arte
è stato il monitoraggio continuo del mercato siciliano
di categoria, una delle attività peculiari dei militari
del Nucleo T.P.C., che ha consentito di individuare il dipinto
presso lo stand espositivo di un esercente della provincia di
Catania. |
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Piazza
Armerina (En): i Carabinieri recuperano un importante scultura
romana proveniente dalla Villa del Casale
2
ottobre 2007 |
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I
Carabinieri della Compagnia di Piazza Armerina unitamente ai
colleghi del Nucleo CC Tutela Patrimonio Culturale di Palermo
hanno recuperato la “testa ritratto di dama di età
flavia”, trafugata dai depositi della Soprintendenza di
Enna e proveniente dal sottosuolo della famosa Villa dei Mosaici.
L’importante scultura fu rinvenuta nella stanza 50 a mezzo
metro di profondità al di sotto del mosaico con la scena
di vendemmia nel settore lacunoso, verosimilmente collocata
in origine in un edificio più antico e preesistente alla
Villa del Casale.
La notizia della scomparsa della scultura risale al 2006, quando
una laureanda chiese di visionare l’opera custodita presso
un deposito di Piazza Armerina, rendendo palese l’ammanco
e dando inizio alle indagini che hanno visto impegnati i Carabinieri
per un anno.
Assieme alla testa muliebre risultò mancante anche un
secondo ritratto virile, per il quale i militari dell’Arma
proseguono le indagini per il recupero.
Gli inquirenti credono che ad agevolare il recupero dell’importante
reperto archeologico abbia influito anche la Banca Dati delle
opere illecitamente sottratte gestita dal reparto speciale dei
Carabinieri che, grazie all’inserimento del file attinente
il furto con le fotografie delle statue ne ha, di fatto, distrutto
il valore commerciale sul mercato clandestino, traformandola
in merce “scottante”.
I Carabinieri hanno denunciato in stato di libertà una
persona , G.S. di anni 50, trovato in possesso del reperto archeologico,
e sono ottimisti per il recupero della seconda statua mancante.
(foto) |
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Trapani:
i Carabinieri sequestrano 1412 serigrafie false di Guttuso
21 settembre 2007 |
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I
Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Palermo
e del Comando Provinciale di Trapani, a conclusione di prolungate
e complesse attività investigative finalizzate a contrastare
il fenomeno del commercio clandestino di opere d’arte
contraffatte, hanno sequestrato 1412 serigrafie attribuite al
Maestro Renato Guttuso e denunciato tre persone.
Alcune copie delle opere in argomento erano state regolarmente
poste in commercio presso gallerie d’arte, mentre altre
si trovavano custodite nei depositi di pertinenza della società
che ne aveva commissionato la stampa.
I militari dell’Arma hanno portato a termine i sequestri
in Sicilia, nelle province di Trapani e Messina, Roma, Varese
e Milano. L’intera operazione è scaturita da un
controllo effettuato presso una galleria d’arte di Alcamo
(TP).
Per stabilire inequivocabilmente la NON AUTENTICITA’ delle
opere è stato necessario far esperire un accurato esame
tecnico da parte di personale dell’”Archivio Renato
Guttuso” di Roma, a seguito del quale è emerso
che, nonostante le stesse venissero commercializzate come “serigrafie
d’apres”, per cui la commercializzazione poteva
sembrare in qualche modo legale, di fatto le opere erano state
realizzate in assenza della prevista autorizzazione.
La legge che tutela il diritto d’autore stabilisce che
solo chi ha realizzato l’opera ha il diritto di utilizzarla
economicamente in ogni sua forma e modo, originale o derivato,
mentre dopo il decesso dell’artista il diritto può
essere esercitato solo dagli eredi.
Se poste in commercio le serigrafie in sequestro avrebbero permesso
un ricavo di € 1.400.000,00 circa. |
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I
Carabinieri restituiscono al Museo Mandralisca di Cealù
gli antichi testi rubati lo scorso luglio
14 agosto 2007 |
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Le
indagini condotte dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio
Culturale di Palermo e della Compagnia di Cefalù dopo
il furto di alcuni testi antichi denunciato dal Presidente della
Fondazione Mandralisca prima dell’inizio dell’estate,
hanno consentito di individuare l’autore di numerosi furti
di libri antichi e recuperare oltre 60 testi di epoche comprese
tra il 1400 e il 1700 (foto).
A segnalare il fatto era stato un turista in visita al museo
della piccola cittadina normanna, che dopo aver chiesto di visionare
alcuni testi antichi, si sarebbe accorto che qualcuno ne aveva
sostituito la parte interna, lasciando le copertine originali.
Dalle prime indagini è emerso che proprio quei testi
mancanti erano stati consultati ripetutamente da un insospettabile
“lettore” di Acquedolci, in provincia di Messona,
nella cui abitazione sono stati ritrovati i 9 testi asportati
dal Museo Mandralisca (dal valore complessivo di oltre 80.000
euro sul mercato del collezionismo di arte antica) ed altri
50 libri risalenti alla seconda metà del 1.500 dei quali
si sta ancora accertando la provenienza, per un valore complessivo,
stimato dagli esperti del Nucleo Carabinieri TPC di Palermo,
intorno ai 300.000 euro.
Nell’appartamento di Acquedolci, il truffatore aveva allestito
una centrale di vendita on-line che utilizzava il noto sito
di aste E-bay e proprio all’interno di due plichi già
imballati e pronti per essere spediti in Canada e in Portogallo,
i militari hanno trovato 3 dei 9 volumi rubati dal Museo Mandralisca.
Elenco
dei libri trafugati e recuperati.pdf
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Tutela
dei Beni Paesaggistici: i Carabinieri e il Corpo Forestale
Regionale sequestrano una cava sul monte Scalpello di Agira
8
agosto 2007 |
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I
Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale della Sicilia
unitamente alle Guardie del Nucleo Tutela Patrimonio Archeologico
del Corpo Forestale della Regione Siciliana hanno sequestrato
la cava di Monte Scalpello (foto).
Il proprietario aveva assicurato di non operare più estrazioni
dalla sua cava di sabbia, limitandosi solo alla frantumazione
di quello che si sarebbe trasformato in pietriccio da vendere
alle imprese.
«Invece - come ha spiegato il comandante dei Carabinieri
di Enna Stefano Leuzzi - il diametro degli scavi continuava
ad aumentare». La procura di Nicosia ha così emesso
il sequestro preventivo della cava del valore di due milioni
di euro e scritto il nome dell'imprenditore E. T, 76 anni, di
Misterbianco (Catania), nel registro degli indagati.
Per monitorare la sua azienda attraverso un sistema di riprese
dall'alto (foto)
e scoprire le irregolarità è servito il lavoro
di squadra dei nuclei dell'Arna per la tutela del patrimonio
culturale di Enna, Agira, Palermo, oltre agli uomini del reparto
per la tutela del patrimonio archeologico del corpo forestale
di Enna, coordinati dal commissario Gaetano Bognanni.
Le indagini proseguono: «Stiamo verificando - spiega il
comandante Leuzzi - che gli impianti della stessa cava risultino
a norna». Il sequestro è scattato dopo circa quattro
mesi di indagini che hanno accertato l'attività estrattiva.
Secondo gli inquirenti era svolta in contrasto con il decreto
legislativo sulla tutela dei beni paesaggistici.
Un plauso ai carabinieri arriva da Legambiente attraverso il
presidente del circolo degli Erei, GiuseppeAmato: «Non
possiamo - afferma Amato - che sottolineare la necessità
di rivedere interamente le modalità di estrazione e coltivazione
e, persino le singole concessioni pensando ad una nuova formula
di tutela integrata che salvaguardi questo importante frammento
del paesaggio». Monte Scalpello, in territorio di Agira,
a poco meno di due chilometri in linea d'area da Catenanuova,
è sito di «interesse paesaggistico» come
è stato dichiarato dall'assessorato regionale nel '98. |
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Importanti
recuperi di oggetti d’antiquariato dei Carabinieri del
Nucleo Tutela Patrimonio Culturale della Sicilia
7 luglio 2007 |
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I Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio
Culturale di Palermo hanno presentato un sintetico consuntivo
di recuperi di oggetti d’arte portati a termine nel
primo semestre dell’anno. Le attività di ricerca
si sono concentrate sul mercato antiquario di varie province
siciliane, attraverso sistematici controlli che i Carabinieri
hanno effettuato agli esercizi commerciali, alle fiere antiquarie,
ai mercatini domenicali ed alle case d’asta, non tralasciando
anche un costante monitoraggio sui vari siti web. Gli oggetti
recuperati sono per lo più di provenienza chiesastica,
seguiti da quelli provento di furti a danno di privati. Strumento
essenziale per il recupero di questi oggetti d’arte
è stata la Banca Dati delle opere d’arte rubate
gestita dai Carabinieri del Tutela Patrimonio Culturale: si
tratta della più grande banca dati al mondo, con oltre
due milioni e seicentomila files attinenti ad altrettanti
oggetti d’arte, e che viene quotidianamente alimentata
con tutte le denunce di furto relative al patrimonio culturale.
A tal fine i militari dell’Arma ribadiscono l’importanza
di possedere una idonea documentazione fotografica (meglio
se corredata da una sintetica scheda tecnico-descrittiva con
misure, materiali, autore ed epoca) per poter agevolare, in
caso di furto, l’inserimento nella Banca Dati dell’oggetto
da recuperare.
L'assessore ai Beni Culturali della Sicilia Lino Leanza, in
un comunicato stampa del 7 luglio, ha così commentato
l'operato dei carabinieri: “Il
lavoro del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale
è fondamentale è nella lotta contro chi saccheggia
l’arte siciliana e alimenta il commercio clandestino”.
Tra le opere recuperate più significative:
• Olio su tela raffigurante “San Paolino”,
sec. XIX, scuola siciliana, proveniente dal Collegio delle
suore di Maria Addolorata di Carini (PA); (foto
1)
• Olio su lastra di ardesia raffigurante “Cristo
morto sorretto da un angelo”, sec. XVI, scuola del Bronzino,
proveniente da un’abitazione privata di Bergamo; (foto
2)
• Olio su tela raffigurante il “Martirio di Sant’Agata”,
sec. XVIII, attribuito a Jacopo Alessandro Calvi detto il
“Sordino”, proveniente dalla Chiesa abbaziale
sei SS. Nicolò ed Agata di Zola Pedrosa (BO); (foto
3)
• Olio su tela raffigurante “Maria SS. Immacolata
con angeli e putti”, sec. XVIII, scuola del Borremans,
proviene dalla Reale Cappella di Sagana (PA); (foto
4)
• Coppia di Candelieri in legno dorato, torciere in
legno dorato, coppia di sculture lignee raffiguranti “putti”,
secc. XVIII e XIX, provenienti dalla chiesa di Santa Maria
e San Pancrazio di San Pietro Patti (ME).
Tutti i beni recuperati saranno restituiti alle varie diocesi
ed ai privati aventi diritto.
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Catania:
I Carabinieri recuperano importanti oggetti d’antiquariato
rubati a maggio nel catanese
23 giugno 2007
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I
carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Catania
Piazza Dante, hanno rinvenuto all’interno di un furgone
dipinti d’epoca, argenti antichi nonché materiale
chiesastico d’epoca pronti per essere introdotti nel mercato
illegale delle opere d’arte rubate. Negli ultimi tempi
le indagini dei carabinieri di Piazza Dante su i furti di antichità
si sono intensificate grazie anche alla stretta collaborazione
con gli specialisti del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio
Culturale di Palermo. L’odierno recupero rappresenta il
più importante di tutti i tempi fatto in Sicilia, sono
stati infatti rinvenuti all’interno del furgone, risultato
essere stato rubato qualche giorno fa, 27 dipinti, tutti olio
su tela, risalenti ad un epoca compresa tra la prima metà
del ‘500 e la seconda metà dell’800; 80 argenti
antichi di varie epoche, il più antico risalente ai primi
del XIII° sec., n. 24 oggetti d’arte sacra risalenti
ad un epoca compresa tra la prima metà del ’500
e la seconda metà dell’800 la maggior parte create
da maestranze messinesi (le più preziose) e francesi.
Tutte le opere rinvenute rappresentano il compendio di un furto
avvenuto nei primi giorni del mese di maggio a Catania ai danni
di un collezionista privato. Il successo dell’operazione
è da ascrivere al tempestivo e completo inserimento di
tutti i beni d’arte oggetti di furto all’interno
della Banca Dati delle opere d’arte rubate, infatti, lo
sfortunato collezionista presentandosi presso gli uffici della
Stazione Carabinieri per sporgere denuncia ha portato con se
tutte le foto delle opere che aveva preventivamente catalogato
e queste sono state immediatamente inserite all’interno
del database dagli specialisti di Palermo. La Banca Dati delle
opere d’arte rubate interamente gestita dai Carabinieri
del Comando Tutela Patrimonio Culturale di Roma, considerata
la più grande del genere al mondo, contiene infatti circa
2 milioni e 600 mila inserimenti, è facilmente consultabile
da chiunque al sito www.carabinieri.it
e consente di individuare immediatamente un’opera rubata
attraverso la riproduzione fotografica così rendendo
difficoltoso ogni tentativo di ricettazione della stessa. Le
opere rinvenute, considerate di rilevante importanza storico
artistico, saranno studiate e catalogate dalla Sovrintendenza
ai Beni Culturali di Catania con l’ausilio dei Carabinieri
del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale e quindi restituite al
legittimo proprietario. |
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Palermo:
i Carabinieri sequestrano Villa Pignatelli-Florio, sgomberate
le ventidue famiglie che da tre anni occupavano l’antica
villa storica
19 giugno 2007. |
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Palermo:
i Carabinieri sequestrano Villa Pignatelli-Florio, sgomberate
le ventidue famiglie che da tre anni occupavano l’antica
villa storica Palermo,
19 giugno 2007. I
Carabinieri del reparto operativo di Palermo e del Nucleo Tutela
Patrimonio Culturale hanno posto i sigilli a villa Pignatelli-Florio,
importante dimora storica palermitana che, da circa tre anni,
era occupata da ventidue famiglie di senzatetto. I militari
hanno poi consegnato la struttura al comune. Circa duecento
tra Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, personale della
protezione civile, operatori del 118, vigili del fuoco ed assistenti
sociali hanno effettuato lo sgombero delle famiglie fin dalle
prime ore della mattina da quella che un tempo era la dimora
dei Florio. Nel decreto di sequestro firmato dal giudice per
le indagini preliminari Maria Pino si legge “ analogamente
sussistente deve ritenersi il fumus del reato di cui all’articolo
328 c.p., avuto riguardo alla persistente inerzia degli organi
amministrativi ed in particolare dell’amministrazione
comunale, formalmente e reiteratamente sollecitata, con idonea
domanda, al compimento di atti all’evidenza caratterizzati
dal requisito dell’urgenza”. Già nel 2005,
infatti, i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale
avevano effettuato i primi sopralluoghi in via Florio. |
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Università
La Kore di Enna: I Carabinieri incontrano gli studenti di archeologia.
10 maggio 2007 |
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I
Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale della Sicilia
hanno partecipato ad un incontro con gli studenti della facoltà
di archeologia dell’Università di Enna. Nell’occasione
il Capitano Giuseppe Marseglia, comandante del reparto speciale
in Sicilia, ha tenuto una lezione durante la quale ha illustrato
la complessa attività operativa del Nucleo per la tutela
del Patrimonio Culturale. Erano presenti anche il Comandante
provinciale dei CC di Enna, colonnello Andrea Bertozzi della
Zonca, il capitano Stefano Liuzzi, decine di studenti e la docente
di archeologia cristiana della facoltà dei Beni Culturali
della Kore Basema Hamarnih. “il nostro compito è
quello di reprimere fenomeni criminali che aggrediscono il nostro
immenso patrimonio culturale – ha detto il capitano Marseglia,
rivolgendosi agli studenti – ma ci aspettiamo collaborazione
e segnalazioni da parte di tutti, voi compresi” |
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Cenuripe
(EN). I Carabinieri denunciano due giovani per scavi clandestini
10 marzo 2007 |
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I
Carabinieri della Stazione di Centuripe hanno fermato due giovani
che armati di zappe e picconi scavavano in contrada Panaria
alla ricerca di reperti archeologici.
I due, entrambi di Centuripe, disoccupati ed incensurati, rispettivamente
di 21 e 28 anni, sono stati denunciati a piede libero e segnalati
alla Prefettura di Enna per violazione della normativa relativa
al Codice dei Beni Culturali. A coglierli in flagranza di reato
i militari dell’Arma, durante uno dei servizi di controllo
straordinario del territorio rurale, predisposto dal comandante
della Compagnia di Nicosia, capitano Antonino Restuccia, al
fine di prevenire e contrastare l’incessante saccheggio
dei siti archeologici della zona. Nel corso dell’operazione
sono stati sequestrate decine di reperti e frammenti fittili
oltre agli arnesi utilizzati per lo scavo (foto).
“ E’ un buon risultato – commenta il capitano
Antonino Restuccia - Abbiamo intensificato l’attività
di controllo nell’area rurale centuripina per svariati
motivi e tra questi proprio la salvaguardia del patrimonio archeologico
locale. In tal senso la nostra azione è sinergica con
il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Palermo”.
Per quanto riguarda i reperti archeologici, Centuripe rientra
fra i maggiori centri dell’Ennese, insieme a Piazza Armerina,
Morgantina, Assoro, Calascibetta e Leonforte.
Il caso più eclatante si riferisce al 10 giugno 2005,
quando, a casa di un cinquantenne centuripino, furono rinvenute
dai militari dell’Arma in collaborazione con il nucleo
Tutela Patrimonio Culturale, 1570 monete, tra originali e falsificate,
greche e romane. |
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I
Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale hanno recuperato
la tela raffigurante il martirio di San Lorenzo trafugata nel
2003 da una chiesa di Piazza Armerina
1 marzo 2007 |
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I
Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale della Sicilia
e quelli dei comandi territoriali di Enna e di Siracusa, a conclusione
di una prolungata attività di controllo del mercato antiquario
regionale, teso a contrastare in particolare l’illecita
commercializzazione di beni del patrimonio chiesastico, hanno
recuperato la preziosa tela raffigurante il “Martirio
di San Lorenzo”, olio su tela, dimensioni
cm 232 x 170, opera risalente al 1620 ca., e trafugata, con
modalità tuttora al vaglio degli inquirenti dalla Chiesa
di San Lorenzo, detta dei “Teatini”.Si tratta di
un’opera manieristica, di scuola siciliana, che nel 2003
fu denunciata come uno dei furti più importanti perpetrato
ai danni del patrimonio chiesastico della Sicilia.Il dipinto
è stato recuperato presso un antiquario della provincia
di Siracusa. Una persona è stata denunciata per ricettazione.
Il recupero della tela è stato agevolato dal supporto
tecnico della Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti
gestito dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale,
presso la quale il dipinto rubato era stato schedato e documentato
fotograficamente, nonché grazie al riscontro informatico
della catalogazione dei beni chiesastici curata dalle Diocesi
siciliane, in esecuzione della direttiva della C.E.I..Il Comando
Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma può contare
sulla più completa banca dati del mondo, compresa nel
codice dei beni culturali e del paesaggio, con circa due milioni
e mezzo di records catalogati fra oggetti d’arte rubati
e scomparsi. Uno strumento inestimabile sotto il profilo investigativo,
gestito dai Carabinieri ma a disposizione anche delle altre
Forze di Polizia, e utile per i cittadini, che cliccando sul
sito www.carabinieri.it possono consultare il data base e accertarsi,
prima di acquistare un oggetto d’arte, che non provenga
da un furto.Il fenomeno dei furti nelle chiese siciliane, negli
ultimi anni, ha registrato un sensibile calo: 36 chiese sono
state visitate dai ladri nel 2004, 29 nel 2005 e 22 nel 2006,
anche grazie ai miglioramenti dei sistemi di sicurezza e di
allarme che negli ultimi anni sono stati adottati dalle diocesi.
La diocesi di Piazza Armerina è stata una delle prime,
in Sicilia, ad ultimare la catalogazione informatica dei propri
beni culturali chiesastici. |
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Operazione
“Ghelas”.
I Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale disarticolano
in sicilia una vasta associazione per delinquere dedita al traffico
internazionale di reperti archeologici.
31
gennaio 2007
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I
Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, a conclusione
di prolungate indagini condotte su l’intero territorio
nazionale ed anche all’estero, hanno stroncato un lucroso
traffico internazionale di importanti reperti archeologici scavati
clandestinamente da siti siciliani, disarticolando una complessa
organizzazione criminale specializzata in tale illecita attività.
L’operazione “GHELAS”, dal nome dell’antica
colonia greca di Gela, deve la sua denominazione proprio alla
località geografica di origine della maggior parte dei
personaggi componenti dell’organizzazione criminale smantellata,
che avevano ivi stabilito la loro base operativa.
I militari del reparto speciale dell’Arma, infatti, già
dal 2003, avevano cominciato una complessa indagine su tre squadre
di tombaroli, ricollegabili alle zone di AIDONE (EN), GELA (CL)
e VITTORIA (RG) e tutte collegate ad un personaggio di Gela,
tale PELLEGRINO Orazio, risultato essere uno dei capi dell’intera
organizzazione, con contatti all’estero che gli consentivano
di smerciare i reperti in ambito internazionale. Proprio in
questa fase, i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale
di Palermo effettuavano, a seguito di rogatoria internazionale,
una serie di perquisizioni e sequestri di materiale archeologico
presso due case d’aste in MONACO di BAVIERA, risultate
depositarie dei reperti siciliani smerciati dal Pellegrino.
L’Autorità Giudiziaria di Gela, contestualmente
informata dello sviluppo delle indagini, attraverso un’analisi
attenta e meticolosa delle risultanze investigative emergenti
dai due procedimenti riuniti, enucleava i gravissimi indizi
a carico degli indagati e constatava l’esistenza di una
consolidata rete di contatti che ciascuno di essi intratteneva
con gli altri correi, facendo in questo modo affiorare un complesso
ed al tempo stesso efficace sistema di associazionismo criminale
che, pur con le dovute differenze, può essere accostato
a quello delle organizzazioni di stampo mafioso.
Infatti, alla stregua delle “famiglie mafiose”,
l’organizzazione criminale poteva contare nelle aree interessate
su vari referenti dei singoli gruppi locali che avevano il compito
di gestire e controllare le singole fasi dell’attività
illecita: dalla ricerca dei reperti alla loro raccolta e distribuzione,
dalla organizzazione del loro trasferimento alla ricerca dei
compratori e dei contatti esteri, fornendosi vicendevole aiuto
e collaborazione e ponendo a disposizione della singola associazione
di riferimento gli strumenti necessari per lo scavo clandestino,
le conoscenze necessarie per ricettarli, nonché provvedendo
a far circolare tra i vari gruppi criminali il materiale autentico
dal quale poter anche ricavare dei falsi destinati alla vendita.
Nel corso delle indagini è stato, infatti, acclarato
che l’organizzazione indagata si fondava su una complessa
struttura, nell’ambito della quale ogni attore svolgeva
compiti ben precisi;
Tre erano le figure di riferimento dell’organizzazione:
quella dei “tombaroli”, che si occupavano di reperire
il “pezzo” attraverso scavi clandestini, furti o
contraffazioni; quella dei “ricettatori”, che trafficavano
il bene archeologico, “piazzando” nel paese d’origine
i beni di valore medio-basso ed all’estero quelli di valore
medio-alto; infine quella dei “committenti-ricettatori”,
che rivendevano gli oggetti a case d’asta e a noti antiquari
in tutto il mondo, come emerso a seguito di alcune rogatorie
internazionali eseguite in Spagna, Svizzera e Germania.
Parimenti, nel corso delle indagini esperite, è emerso
che ciascuno dei predetti gruppi, al fine di lucrare ulteriormente
all’interno del fiorente mercato clandestino del materiale
d’interesse storico archeologico, si occupava anche della
riproduzione e contraffazione di cose d’antichità
al fine di commercializzare le stesse come autentiche.
Durante le indagini, dirette dal P.M.-dr. Alessandro SUTERA
SARDO, sono stati recuperati circa 1600 reperti tra le tipologie
più comuni come vasi figurati, statuette fittili, monete,
oggetti in bronzo, ricollegabili ad ambiti siciliani e di epoche
e civiltà greca, punica, romana, bizantina, ed inoltre
strumenti di scavo, metal detectors, crogiuoli e conii per la
falsificazione di monete antiche.
Particolarmente rilevanti sono stati i recuperi, a seguito di
rogatorie internazionali, di importanti materiali di interesse
archeologico, eseguiti presso un antiquario di BARCELLONA (SPAGNA)
ed un privato di ZURIGO (SVIZZERA) che erano tra i principali
referenti dell’organizzazione all’estero, nonché
i contatti intercorsi tra i tombaroli siciliani e ricettatori
di altri paesi esteri quali MALTA, INGHILTERRA E STATI UNITI.
A conclusione della laboriosa fase investigativa il G.I.P. presso
il Tribunale di Gela, Dott. Lirio CONTI, su richiesta del Sostituto
Procuratore titolare dell’indagine, ha emesso 52 Ordinanze
di misura cautelare eseguite nella giornata odierna, più
altri 77 decreti di perquisizione domiciliare.
Nell’esecuzione delle misure sono stati impiegati oltre
200 militari che, fin dalle prime ore del giorno, hanno operato
in SICILIA, nelle province di CALTANISSETTA, ENNA, AGRIGENTO,
RAGUSA, CATANIA, SIRACUSA e PALERMO, e nelle regioni CALABRIA,
PUGLIA, LAZIO, ABRUZZO, EMILIA ROMAGNA, VENETO e LOMBARDIA.
Comunicato stampa dell'Ass. BB. CC. AA. On.le Nicola Leanza:
Palermo, 31 gennaio 2007
Traffico
internazionale di reperti archeologici
Leanza: “Fondamentale il lavoro del Nucleo Tutela Patrimonio
artistico”
“E’ stata portata a termine da parte dell’Arma
dei Carabinieri la più vasta operazione internazionale
da quando in Sicilia è attivo il Nucleo Tutela Patrimonio
artistico, il cui impegno si è rivelato in questi anni
fondamentale per i nostri beni, tanto da ritenere opportuno
l’apertura della sede di Siracusa. Dopo tre anni di indagini,
l’operazione “Ghelas” ha permesso il recupero
di 1600 reperti trafugati da siti importanti come Kamarina,
Himera, Morgantina, Centuripe, Montagna di Marzo, Montagna dei
Cavalli, Gela, Monte Bubbonia e da qui fatti arrivare in Spagna,
Germania e Svizzera.
Si tratta di un duro colpo alla rete di trafficanti di opere
d’arte e, ancora una volta, il lavoro del Nucleo Tutela
Patrimonio artistico è risultato decisivo nella nostra
lotta contro i saccheggi dei siti archeologici siciliani”.
Così l’assessore regionale ai Beni culturali, ambientali
e alla Pubblica Istruzione, Lino Leanza, ha commentato la scoperta
di un traffico internazionale di pezzi archeologici tra la Sicilia,
l’Europa e gli Stati Uniti.
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