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07-10-2003 |
CICLABILITA' URBANA Il Dipartimento regionale Trasporti sta valutando eventuali iniziative da intraprendere in materia di ciclabilità urbana sulla base del documento approvato, lo scorso mese di luglio, dal Consiglio di Presidenza della Federazione Italiana Amici della Bicicletta (FIAB), contenente gli "Orientamenti e Linee Guida per la Ciclabilità Urbana" (disponibile sul sito della FIAB). Il documento parte dalla considerazione che lo sviluppo della motorizzazione privata ha permesso, a lungo, un incremento della mobilità dell'individuo, ma da qualche tempo ormai si è però verificata un'inversione di tendenza. Infatti a causa dell'eccesso di motorizzazione privata, risulta compromessa la stessa mobilità individuale, che costituisce un'articolazione importante dei diritti fondamentali della persona come appaiono enunciati nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea di Nizza. La FIAB propone allora alcune soluzioni per favorire lo sviluppo e la sicurezza della ciclabilità, esigenza di sicurezza che si pone in modo particolarmente stringente a fronte dei recenti dati Istat che informano che nel 2001 sono morti 334 ciclisti, i feriti sono stati 10.339 e gli incidenti totali 11.329. L'originalità del documento è data dal fatto che, fermo restando il fine ultimo della pista ciclabile, utopia sana e pulita, sono presenti alternative per rendere più sicura ed attraente la pedalata in città. Infatti alla pagina 5 del documento si legge che "la bicicletta deve poter andare ovunque in sicurezza" ed "ogni luogo della città deve essere raggiungibile in bicicletta" e quindi tutte le strade ad eccezione di quelle a scorrimento veloce devono e possono essere rese ciclabili. "Non si tratta" si legge nel documento,"di predisporre il piano delle piste ciclabili, quanto di adottare il piano della mobilità ciclistica che deve prevedere la messa in sicurezza dell'intero reticolo stradale". Oltre alle infrastrutture riservate alla bicicletta, per le Linee Guida sono utili tutti gli interventi che costituiscono applicazione dei principi e dei criteri di moderazione del traffico ("traffic calming"), tesi a ridurre le possibilità di conflitto tra il traffico automobilistico privato e le altre forme di mobilità (mezzi pubblici, ciclisti e pedoni). Questi interventi sono quindi successivamente elencati: accesso ai centri storici riservato ai soli pedoni ed alle biciclette, istituzione delle strade con limite di velocità dei 30 Km orari, opere tese alla riduzione e rallentamento del traffico come le chicanes, i passaggi pedonali e gli incroci rialzati, parcheggi alternati tra un lato e l'altro della strada, rialzamenti della pavimentazione stradale non estesi a tutta la larghezza della carreggiata (cuscini berlinesi), campagne educative per la promozione dell'uso della bicicletta etc… Alcune di queste iniziative sono state già adottate da alcuni grandi città. A Parigi, ad esempio, in alcune zone della città denominati "quartieri verdi" sono state da tempo istituite le strade a velocità limitata. Sempre a Parigi hanno aperto ai ciclisti le corsie degli autobus (larghe almeno quattro metri e mezzo) e l'azienda di trasporti Ratp ha organizzato un gruppo di lavoro misto ciclisti-autisti di bus per stabilire le regole di convivenza in corsia. A San Francisco la coesistenza pedali e motori è oggetto di apposite campagne pubblicitarie e si invitano gli automobilisti a lasciare almeno un metro di spazio alla propria destra quando sorpassano un ciclista, moderando la velocità. In cambio ai ciclisti viene chiesto di non guidare in modo imprevedibile. |