1. Imitando la
natura
In natura la
sostanza organica prodotta e non più "utile" alla vita (foglie
secche, feci, spoglie di animali, ecc.) viene decomposta dai microrganismi
presenti nel terreno che la restituiscono al ciclo naturale.
Le componenti
meno degradabili rimaste costituiscono l'humus, prezioso per la crescita di
altri vegetali. L'humus può essere considerato una vera e propria riserva di
nutrimento per le piante data la capacità di liberare lentamente ma
costantemente gli elementi nutritivi (azoto, fosforo, potassio sono i più
importanti), assicurando la fertilità costante del suolo.
Con il
compostaggio vogliamo imitare, riproducendoli in forma controllata e
accellerata, i processi che in natura riconsegnano le sostanze organiche al
ciclo della vita: un prefetto riciclaggio dei rifiuti organici.
In altre parole,
il processo per creare il "compost" è copiato dalla natura.
Proviamo a
pensare quante ricchezze sprechiamo con alcuni dei nostri comportamenti
abituali: cosa avviene degli scarti del nostro giardino, dell'orto e della
preparazione dei pranzi?
Bucce, pelli,
avanzi di cucina e simili finiscono generalmente in pattumiera, e vanno così
recapitati alle discariche, ossia restituiti al territorio in una forma che non
solo è inutile, ma costituisce anche un odioso "fardello", consumando
spazio e creando mega-pattumiere poco gradite alla popolazione.
Gli scarti del
giardino (erba, legno proveniente dalle potature, foglie) spesso hanno un
destino analogo; altre volte vengono bruciati, producendo inquinanti gassosi:
certo non sarà un singolo fuoco, ma nell'insieme di tanti piccoli fuochi
diventano un problema.
Secondo il
Consiglio Nazionale delle Ricerche tutte queste sostanze organiche
costituiscono un terzo dei rifiuti cittadini: non è quindi un problema di poco
conto quello di cui ci occuperemo!
I vantaggi del
compostaggio sono dunque:
1) dare un significativo
contributo alla corretta gestione dei rifiuti, diminuendo di molto il
"fabbisogno di smaltimento" in discarica o in inceneritori;
2) prevenire la produzione di
inquinanti atmosferici che si genererebbero dalla bruciatura di questi scarti;
3) garantire la fertilità del
suolo nella forma più pregiata, quella organica; si tratta dunque di una scelta
importantissima non solo per la corretta gestione dei problemi ambientali, ma
anche per la massima salute e vitalità del nostro orto o giardino, nonché,
eventualmente, delle nostre fioriture in vaso.
Insomma, recuperare le sostanze organiche presenti nei rifiuti conviene
sotto ogni punto di vista: conviene all'ambiente (meno inquinato da discariche
e inceneritori), conviene al nostro orto o ai nostri fiori, conviene perché
così si riducono i costi di smaltimento.
Conviene a tutti e a ciascuno.
2. Cosa compostare.
Le materie prime per la produzione del terriccio compostato sono tutti
gli scarti, residui ed avanzi di ogni tipo organico, biodegradabili, ovvero
aggredibili dai microbi. Vanno invece evitati i rifiuti di origine sintetica o
comunque non biodegradabili, od ancora contaminati da sostanze non
"naturali", quindi
NO
. vetro
. pile scariche
. tessuti
. vernici, altri prodotti chimici
. manufatti con parti in plastica o metalli (scatole, contenitori, oggetti
vari)
. legno verniciato
. farmaci scaduti
. carta patinata (riviste)
SI
. avanzi di cucina, come residui
di pulizia delle verdure, bucce, pelli, fondi di the e caffè
. scarti del giardino e dell'orto,
come legno di potatura, sfalcio dei prati, foglie secche, fiori appassiti,
gambi, avanzi dell'orto, ...
. altri materiali biodegradabili,
come carta non patinata, cartone, segatura e trucioli provenienti da legno non
trattato.
POCO
. avanzi di cibo di origine
animale, cibi cotti (in piccole quantità, perché altrimenti attraggono insetti
ed altri animali indesiderati)
. foglie di piante resistenti alla
degradazione (magnolia, lauroceraso, faggio, castagno, aghi di conifere): in
piccole quantità e miscelando bene con materiali più facilmente degradabili
. lettiere per i cani e gatti
(sepiolite) una volta usate: solo se si è sicuri di ottenere la igienizzazione
tramite un adeguato sistema di compostaggio ed usando le ovvie precauzioni
igieniche.
3. Una macchina biologica
Il processo di compostaggio è naturale perché tutto il merito delle trasformazioni è di batteri,
presenti naturalmente nel terreno e negli scarti, che degradano e trasformano
la sostanza organica.
Tali batteri hanno bisogno per la loro vita dell'ossigeno presente
nell'aria: si tratta infatti di batteri "aerobici". In carenza di
ossigeno si attivano altri microrganismi e iniziano fermentazioni e
putrefazioni, con produzione di sostanze meleodoranti.
La trasformazione che subisce la materia organica ad opera dei batteri
comporta un gran consumo di ossigeno.
E' bene che l'ossigeno necessario non venga sottratto all'aria presente
nel terreno, perché questa è necessaria all'attività biologica del suolo e per
la stessa respirazione delle radici.
Il compostaggio trasforma (o degrada) le molecole organiche complesse in
composti chimici più semplici e stabili, quali per esempio i sali minerali,
l'acqua. l'anidride carbonica: è stabile quel compost nel quale gran parte
delle trasformazioni chimiche sono avvenute e quelle residue non comportano eccessivo
consumo di ossigeno, né produzione di sostanze fitotossiche, cioè dannose per
le piante, che si originano durante le trasformazioni veloci e tumultuose dello
scarto organico "fresco".
Per merito dell'attività batterica la temperatura del materiale aumenta:
un aumento che può essere tale da ottenere l'effetto di pastorizzare (come il
latte!), igienizzare, o se volete "purificare" dai microrganismi
dannosi presenti negli scarti (tra questi anche gli agenti delle malattie delle
piante). Inoltre, dopo un certo tempo, le componenti meno facilmente
degradabili (lignina, cellulosa, le stesse spoglie microbiche) rimangono dando
luogo all'humus, quel serbatoio di nutrimento e di vita del terreno fertile.
4. Le 6 regole d'oro del compostaggio
Ricordiamo una cosa fondamentale: il processo di compostaggio avviene in
presenza di ossigeno, in contatto con l'aria: questa è la garanzia di una buona
trasformazione e della mancanza di cattivi odori.
Come assicurare dunque l'ossigeno necessario?
In due modi:
1) non comprimere il materiale,
sfruttare la sua porosità, che rende possibile il ricambio spontaneo di aria
atmosferica ricca di ossigeno al posto dell'aria esausta (in cui l'ossigeno è
stato consumato);
2) rivoltare periodicamente il
materiale in modo da facilitare tale ricambio. Minore è la porosità del
materiale (quando cioè vi è poco materiale di "struttura", quali
legno più o meno sminuzzato, paglia, foglie secche coriacee, cartone lacerato)
più frequenti saranno i rivoltamenti, e viceversa.
Per descrivere bene cosa avviene durante il compostaggio e come va
condotta la trasformazione, partiremo dalla tecnica del COMPOSTAGGIO IN CUMULO;
questa tecnica è infatti quella più
diffusa e immediatamente applicabile e permette una descrizione completa
di esigenze e regole di gestione. Avremo modo in seguito di conoscere le possibili alternative (compostaggio
"in contenitore" o "composter"; compostaggio "in
buca" o "concimaia") cui potremo applicare facilmente e con i
pochi, opportuni adattamenti quanto appreso.
Ecco le sei regole fondamentali del compostaggio in cumulo.
1) scegliere il luogo adatto;
2) provvedere ad una giusta
miscelazione degli scarti;
3) dare una forma ed una dimensione
appropriate al cumulo;
4) garantire il giusto contenuto in
umidità;
5) assicurare l'apporto di ossigeno
e
6) verificare l'andamento della
temperatura,
tutte riconducibili in un'unica fondamentale regola: seguire e
controllare l'evoluzione del materiale in compostaggio.
Compostare costa poca fatica, ma richiede un minimo di attenzione per
fare lavorare bene (e gratis!) la natura per noi.
1) Il luogo adatto
La collocazione ottimale della "zona cumulo" nell'orto e nel
giardino è in un luogo praticabile tutto l'anno (senza ristagni e fango
invernale: ottima l'idea di preparare una zona con del legno sminuzzato); vi
deve essere la vicinanza di una fonte d'acqua, o la possibilità di addurla con
una canna. Il cumulo va posto all'ombra: l'ideale sarebbe all'ombra di alberi
che in inverno perdono le foglie, in modo che in estate il sole non essichi
eccessivamente il materiale, mentre in inverno i tiepidi raggi solari
accelerino le reazioni biologiche.
2) La miscela ideale
La miscela ideale dei materiali organici da compostare serve:
1) a fornire in modo equilibrato
tutti gli elementi necessari all'attività microbica;
2) a raggiungere l'umidità ottimale;
3) a garantire la porosità
necessaria ad un sufficiente ricambio dell'aria.
Porosità, C/N ed umidità
Se nella miscelazione degli scarti viene attentamente ricercata una
presenza equilibrata di acqua, ossigeno, azoto e carbonio, vi sono le premesse
per una perfetta conduzione del processo. In tabella vengono riportate le
proprietà chimiche che caratterizzano le principali categorie di scarti
organici compostabili in ambito domestico; esaminiamo con ordine i tre
parametri più importanti che caratterizzano i materiali in funzione delle
miscele da approntare:
1) Porosità: deve essere
sufficiente a garantire un ricambio d'aria all'interno del cumulo (è necessaria
l'adduzione di materiali "di struttura").
2) Umidità: deve essere
sufficiente a permettere lo svolgimento delle reazioni microbiche, ma non
eccessiva, perché il ristagno di umidità determina anaerobiosi e dunque
putrefazioni, anche qui si intuisce l'importanza della miscelazione corretta,
il contenuto iniziale ideale di acqua è tra il 45 ed il 65%
3) Rapporto carbonioazoto (C/N);
il rapporto equilibrato nella miscela iniziale è compreso tra 20 e 30 (C/N
= 20 significa che per ogni grammo di azoto ce ne sono 20 di carbonio). Vediamo
cosa succede in situazioni di squilibrio. Se vi è troppo carbonio (C/N >30)
i microbi avranno una insufficiente scorta di azoto che è necessario alla loro
riproduzione; questo impedirà l'accelerazione delle reazioni di decomposizione;
il processo di compostaggio sarà dunque estremamente lento. Se vi è troppo
azoto (C/N < 20) gran parte dell'azoto, reso inutile perché eccedente le
necessità, verrà perso sprecando valore fertilizzante e provocando cattivi
odori (odore di urina) in quanto l'azoto viene generalmente liberato in forma
ammoniacale. Nella tabella si vede che carta, paglia, foglie secche e legno
hanno un contenuto di carbonio molto alto, mentre gli scarti di cucina e gli
sfalci di prato apportano più azoto (C/N basso).
umidità rapporto C/N
segatura 20 150-500
trucioli 35 120
scarti cucina 80 12-20
sfalci d'erba 80 12-15
paglia 10-15 100
foglie secche 15-30 30-60
carta e cartone bassa 200-500
Un modo semplice per garantire un buon equilibrio è quello di miscelare
sempre gli scarti più umidi con quelli meno umidi.
In questo modo si mescolano gli scarti ad alta umidità e più azotati
(sfalci, scarti di cucina) e scarti a bassa umidità e più carboniosi (legno,
foglie secche, cartone, paglia), che
garantiscono anche una buona porosità.
La "miscelazione" si può ottenere in realtà più facilmente
mediante la "stratificazione" alternata dei due gruppi di scarti
(strati alti 2/5 cm); con il rivoltamento successivamente una perfetta ed
intima miscelazione dei diversi materiali.
Per una miscela ideale è importante conservare...
Risulta evidente che bisogna provvedere ad un accumulo di materiale secco
e carbonioso da miscelare via via con gli scarti azotati e ricchi di acqua; le
potature e le foglie secche infatti si
hanno solo in inverno ...
Si può allora:
- creare una piccola zona di
accumulo delle frasche;
- farsi "regalare" in
periodi senza risulte di potatura da qualche amico falegname del truciolo o
durante l'estate della paglia da qualche contadino;
- impiegare, in alternativa delle
foglie secche; queste infatti soprattutto se particolarmente coriacee e
grossolane (magnolia, lauroceraso) riescono a garantire una certa
"porosità" di accumulo anche in assenza di legno anche del cartone
spezzato grossolanamente, se ve ne è in abbondanza va bene;
- recuperare i
"sovvalli" (scarti grossolani provenienti dalla vagliatura,
costituiti generalmente da materiali legnosi) dei cumuli precedenti;
- utilizzare le tosature di siepe,
abbondanti durante la bella stagione; in mancanza di materiali legnosi queste
possono essere spezzate grossolanamente per garantire una sufficiente porosità
al cumulo. Se vi è già abbondanza di materiali legnosi, invece, le tosature di
siepe possono essere triturate più finemente (con un trituratore) per favorirne
la decomposizione: infatti, contenendo sia parti legnose che verdi, hanno già
di per sè un C/N ed un contenuto d'acqua equilibrato, e si compostano dunque
generalmente bene.
4) La forma e la dimensione del cumulo.
Dopo una fase di stoccaggio iniziale, che ha lo scopo di raccogliere il
materiale da compostare e miscelarlo, si deve costituire il cumulo di materiale
pronto per il compostaggio.
Si può consigliare di dare al cumulo una forma "a trapezio"
durante l'estate (per assorbire gran parte delle piogge e sostituire l'acqua
via via evaporata); tendete invece al "triangolo" verso l'inverno per
garantire lo sgrondo di gran parte delle piogge e non inumidire eccessivamente
il cumulo in un periodo in cui l'evaporazione è scarsa.
La dimensione da fornire al cumulo tiene conto anzitutto della quantità
di scarti a disposizione e della opportunità di non stoccarli per periodi
eccessivamente lunghi.
Per trattenere almeno parte del calore prodotto dalla trasformazione
microbica (il che permette di accelerare l'attività microbica e le
trasformazioni stesse) cercate di dare al cumulo almeno un'alteza di 50/60 cm.
Ricordate che una altezza eccessiva (sopra 1,3/1,5 metri) fa correre il
rischio di un compattamento del materiale sotto il suo stesso peso; con
abbondanza di materiale, dunque, meglio allungare il cumulo.
5) Il controllo dell'umidità.
L'umidità del cumulo tende a cambiare in conseguenza di piogge ed
evaporazione. Per controllare lo stato di umidità del cumulo, un test facile ed immediato è la cosiddetta
"prova del pugno"; preso un campione rappresentativo della miscela
iniziale, lo si stringe in mano; dovrebbero sgorgare tra le dita alcune
goccioline di acqua. In difetto di acqua si annaffia, in eccesso si aggiungono
scarti secchi o si rivolta in una bella giornata di sole (l'umidità in eccesso
evapora).
La giusta umidità si ottiene e mantiene:
- mediante una equilibrata
miscelazione degli scarti;
- dando la conformazione
appropriata al cumulo;
- garantendo la porosità
necessaria allo sgrondo ed al drenaggio dell'umidità in eccesso: alla base del
cumulo mettete uno strato di 10/15 centimetri di materiale legnoso che eviti il
ristagno dell'acqua e consenta di allontanare quella in eccesso
("drenaggio al piede");
- eventualmente coprendo il cumulo
con materiali impermeabili in periodi piovosi;
asportate però la copertura appena ha spiovuto, in modo da fare
riprendere appieno lo scambio dell'aria con l'esterno; l'alternativa sono i
materiale tipo "tessuto-non tessuto", semi-impermeabili all'acqua ma
ben permeabili all'aria;
- innaffiando se necessario.
6) L'ossigeno garantito
dall'aria.
In un cumulo ben poroso l'ingresso continuo di aria fresca e ricca di
ossigeno permette di rifornire continuamente i microbi dell'ossigeno che man
mano consumano per la trasformazione degli scarti organici. Se invece il cumulo
non ha una porosità sufficiente,
Il consumo di ossigeno è, soprattutto nella prima fase, più veloce
dell'ingresso di nuova aria dall'esterno dagli interstizi presenti nel cumulo.
Quello presente nel materiale si esaurisce dunque rapidamente e va integrato
rivoltando il materiale per permettere il ricambio dell'aria e rivitalizzare il
processo. L'attrezzo che permette una più agevole gestione del rivoltamento è
il forcone: con il forcone infatti si riesce anche a "disfare" gli
agglomerati di materiale che si fossero compattati, così che questi abbiano
modo di ossigenarsi bene.
Il rivoltamento è comunque opportuno anche in cumuli dotati di porosità
sufficiente, in modo da miscelare bene gli scarti e ridistribuire
periodicamente nella massa l'acqua, il calore e gli elementi nutritivi.
7) Controllate la temperatura ...
Controllare la temperatura, in modo più o meno accurato, consente di
verificare il corretto andamento del processo.
La temperatura del cumulo che si sta compostando - se ho garantito una
buona porosità e miscelazione - dovrebbe innalzarsi sensibilmente all'inizio
(se la miscelazione è stata ben eseguita ed i microbi hanno a disposizione
acqua ed elementi nutritivi in misura sufficiente) per la massiccia attivazione
delle trasformazioni microbiche; poi man mano dovrebbe diminuire ai livelli
della temperatura ambiente, parallelamente alla diminuzione di intensità delle
trasformazioni stesse.
In un cumulo poco poroso, invece, la temperatura dovrebbe crescere e
diminuire in continuazione. Come mai?
Inizialmente l'attività microbica, determinata dall'abbondanza di
ossigeno, porta all'innalzamento della temperatura mentre, quando l'ossigeno
comincia a scarseggiare, la diminuzione dell'attività microbica implica un
abbassamento della temperatura. Quando si rivolta il materiale, rifornendo
l'ossigeno necessario alla ulteriore degradazione, si determina un nuovo
innalzamento della temperatura.
Il ciclo riscaldamento/raffreddamento/rivoltamento si riproduce più
volte, con "picchi" di temperatura sempre inferiori, finchè dopo
l'ennesimo rivoltamento la temperatura del cumulo non si innalza più in modo
sensibile rispetto a quella atmosferica: ciò significa che la sostanza organica
è ben degradata e il compost è "stabile".
Rivoltamenti
Per avere un idea sulla lunghezza del ciclo sul numero e frequenza dei
rivoltamenti in cumuli con sufficiente porosità, si può consigliare:
in inverno: 1 rivoltamento dopo 25 o 30 gg., 1 altro dopo 3/5; lunghezza
del ciclo per avere il compost "fresco" da 3 a 4 mesi,
"pronto" 6/8 mesi (le basse temperature atmosferiche rallentano il
processo);
in estate: 1 rivoltamento dopo 20 gg., 1 altro dopo 2/4 mesi; 2/3 mesi
per ottenere compost "fresco", 5/6 per il "pronto".
Ovviamente, in un cumulo poco poroso il numero dei rivoltamenti deve
aumentare per garantire il necessario ricambio di ossigeno, soprattutto dopo
piogge intense e "battenti" che tendono a compattare il cumulo
diminuendone la porosità.
5. e per completare...
Come gestire gli scarti in attesa di potere fare un cumulo
Nel caso di compostaggio in cumulo va allestita una fase di stoccaggio
iniziale del materiale in attesa di raggiungere la volumetria adatta. E' bene,
onde evitare problemi di odori, assicurare già in tale fase una miscelazione
degli scarti umidi e fermentescibili con materiali secchi e porosi. Lo
stoccaggio iniziale va ordinato in modo tale da prevenire le
..."visite" di cani, gatti in una fase in cui lo scarto è ancora
appetibile perché fresco; i contenitori devono avere maglie e fessure strette
che nascondano il contenuto; possono andare bene cassoni in legno, magari
ottenuti assemblando diversi bancali; semplice ed efficace è la predisposizione
di un "silo a rete", che si può ottenere acquistando un paio di metri
di rete da recinzione, le cui estremità possono essere fissate con del filo di
ferro.
Come ottenere l'igienizzazione degli scarti problematici
Per compostare anche scarti che necessitano di igienizzazione (parti di
pianta ammalata, lettiere degli animali domestici) è bene ricordare che un
consistente aumento di temperatura della massa si ha solo laddove le dimensioni
del cumulo consentono di trattenere il calore prodotto dalle attività
microbiche. In tal caso, la sezione minima del cumulo che consente di
raggiungere la temperatura sufficiente ad una buona igienizzazione (55° - 65°C)
è di circa 1m x 1m, con lunghezza determinata dalla quantità di materiale a
disposizione.
E' evidente che tale condizione è
ottenibile solo in grandi quantitativi di materiale "fresco" ed in
grado di produrre calore per la intensa attività di trasformazione in un
periodo relativamente breve (essenzialmente lo sfalcio). In piccoli giardini
sarebbe necessario prolungare il tempo di accumulo, ma gran parte del materiale
diventerebbe nel frattempo inefficace per la produzione di calore, avendo già
subito gran parte delle trasformazioni.
Se il raggiungimento del volume sufficiente per igienizzare gli scarti
fosse "impresa" difficile o eccessivamente lunga, ci si può organizzare:
* "consorziandosi" con
parenti, amici, vicini (il che riesce bene soprattutto nel caso degli orti
urbani);
* utilizzando i "composter"
o altri sistemi di coibentazione (es. tessuto-non tessuto);
* o comunque, escludendo dal
compostaggio gli scarti che necessitano di igienizzazione (come parti di piante
malate, feci di animali domestici).
Le alte temperature e la radiazione solare estiva possono comunque
permettere il raggiungimento delle temperature di igienizzazione anche con
cumuli di dimensioni più contenute, avendo la cura di porre il materiale da
igienizzare all'interno.
Se potete, proteggete il cumulo...
E' buona norma ricoprire il cumulo, una volta allestito, con materiale
coibentante ed in grado di preservare gli scarti dall'eccessivo inumidimento od
essiccamento rendendo il cumulo nel suo complesso il più indipendente possibile
dalle condizioni atmosferiche, pur lasciandolo respirare. A tale scopo
risultano adatti i teli di juta o di tessuto-non tessuto, od uno strato di
foglie o paglia di 5/10 cm.
Legno e ramaglie
I materiali grossolani e particolarmente quelli legnosi, vanno
adeguatamente sminuzzati. In mancanza di uno specifico trituratore (ormai
reperibile nella gran parte dei negozi di giardinaggio) si può anche procedere
con un falcetto, o anche a mano, avendo
cura di ottenere pezzi di dimensioni comprese tra i 10 ed i 30 cm. A differenza
della triturazione meccanica, questa procedura difficilmente assicura una buona
degradazione del legno (le cui fibre non vengono "lacerate" e dunque
sono refrattarie all'azione microbica): tuttavia sarà ugualmente possibile
sfruttare la porosità conferita dal legno al cumulo, il che permetterà una
facile trasformazione (e senza problemi!) degli altri scarti; il legno residuo
potrà poi essere separato con la vagliatura finale e reimpiegato per la
miscelazione con altri scarti freschi nei nuovi cumuli.
La sminuzzatura manuale è dunque particolarmente consigliabile laddove vi
sia carenza di materiali legnosi, in quanto consente di reimpiegarli più volte,
in diversi cicli di compostaggio.
Come si misura la temperatura
La temperatura va rilevata ad una profondità di almeno 30/40 cm, per non
risentire dell'influenza della temperatura atmosferica sul materiale esterno.
A tale scopo si rivelano adatti i termometri "industriali", in
vetro o, meglio ancora perchè più robusti, in metallo con quadrante di lettura
tondo (costo contenutissimo: 40.000/50.000 lire) graduati generalmente da 0° a
100°.
Attenzione: nel caso di termometri di vetro, per sfruttare l'intera
lunghezza del termometro ed evitare di rompere il puntale, che rilascerebbe
vetro e mercurio nella massa, vi consigliamo di "fare strada" al
termometro creando un foro di sufficiente larghezza con un bastone o un
manicotto di metallo; poi vi si introdurrà l'intero termometro, che una volta
estratto con cura darà lettura della temperatura a una buona profondità.
Una alternativa tradizionale, semplice ma efficace, soprattutto per i
soggetti dotati di ... buona sensibilità, è il rilievo grossolano della temperatura
con la mano, che già di per sè consente di verificare se l'interno del cumulo è
caldo (e quanto) o freddo e di confrontare tale riscontro con quanto atteso
nelle diverse fasi del compostaggio.
Troppo umido, troppi odori
Ecco come interpretare alcuni dei più evidenti "sintomi di
malessere" di una cattiva miscelazione e gestione del cumulo.
Cumulo "freddo":
significa mancanza di ossigeno per eccesso di umidità (rivoltare per
favorire l'evaporazione, miscelare con scarti più secchi) o se ciò non risulta
alla "prova del pugno", mancanza di azoto rispetto all'eccesso di
carbonio (miscelare scarti con molto azoto, aggiungere un fertilizzante azotato
come l'urea o la pollina);
Cumulo che produce odori:
significa presenza di putrefazioni per eccesso di acqua (nel caso di
odori "di marcio") o eccesso di azoto (odori di urina); questi
problemi possono essere agevolmente prevenuti con una corretta miscelazione.
Come evitare gli odori
Un compostaggio ben condotto non deve produrre odori sgradevoli. Se accade
vuol dire che il sistema di trasformazione biologica che porta alla
degradazione dello scarto organico si "inceppa", per due possibili
ragioni:
- eccesso di azoto (basso C/N
della miscela) e liberazione dello stesso in forma ammoniacale (odore di urina);
- condizioni anaerobiche (cioè
mancanza di ossigeno per scarsa porosità o eccesso di umidità) con putrefazioni
e produzione di sostanze che producono odori.
Ecco le misure di prevenzione:
* provvedete ad una giusta
miscelazione degli scarti, sin dalla fase di accumulo, evitando sia gli eccessi
di azoto (C/N equilibrato) che di umidità ed assicurando la porosità
necessaria;
* conferite e mantenete una giusta
porosità nel materiale mediante una opportuna aggiunta di materiale
"strutturante" (legno, foglie secche, cartone lacerato
grossolanamente);
* assicurate il drenaggio al
"piede" del cumulo, con uno strato di fascine o trucioli di 10/15
centimetri;
* rivoltate quando necessita
(soprattutto in cumuli poco porosi) per rifornire di ossigeno l'interno del
cumulo;
* coprite eventualmente il cumulo
con materiali "filtranti"; rispondono a questi requisiti i materiali
con un'alta superficie reattiva, quali la terra (quella argillosa in
particolare) e soprattutto il compost maturo.
6. Tanti modi di compostare
Abbiamo ora tutti gli elementi per affrontare il compostaggio con altri
sistemi. Tutte le considerazioni sin qui svolte (sulla miscelazione, l'umidità,
la porosità, ecc.) mantengono ovviamente la loro validità; indichiamo qui solo
le specifiche differenze, i vantaggi ed i problemi conseguenti all'adozione di
un certo sistema di compostaggio, ed alcuni consigli per rendere anche tale
sistema efficace con i migliori risultati.
IL COMPOSTER
I composter sono contenitori di forme (cilindrica, troncoconica, a
sezione esagonale ecc.) e volumetrie variabili (generalmente da 200 a 1.000
litri). La possibilità di circolazione dell'ossigeno e il grado di isolamento
termico differenziano le tipologie costruttive più diffuse: alcune prevedono
una fessurazione nella parte bassa delle pareti laterali, altre fessure
regolabili accoppiate al sistema di copertura; alcuni composter recano una
serie di costolature sporgenti dalle pareti interne, per tenere distanziato lo
scarto e permettere il passaggio dell'aria tra questo e le pareti; qualche
soluzione tecnologica prevede sistemi per garantire l'isolamento termico
("coibentazione") della massa in compostaggio.
vantaggi: occultamento visivo del materiale se necessario in situazioni
particolari (piccoli giardini, presenza di animali in cortile); indipendenza
dalle condizioni atmosferiche; possibilità di ottenere una buona
igienizzazione, soprattutto se il composter è coibentato, anche con pochi
scarti o in stagioni molto fredde;
problemi: difficile l'aerazione mediante rivoltamento soprattutto se il
composter non è apribile sul lato;
consigli pratici: si consiglia di gestire il carico del composter in modo
tale che la massa di scarto mantenga una buona porosità per evitare fenomeni
putrefattivi che genererebbero sostanze maleodoranti; nel caso del compostaggio
in contenitore risultano infatti essere generalmente problematici i
rivoltamenti periodici della massa, specie nel caso di composter non apribili
su almeno un lato; una soluzione potrebbe essere adottata posizionando alla
base del composter delle fascine di legno che permettono di conservare un
flusso di aria, dalle fessure o dal fondo forato, all'interno del composter.
Alcune soluzioni tecnologiche interessanti prevedono la costruzione di
composter dotati di un cassone forato rotante per favorire l'aerazione della
massa e per migliorare la miscelazione del materiale posto all'interno; questo
permette una agevole gestione dei rivoltamenti.
LA CONCIMAIA O "COMPOST IN BUCA"
Molti di voi la conoscono anche come "rudera": è un vecchio
sistema di compostaggio che, con alcune attenzioni e modifiche, può risultare
valido consentendo buoni risultati senza alcun problema.
Questo sistema si basa sulla predisposizione di una buca in cui si
accumulano gli scarti organici, ad imitazione delle concimaie agricole
destinate ad accogliere il letame in corso di trasformazione.
vantaggi: lo scarto viene "nascosto", il che può essere un
vantaggio per piccoli giardini in cui si temono rapporti problematici con il
vicinato; timori che comunque generalmente non hanno ragione di esistere,
perché un cumulo ben predisposto e seguito con attenzione, oltre a non dare
problemi olfattivi, è senz'altro molto bello da vedere: offre infatti un'idea
di gestione ordinata degli scarti organici in armonia con i cicli naturali
degli elementi; si può dunque senz'altro ... essere fieri del proprio cumulo!
problemi: per chi ci ha seguito sin qui nelle considerazioni su cosa
avviene durante il compostaggio e sulle esigenze da rispettare, è facile
comprendere che la concimaia, se non gestita bene, presenta due particolari
situazioni problematiche:
a) la tendenza ad accumulare acqua, soprattutto se impermeabilizzata sul
fondo;
b) una insufficiente superficie di scambio dell'ossigeno con l'esterno,
in quanto solo la fascia superiore degli scarti accumulati è a contatto con
l'aria: è più facile dunque che le porzioni inferiori del materiale depositato
abbiano carenza di ossigeno, andando incontro a putrefazioni.
Certo tali problemi sono (erano) insignificanti in situazioni in cui
l'abbondanza di superficie rendeva ... sopportabile l'allungamento del processo
e la lontananza di altre abitazioni rendeva innocui gli odori che eventualmente
si sviluppavano per le putrefazioni alla base della buca. Oggigiorno, però, questi
sono problemi che vanno considerati e gestiti con alcuni piccoli, ma
essenziali, accorgimenti.
consigli pratici: chi possiede già una concimaia e un po' per abitudine,
un po' per ... "affetto" vuole continuare ad impiegarla, può ovviare
con una certa facilità ai due problemi sopra descritti:
a) garantendo il drenaggio dell'acqua sul fondo della buca (mettendo uno
strato di ghiaia e/o dei tubi drenanti che allontanino l'acqua; o adagiando sul
fondo della buca un bancale sul quale poi depositare il materiale organico, in
modo che l'acqua sgronderà attraverso le fessure del bancale)
b) tenendo discosti gli scarti dalle pareti della buca, in modo da fare
circolare l'aria tra queste ed il materiale organico; anche a tale scopo può
essere utile (ed intelligente!) "foderare" le pareti della buca con
dei bancali che, tenendo gli scarti lontano dalle pareti, consentono il
ricambio d'aria e l'ossigenazione del materiale.
7. Alcune ricette per l'impiego e ... buon divertimento !
Humus e compost
La sostanza organica nel terreno, pur rappresentando una percentuale
molto bassa (2-4% in peso del suolo), costituisce l'elemento fondamentale della
fertilità agronomica, cioè la migliore condizione per ospitare la vita
vegetale. La sostanza organica, se ben humificata, contribuisce al
miglioramento delle proprietà biologiche, fisiche e chimiche di un terreno.
Proprietà biologiche: la sostanza organica è la sede ed il nutrimento dei
microrganismi responsabili dei cicli degli elementi nutritivi essenziali alla
vita vegetale.
Proprietà fisiche: le particelle di sostanza organica, facendo da
"collante", contribuiscono in modo determinante alla formazione di
una buona struttura, intesa come aggregazione delle particelle di suolo in modo
da avere i rapporti tra terreno, aria ed acqua più favorevoli alla vita animale
e vegetale nel suolo, rendere i terreni argillosi più porosi e lavorabili e
permettere di trattenere l'acqua in quelli sabbiosi.
Proprietà chimiche: la sostanza organica contiene già spontaneamente ed è
in grado di trattenere gli elementi nutritivi apportati per altra via al
terreno (azoto, fosforo e potassio i più importanti); tali elementi, una volta
"immagazzinati" nella sostanza organica, vengono liberati
gradualmente e così resi disponibili per l'assorbimento radicale.
Per ottimizzare le sue qualità, la sostanza organica deve essere presente
in forma "stabile", non più soggetta a trasformazioni consistenti;
deve cioè aver subito una parziale decomposizione ed una humificazione più o
meno spinta. Per humificazione si intende il processo naturale di
trasformazione della sostanza organica originaria in humus che rappresenta il
complesso in grado di esercitare le proprietà sopra descritte al massimo grado.
La gestione degli scarti organici per farne compost mira appunto a raggiungere
questi obiettivi.
C'è compost e compost
In dipendenza dai tempi di compostaggio si distinguono essenzialmente tre
tipi di compost:
- compost fresco (2/4 mesi nel
caso di compostaggio in cumulo): compost ancora in corso di trasformazione
biologica. E' un prodotto ancora ricco in elementi nutritivi fondamentali per
la fertilità del suolo e la nutrizione delle piante, grazie alla facilità con
cui può rilasciare tali elementi nel corso delle ulteriori trasformazioni cui
deve sottostare; evitate l'applicazione a diretto contatto con le radici perchè
non è sufficientemente "stabile"; da impiegare nell'orto ad una certa
distanza di tempo dalla semina o dal trapianto della coltivazione;
- compost pronto (5/8 mesi):
compost già stabile in cui l'attività biologica non produce più calore; a causa
delle trasformazioni più lente ha un effetto concimante meno marcato; possibile
l'impiego per la fertilizzazione dell'orto e del giardino subito prima della
semina o del trapianto;
- compost maturo (12/18/24 mesi):
compost che ha subito una fase di maturazione prolungata; è il compost che
possiede il minor effetto concimante, ma che presenta caratteristiche fisiche
(grado di affinamento) e di perfetta stabilità, idoonee al contatto diretto con
le radici e i semi anche in periodi vegetativi delicati (germinazione,
radicazione, ecc.); indicato soprattutto come terriccio per le piante in vaso e
per le risemine e rinfittimenti dei prati.
Come aumentare il potere concimante del compost.
Può essere utile, soprattutto quando il compost viene impiegato per la
concimazione di fondo dell'orto e del giardino, cercare di aumentare il suo
potere concimante (compost "integrato"). Siccome gli scarti organici
a disposizione in ambito familiare sono tendenzialmente poveri in fosforo (P) e
potassio (K), vi possono essere aggiunti fertilizzanti ricchi di questi
elementi, sia di origine industriale che naturali. Le dosi consigliate per
ottenere un compost con potere concimante equilibrato sono indicate nella
tabella sottostante. E' sempre utile aggiungere tali elementi al compost
anziché al terreno perché la sostanza organica contenuta nel compost li
protegge dall'assorbimento che le particelle del terreno potrebbero esercitare
nei loro confronti, e li mantiene invece disponibili per la nutrizione
radicale.
IPOTESI DI INTEGRAZIONE:
Quantità di integratore da spargere su un metro quadro di materiale
(ripetendo l'operazione ogni 20/30 cm. di crescita in altezza
FOSFORO FOSFORITE 500 grammi
PERFOSFATO 700/800 grammi
POTASSIO CENERE DI LEGNA 1,5 chili
SOLFATO DI
POTASSIO 300 grammi
CLORURO DI
POTASSIO 300 grammi
Costruzione di giardini (aiuole, terrapieni, ecc.): il compost può essere
utilizzato per la fertilizzazione "di fondo" (pre-semina) in aggiunta
alla terra acquistata generalmente all'esterno, che si presenta normalmente
molto povera di sostanza organica e dunque poco fertile.
tipo di compost: compost pronto;
dosi e consigli: aggiungere compost in quantità ingenti (10-15 kg/mq:
ossia una carriola ogni 2 metri quadri circa) miscelando bene con vangatura o
zappatura nei primi 10/20 cm di terreno; non è necessaria una vagliatura
spinta, anche se può favorire l'amalgama compost/terreno; eventualmente
impiegate compost "integrato" per avere un maggiore effetto
concimante.
Manutenzione tappeti erbosi: per risemine e rinfittimenti di
prati degradati.
tipo di compost: compost maturo e ben raffinato (vagliato a 10 mm);
dosi e consigli: distribuire il compost in strato sottile (0,5 cm) ed
omogeneamente su tutta la superficie da riseminare, miscelando eventualmente
con sabbia o terra; poi seminare.
Orticoltura in pieno campo
tipo di compost: compost pronto o fresco a seconda dell'intervallo di
tempo tra l'applicazione e la semina o il trapianto della coltivazione;
dosi e consigli: 2-3 Kg/mq di compost, meglio se "integrato",
non necessariamente raffinato e maturo; integrare il compost nel terreno nel
periodo autunno-invernale (compost fresco) o primaverile (compost pronto);
viene interrato con la lavorazione principale (vangatura) oppure con le
lavorazioni complementari (zappatura) tra un ciclo di coltivazione e l'altro;
se nell'arco dell'anno si prevedono più cicli colturali il compost viene
distribuito sempre prima della semina o del trapianto interrandolo almeno nei
primi 10-15 cm di suolo; in questo caso va impiegato compost pronto, per il
breve intervallo previsto tra applicazione del compost e impianto della
coltivazione. Dal momento che 2/3 Kg corrispondono a circa 5 litri, una
carriola (capienza 50/60 litri) è adatta alla fertilizzazione di circa 10 mq.
di terreno.
Impianto di arbusti od alberi: per evitare il compattamento sul fondo
della buca e fornire una parte degli elementi nutritivi necessari alla crescita
della pianta.
tipo di compost: compost pronto o compost maturo;
dosi e consigli: sono sufficienti 5/10 cm. di compost sul fondo della
buca; è una pratica estremamente delicata se la pianta da mettere a dimora ha
radici nude; in questo caso meglio utilizzare compost ben maturo e per una
rapida ripresa vegetativa, assicurarsi che il compost ricopra l'apparato
radicale; nel caso di piante con zolla, per il compost può anche non essere
richiesta una maturazione spinta.
Floricoltura in contenitore (vaso, fioriera): in sostituzione parziale o
totale dei terricci torbosi, la cui importazione dall'estero costituisce un
forte aggravio della bilancia dei pagamenti.
tipo di compost: compost maturo e ben raffinato (vagliato a 10 mm.);
dosi e consigli: le applicazioni di compost in questo contesto dovrebbero
essere variabili in relazione al tipo di pianta coltivata; l'indicazione di
massima è comunque la miscela di torba o terriccio torboso con compost
raffinato in percentuali uguali in volume (50%+50%), fatta la sola eccezione
per le piante acidofile (es. rododendri, azalee) che richiedono alte
percentuali di torbe bionde in quanto queste garantiscono le condizioni di
acidità loro gradite. Dato il contatto diretto con le radici delle piante è
fondamentale l'applicazione di compost ben maturo; qualora non fosse seguita
questa indicazione potrebbero sorgere dei problemi a causa della tossicità
residua del compost per la non perfetta stabilizzazione della sostanza
organica; con il tempo potrete anche spingervi gradualmente ad impiegare dosi
superiori di compost, sino al 90 e persino al 100%, con l'unico requisito di
una buona maturità e raffinazione.
Pacciamatura
La pacciamatura è una pratica di copertura della superficie di un suolo
coltivato per evitare la crescita di malerbe, per mantenere relativamente elevata
la temperatura del suolo anche nei mesi invernali e per diminuire
l'evaporazione di acqua nei mesi estivi. I residui della raffinazione del
compost ("sovvalli", cioè i materiali lignei grossolani relativamente
indecomposti che non passano attraverso le maglie del vaglio) possono essere
utilizzati in qualità di pacciamante, in sostituzione ad esempio delle cortecce
di conifere abitualmente impiegate. Le quantità devono essere tali da
permettere una stratificazione di copertura di 3-5 cm (30-50 litri/mq). In
genere viene utilizzato sulla fila di una coltura (orticola o frutticola) o al
piede di arbusti ornamentali o alberelli appena impiantati, per evitare la
competizione con le malerbe.
Autori: Massimo Centemero, Lorenzo De Scrilli,
Enzo Favoino, Pietro Marino,
del Gruppo di Studio sul
Compostaggio della Scuola Agraria del Parco di Monza