OPERAI ROMENI SEGREGATI, LO SDEGNO DI FORMICA
FORMICA, AN:LA REGIONE E’
PER UNA LOTTA SENZA QUARTIERE ALLA SCHIAVITU’ E ALLO
SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI
Proprio
in queste ore i dati del Centro prevenzione infortuni ci
confortano con un calo di irregolarità nei cantieri di
Palermo (ma realisticamente, il dato potrebbe essere
proiettato anche nelle altre province siciliane), grazie
all’azione preventiva e di controllo del territorio impressa
dagli ispettorati al Lavoro e dai militari dell’Arma e ad
una nuova consapevolezza culturale che si va affacciando nel
mercato del lavoro (una consapevolezza, comunque, che va
sempre consolidata, ripensata e riaffermata).
Ma proprio
in queste ore le agenzie battono la notizia di nove operai
romeni segregati, privati del passaporto e costretti a
lavorare in condizioni disumane in un cantiere edile della
provincia di Catania, reato per il quale la Procura della
Repubblica ha convalidato l’arresto dei tre titolari del
cantiere. I tre imprenditori avrebbero addirittura
minacciato e picchiato gli operai dell’Est ridotti in
schiavitù: «Ridurre qualcuno in schiavitù in una società
evoluta come la nostra e se pensiamo che siamo nel Terzo
Millennio, è quanto di più riprovevole possa concepirsi»,
ha tuonato Santi Formica, assessore regionale
al Lavoro.
Per
l’esponente di AN al governo della Regione Siciliana, «il
lavoro nero priva milioni di uomini, italiani e stranieri,
dei loro diritti fondamentali e, come in questo episodio
gravissimo, anche della loro umanità, ecco perché come
politica e come istituzioni dobbiamo innalzare il nostro
sdegno e il nostro interdetto morale a mo’ di cinta muraria
contro chi nega ogni idea di sviluppo sociale, di qualità
della vita e di sicurezza della stessa per i lavoratori.
Sfruttare in maniera criminale e ridurre in schiavitù chi ha
bisogno di lavorare è un’idea folle che ostacoleremo con
tutti i mezzi a nostra disposizione ponendo in essere tutte
quelle misure di prevenzione – senza peraltro voler fare gli
sceriffi – che saranno utili per arginare fenomeni di questo
tipo, che non rendono certo lode alla nostra idea di
democrazia».
(Claudio Zarcone)
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