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I PRIMI ORNAMENTI

Fin dal Paleolitico, i cacciatori/raccoglitori usavano adornarsi con monili realizzati di pietre e conchiglie e tale usanza si protrasse per diversi millenni, prima della scoperta dei metalli.
Nelle epoche più antiche furono in uso soprattutto collane e ciondoli, destinati sia a donne che ad uomini. Ad essi era probabilmente attribuito, in qualche caso, valore apotropaico (destinato, cioè, a tenere lontani gli spiriti maligni).
A partire dall’Età del Bronzo - e soprattutto tra il Bronzo Finale e l’Età del Ferro – alle collane si aggiunsero armille (bracciali per uomini e donne), catenelle, spille e spilloni di varia foggia, anelli.
In Sicilia, tra gli ornamenti più antichi rinvenuti in contesti preistorici, sono di particolare pregio, per la loro rarità, due collane di conchiglie rinvenute nelle sepolture della Grotta d’Oriente a Favignana (Tp), risalenti al Mesolitico (VII millennio), ma anche i pendagli ricavati da denti di animali e gli elementi di collana in conchiglia lavorata dalla Grotta dell’Uzzo (Tp), databili al Mesolitico (VII millennio a.C.).
Ancora nell’Antica e nella Media Età del Bronzo (XXII-XIII secolo a.C.) è ampiamente attestato l’uso di monili d’osso o ottenuti dalla lavorazione di minerali raccolti in natura, anche se le svariate forme dei vaghi che costituiscono collane e bracciali (lenticolari, a cilindretto, a bariletto, etc.), attestano tecniche più evolute e un gusto decisamente più raffinato: lo dimostrano, ad esempio, le collane di calcite rinvenute nelle due tombe di Torrebigini (Tp), ipoteticamente ricostruite sulla base della forma e delle dimensioni dei vaghi.
Nel periodo protostorico (XI-VIII secolo a.C.), l’ampio utilizzo di oggetti d’ornamento personale, soprattutto di bronzo, è attestato anche attraverso i corredi funerari: assai diffusi le collane – a volte abbellite da elementi in osso, ambra e corallo – gli orecchini, gli anelli, gli spilloni, i fermatrecce e i pendagli, vari per forma e dimensioni: tra i più comuni quelli a doppia spirale o a spirale semplice che, insieme alle armille a uno o più giri, documentano l’esistenza di fogge metalliche specializzate molto diffuse anche in ambienti peninsulari.

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LE FIBULE

La fibula, dalla tipica forma a spillo di sicurezza, fu ampiamente utilizzata nell’antichità come accessorio, per fermare gli indumenti maschili e femminili, o come oggetto d’ornamento.
La sua storia è strettamente legata a quella del costume e, quindi, alle diverse modalità di impiego in relazione al tipo di abbigliamento, alla materia con cui erano realizzate le vesti (stoffa o pelle) e al gusto delle diverse epoche in cui fu utilizzata.
La fibula entrò nell’uso quotidiano delle popolazioni mediterranee e dell’Europa continentale a partire dalla Tarda Età del Bronzo e fu particolarmente utilizzata durante tutta l’Età del Ferro.
Il suo impiego fu molto comune anche in Grecia e in Italia fino al periodo arcaico mentre, a partire dall’età classica (V secolo a.C.), le nuove fogge del vestiario non sempre ne richiesero l’uso, anche per l’introduzione del bottone, più pratico e sicuro e più adatto alle stoffe leggere che andavano di moda.
E’ frequente il ritrovamento di fibule nelle tombe, per lo più in relazione all’abbigliamento dei defunti.
Gli elementi essenziali della fibula sono lo spillo (chiamato ardiglione), la parte superiore che lo mantiene fermo (detta arco), la giunzione fissa o elastica che lega queste due parti (cosiddetta molla), l’alloggiamento dello spillo sul lato opposto alla molla (chiamato staffa).
Le misure sono generalmente comprese tra i 5 ed i 20 cm, a seconda del tipo di utilizzo, ma esistono anche esemplari miniaturistici o di grandi dimensioni, sul cui uso possono avanzarsi diverse ipotesi (rituale, da parata, etc.).

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