Fare pace con il pianeta.
Una missione impossibile?

Gran parte (si calcola tra la metà e il 90%) della deforestazione delle foreste tropicali del nostro pianeta è in mano alla criminalità organizzata. Di fronte a tale realtà rischiano di vanificarsi tutti gli sforzi della comunità mondiale contro i cambiamenti climatici, e appaiono sempre più improbabili le forme di tutela florifaunistica e la lotta stessa contro la povertà pur meritoriamente intraprese dagli organismi più consapevoli dei Governi nazionali. A lanciare tale allarme è un rapporto di pochi anni fa del programma Onu per l'ambiente (United Nations Environment Programme) e dell'Interpol.

Da parte sua il WWF (Living Planet Report) ha a più riprese denunciato che ci troviamo in una condizione di “recessione ecologica”, in quanto l’eccessivo consumo delle risorse (un terzo in più di quelle disponibili) ci conduce fatalmente verso un debito ecologico destinato a tramutarsi in collasso.

Che percezione abbiamo del mondo che abitiamo? Di una landa desolata in cui, per volere di un dio malevolo, siamo stati scagliati? O, viceversa, di un paradiso donatoci perché insieme ad altri organismi (viventi e non) potessimo coesistere, rendendolo sempre più “domestico”, accogliente, buono da abitare e buono da pensare?

Il problema ambientale è divenuto sempre più grave e cruciale per la definizione della qualità della vita di ognuno di noi, nella misura in cui - nel corso dell’ultimo secolo ma in modo dirompente negli ultimi decenni - si è progressivamente andato delineando un rapporto conflittuale tra le attività umane (cui quasi sempre è sottesa una logica di profitto) e l'ambiente (l’ecosistema, che come una rete immateriale - o un’avvolgente placenta - tutti ci tiene insieme, uomini animali e piante).

Se dalla preistoria in poi l'uomo ha avvertito l’esigenza di adattare l’ambiente per renderlo più accogliente e sicuro, è però solo con la crescita demografica della popolazione mondiale e il (cosiddetto) progresso tecnologico della storia contemporanea che si è prodotta la fatale accelerazione che ha finito col porre a rischio l'intero sistema di cui anche l'uomo è parte integrante.

L'inquinamento, il buco nell’ozono, l’effetto serra, le piogge acide sono i fenomeni più macroscopici e, per così dire, eclatanti, quelli che interpellano la tenuta del sistema a livello planetario. Ma “fare pace con il pianeta” è un compito che concerne - purtroppo - anche altri ambiti che toccano la nostra quotidianità, le nostre giornate storiche, i nostri costumi, le nostre più pervicaci e intime tare di occidentali evoluti ormai per nulla disposti a sacrificare un briciolo della parvenza di benessere del quale ci ammantiamo per garantire un equilibrio più umano dei luoghi e delle realtà animate che li abitano.

Far pace con il pianeta, in tale prospettiva, comporta dunque recuperare uno sguardo nuovo sulle cose, acquisire una consapevolezza sulle conseguenze della nostra boria, di una crescita illimitata che ormai dovrebbe apparirci in tutti i suoi aspetti grotteschi e mistificanti.

Il rispetto della natura e delle forme di vita che la abitano, la ripulsa verso ogni disboscamento, ogni cementificazione, ogni spreco, ogni uso improprio delle risorse naturali, tutto ciò dovrebbe far parte del corredo elementarmente umano di tutti quanti intendano vivere - e non vivacchiare - da donne e uomini liberi.

Per ottenere tutto ciò occorrono certamente nuovi modi di intendere la politica, rispetto ai quali è sempre valida l’aurea massima lasciataci in eredità da Don Lorenzo Milani: “sortirne da soli, è l’avarizia; sortirne insieme è la politica”.

Un confronto su tali temi è tanto più urgente e necessario, quanto più il nostro presente appare affollato da un esercito di “avari” che ritengono di poter arraffare dal Pianeta tutto quanto ritengono serva loro e, come cantava ne l’Avvelenata Francesco Guccini, “a culo tutto il resto!”.

I relatori-introduttori al tema di questo Cortile dei Gentili saranno Anna Giordano, ambientalista, e Gaetano Sciacca, ingegnere, già responsabile del Genio Civile di Messina.

Sergio Todesco

torna indietro