COOPERAZIONE GIUDIZIARIA TRASNAZIONALE E MANDATO DI ARRESTO
EUROPEOPalermo 30/06/2005 - Tracciare i confini,
analizzare i temi e le motivazioni di uno strumento di legge
messo a disposizione dal Consiglio dell’Unione Europea e
recepito dal Parlamento Italiano, ma che non ha mai
coinvolto l’opinione pubblica: la Cooperazione giudiziaria e
il mandato di arresto europeo sono la base potenziale del
futuro diritto penale europeo e offrono un motivo per
riflettere sulla società nella sua interezza e sulle pesanti
ricadute economiche della criminalità organizzata. La
conferenza di studio su “Cooperazione giudiziaria
internazionale e mandato di arresto europeo” - in programma
il 24 e 25 giugno scorsi al Castello Utveggio, sede del
Cerisdi – ha analizzato, attraverso l’intervento di
specialisti, giuristi e politici, le motivazioni e i limiti
di questo strumento innovativo che incide profondamente sul
sistema della cooperazione giudiziaria trasnazionale. Le due
giornate di studio sono state organizzate da una partnership
istituzionale fra la Rappresentanza italiana di Eurojust, la
Procura Nazionale Antimafia, la Procura Generale e la
Procura della Repubblica di Palermo. “L'espressione "mandato
di arresto europeo" sembra nascondere il riferimento ad un
sistema giudiziario europeo, ad un PM europeo – ha spiegato
il Procuratore della Repubblica Pietro Grasso – ma non è
così, perchè non esiste ancora una Giustizia europea. La
nuova normativa mira, piuttosto, ad una dialettica diretta
fra le magistrature, sostituendo nei Paesi U.E, la
tradizionale estradizione, caratterizzata da decisioni che
spettavano non alla magistratura, ma alle Autorità
politiche. In materia di mandato di arresto europeo si è
dovuto registrare un significativo deficit informativo che
ha fatto apparire all'opinione pubblica italiana la legge
attuativa della decisione del Consiglio dell'Unione Europea
come uno strumento calato dall’alto, non preceduto dal
dibattito scientifico e parlamentare che la delicatezza
dell'argomento imponeva”. “Un deficit informativo che non fa
comprendere l'Europa alla gente, con le conseguenze che si
sono avute in occasione delle recenti consultazioni
referendarie di Francia e Olanda”, ha commentato Giovanni
Ilarda, Sostituto Procuratore Generale della Repubblica e
Presidente della Comitato scientifico e organizzativo. “Il
mandato d’arresto europeo è uno strumento basilare per
contrastare la criminalità organizzata nelle sue proiezioni
ultranazionali”, ha concluso l’Avvocato Generale Vittorio
Aliquò.
Tra i relatori presenti al convegno: Lorenzo Salazar
(magistrato del Gabinetto del Commissario per il Portafoglio
Giustizia, Libertà e Sicurezza – Bruxelles), Carmine Lamanda
e Carmine De Robbio (Capitalia), Andrea Manzella, Carlo
Secchi, Cesare Martellino, Gabriele Iuzzolino, Alessandro
Pansa, Giovanni Pepi, Ettore Artioli, Carlo Rotolo, Paolo
Mengozzi, Giovanni Pitruzzella, Francesco Lo Voi, Francesco
Bertorotta, Giovanni Tranchina.
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