Dov'è l'amianto
Sono
da considerarsi a rischio soprattutto gli edifici costruiti negli anni '60, '70
e '80. In questi edifici la pericolosità deriva essenzialmente dalla friabilità
dei materiali, cioè dalla effettiva possibilità di rilascio di fibre
nell'ambiente. I materiali con amianto possono infatti essere friabili (se possono essere facilmente sbriciolati o ridotti
in polvere con la semplice pressione manuale) o compatti
(se possono essere sbriciolati o ridotti in polvere solo con l'impiego di
attrezzi meccanici).
I materiali friabili possono rilasciare fibre con
facilità e in quantità elevate, soprattutto in caso di interventi di
manutenzione. Sono costituiti da intonaci o
rivestimenti applicati a spruzzo a scopo antincendio, fonoassorbente o
anticondensa, ma si possono trovare anche in controsoffitti o in cartoni e
pannelli vicino impianti di riscaldamento, o ancora nelle guarnizioni delle
porte tagliafuoco e nei tessuti antifiamma. Si trovano soprattutto in
edifici ad alto rischio di incendio, teatri e cinema, sale da concerto e da
ballo, biblioteche, palestre, piscine, edifici prefabbricati con struttura portante
in metallo, centrali termiche. Sono frequenti anche, ma lo vedremo più avanti,
anche nelle strutture prefabbricate.
Foto tratta
da “La bonifica delle coperture in amianto-cemento” di F. D’Orsi, A. Marconi,
E. Renna (BE-MA) |
Per i manufatti in cemento-amianto va fatto un discorso a parte. Questi materiali infatti, estremamente diffusi nell'edilizia (civile, industriale e agricola), in normali condizioni di esercizio rilasciano fibre con estrema difficoltà, perché l'amianto è legato in una matrice stabile. Una prolungata esposizione agli agenti atmosferici determina però la progressiva alterazione della matrice, ed un elevato potenziale di rischio legato al rilascio di fibre nell'ambiente. Discorso analogo può essere fatto per qualsiasi altro intervento di aggressione meccanica o chimica che, a qualunque titolo, possa interessare l'integrità della matrice cementizia di questi manufatti.
Esistono specifiche norme
tecniche per la valutazione del rischio, il controllo, la manutenzione e la
bonifica dei materiali contenenti amianto nelle strutture edilizie, norme
emanate con il Decreto del
Ministero della Sanità 6 settembre 1994 (pubblicato sul
supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale
della Repubblica Italiana n° 288 del 10 dicembre 1994). Secondo tale decreto è
opportuno, nel caso di una struttura edilizia che si sospetta possa contenere
amianto friabile, elaborare un "programma
di ispezione" che preveda:
q ricerca della documentazione tecnica disponibile sull'edificio per verificare le modalità costruttive;
q ispezione dei materiali per identificare quelli friabili e potenzialmente contenenti fibre di amianto;
q verifica dello stato di conservazione dei materiali friabili con eventuale campionamento ed analisi (nel campionamento vanno evitati interventi che potrebbero contaminare gli ambienti circostanti);
q mappatura delle zone a rischio in cui sono presenti materiali con amianto, e registrazione delle informazioni raccolte in apposite schede (allegate al decreto ministeriale) da conservare come documentazione da parte dei proprietari degli edifici.
Un ultimo cenno deve essere
fatto sulle cosiddette "pietre verdi":
si tratta di rocce utilizzate a fini ornamentali, o frantumate per la
produzione di inerti, contenenti alcune specie minerali che rientrano nella
famiglia dei "minerali di amianto". Nell'allegato 4 al
Decreto del Ministero Sanità 14 maggio 1996 viene riportata - sulla base
delle informazioni di natura petrografica oggi disponibili in letteratura - una
classificazione di tali rocce in funzione del contenuto mineralogico.
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Quando le "pietre verdi" vengono lavorate (per taglio, frantumazione, abrasione, ecc.) possono liberare fibre di amianto, e pertanto qualunque attività che comporti una alterazione dello stato fisico di tali rocce - non solo attività di tipo estrattivo ma anche sbancamenti, scavi, gallerie ecc. - può essere considerata a rischio.