Assessorato Regionale del Lavoro della Sicilia

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COMUNICATO STAMPA DEL 15/10/2007


OPERAI ROMENI SEGREGATI, LO SDEGNO DI FORMICA

FORMICA, AN:LA REGIONE  E’ PER UNA LOTTA SENZA QUARTIERE ALLA SCHIAVITU’ E ALLO SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI

          Proprio in queste ore i dati del Centro prevenzione infortuni ci confortano con un calo di irregolarità nei cantieri di Palermo (ma realisticamente, il dato potrebbe essere proiettato anche nelle altre province siciliane), grazie all’azione preventiva e di controllo del territorio impressa dagli ispettorati al Lavoro e dai militari dell’Arma e ad una nuova consapevolezza culturale che si va affacciando nel mercato del lavoro (una consapevolezza, comunque, che va sempre consolidata, ripensata e riaffermata).

Ma proprio in queste ore le agenzie battono la notizia di nove operai romeni segregati, privati del passaporto e costretti a lavorare in condizioni disumane in un cantiere edile della provincia di Catania, reato per il quale la Procura della Repubblica ha convalidato l’arresto dei tre titolari del cantiere. I tre imprenditori avrebbero addirittura minacciato e picchiato gli operai dell’Est ridotti in schiavitù: «Ridurre qualcuno in schiavitù in una società evoluta come la nostra e se pensiamo che siamo nel Terzo Millennio, è quanto di più riprovevole possa concepirsi», ha tuonato Santi Formica, assessore regionale al Lavoro.

Per l’esponente di AN al governo della Regione Siciliana, «il lavoro nero priva milioni di uomini, italiani e stranieri, dei loro diritti fondamentali e, come in questo episodio gravissimo, anche della loro umanità, ecco perché come politica e come istituzioni dobbiamo innalzare il nostro sdegno e il nostro interdetto morale a mo’ di cinta muraria contro chi nega ogni idea di sviluppo sociale, di qualità della vita e di sicurezza della stessa per i lavoratori. Sfruttare in maniera criminale e ridurre in schiavitù chi ha bisogno di lavorare è un’idea folle che ostacoleremo con tutti i mezzi a nostra disposizione ponendo in essere tutte quelle misure di prevenzione – senza peraltro voler fare gli sceriffi – che saranno utili per arginare fenomeni di questo tipo, che non rendono certo lode alla nostra idea di democrazia».


(Claudio Zarcone)

 

 
   
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