Apprendistato: Scoma risponde alla Confesercenti
Palermo 29/06/2005 - «E’ comprensibile la difficoltà a
seguire i mutamenti normativi in materia di lavoro ed anche
il continuo susseguirsi di disposizioni, ma è anche vero che
la nuova circolare sull’apprendistato – che è stata
concertata dalle parte sociali nella Commissione regionale
per l’impiego – assolve proprio alle finalità che la
Confesercenti siciliana dichiara di perseguire».
Lo dichiara l’assessore regionale al lavoro, Francesco Scoma,
replicando all’odierna presa di posizione della
Confesercenti.
Infatti il punto 1 della circolare del 9 giugno scorso,
proprio in attuazione della legge sulla competitività (art.
13, comma 13 bis, della legge 14 maggio 2005, n. 80) dispone
che la disciplina dell'apprendistato professionalizzante è
rimessa ai contratti collettivi nazionali di categoria
stipulati da associazioni dei datori e prestatori di lavoro
comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.
«Soltanto nei casi in cui tale disciplina non sia contenuta
in alcuni contratti si farà riferimento alle disposizioni
del decreto da me firmato, il n° 84 del 19 gennaio 2005.
Peraltro – aggiunge Scoma – le disposizioni del decreto sono
anche il frutto di accordo regionale con le parti sociali a
cui anche la Confesercenti ha dato il suo proficuo
contributo».
Per quanto attiene la formazione esterna all’azienda –
relativa alle annualità precedenti all’applicazione del
decreto Biagi – la circolare nelle sue premesse chiarisce
che la stessa comporta le sanzioni previste solo nel caso in
cui vi sia stata una formale offerta da parte della Regione
all’azienda. Pertanto, le aziende che non hanno ricevuto
tale offerta hanno assolto all’obbligo formativo previsto
dalla legge.
Appare, infine, incomprensibile l’affermazione che il CIAPI
svolge “in esclusiva” la formazione degli apprendisti
siciliani. Altri enti ed organismi formativi hanno svolto,
svolgono e lo continueranno a fare nel futuro tali
interventi. «Il progetto INFOA è stato affidato al CIAPI di
Palermo in quanto ente regionale e che nel passato non ha
certamente demeritato nella gestione di complesse ed
articolate attività formative.
«E’ a dir poco fantasiosa l’affermazione – conclude Scoma -
che le aziende che non dovessero ricorrere ad enti di
formazione o a procedure formative alternative a quelle
imposte dalla regione, potrebbero subire una denuncia agli
organi di vigilanza degli ispettorati del lavoro».
Il Portavoce - Wladimir Pantaleone |