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LEGENDA |
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- Vestibolo
12 - Sala d'ingresso
13 - Stanza
dei Novelli
14 - Salotto
del Salvator Rosa
15 - Stanza
del teatrino
16 - Saletta
dei reperti
17 - Bagno
18 - Salotto
Rosa
19 - Salotto
di passaggio
10 - Salottino Cinese
11 - Stanza del portale |
12 - Salotto Giallo
13 - Fumoir
14
- Boudoir
15 - Salone degli Arazzi
16 - Salone del Baldacchino
17 - Salotto Pompadour
18 - Studio
19 - Salottino
di Diana
20 - Sala da pranzo
21 - Fontana
22 - Cortile di passaggio
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Il primo piano, o piano
nobile, presenta una sequenza di ambienti
sontuosamente arredati, che si susseguono uno dopo
l’altro, intorno ad un cortile pensile con
una splendida fontana barocca e culminanti nel Salone
del Baldacchino e nel Salone degli Arazzi. In quest’ultimo
si svolgevano le feste e tutte le cerimonie ufficiali
che scandivano la vita nobiliare e che tendevano
ad esaltare l’eccellenza del casato, il suo
indiscutibile prestigio, ma soprattutto rappresentavano
l’occasione per ribadire l’appartenenza
ad un ceto esclusivo. |
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Sala
d'ingresso |
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2
- SALA D'INGRESSO
La sala è arredata con
cassoni siciliani e con due busti di nobili romani
della manifattura del barone Malvica (sec. XVIII).
Alle pareti i ritratti di due antenati, Giacomo
Fardella, barone di San Lorenzo e Antonio Fardella
I. Sul soffitto una pregevole pittura della fine
del XVII secolo raffigurante Diana, la dea della
caccia, e la ninfa Callisto. Ovidio (Metamorfosi
II, 442-443) narra che Giove, invaghito di Callisto,
assunse le sembianze della dea e giacque con l’inconsapevole
ninfa rendendola gravida. Diana, accortasi della
gravidanza, punì l’offesa alla castità
trasformando Callisto in orsa e sguinzagliandole
dietro alcuni cani, Giove mutò la ninfa
in costellazione dandole visibilità nel
cielo. Nella sala anche medaglioni in marmo con
bassorilievi; alcuni, raffiguranti personaggi
della casa imperiale augustea posti di profilo,
qualcuno rielaborato secondo il gusto neoclassico. |
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Stanza
del Novelli |
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3 - STANZA DEL NOVELLI
La stanza prende il nome dall’autoritratto del pittore.
Sul soffitto una curiosa pittura ottocentesca
in cui i puttini, che rappresentano Eros e Anteros,
guardano il mondo degli uomini affacciati da balconate
fiorite. I due figli di Venere mostrano la loro
diversa ma complementare indole: Eros, forte del
suo ascendente sugli uomini, gioca a manovrarli
come marionette tirate da fili, mentre Anteros
contrasta il potere del fratello spezzandogli
l’arco. Sulle consolles neoclassiche, alcune
preziose porcellane napoletane e svizzere (Nyon).
Alle pareti, i ritratti di due antenati della
famiglia Lanza e una tela che raffigura Narciso,
il giovane che colpito da una freccia di Cupido
si invaghisce della propria immagine riflessa
nell’acqua (Ovidio, Metamorfosi III, 339-510).
Da notare anche l’elegante cassettone a
ribalta con intarsi in avorio, successivo al 1830,
che attesta nel doppio stemma dei Lanza-Filangeri
l’unione dei due casati; il mobile sostiene
l’orologio a lira in ebano violetto realizzato
da Cristoforo Mustica. La scultura in marmo bianco
raffigurante il timido bagnante, The timid bather,
si pensa sia stata ereditata dalla marchesa di
Torrearsa. Nelle vetrine rare porcellane di Meissen
del XVIII secolo, alcune tra queste fanno parte
del servizio da tavola che si troverà lungo
il percorso. |
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Salotto
del Salvator Rosa |
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4 - SALOTTO DEL SALVATOR ROSA
Il nome del salotto prende
spunto da alcuni piccoli oli, posti alle pareti,
alla maniera del pittore. Nel soffitto, decorazioni
che illustrano, entro finte cornici dorate, arcadiche
vicende tratte dall’Orlando Furioso di Ludovico
Ariosto. Sulle porte drappi ricamati in sete colorate
a motivi baroccheggianti del XVIII secolo, alle
pareti due dipinti, "Il ritorno del figliol
prodigo" (Luca 16,11) e una "Allegoria
della Musica", copia di Trevi. Presenti inoltre
due consolles settecentesche in legno dorato,
di fattura napoletana, che sostengono piccoli
vasi impero dalle eleganti miniature e porcellane
cinesi. Altre porcellane orientali raffiguranti
sei degli otto "Immortali" della religione
taoista sono poste sopra due vetrine nel cui interno
sono esposti oggetti facenti parte della collezione
del principe: esemplari di antichi ventagli sono
affiancati a rari ed eleganti esempi di porcellana
in pasta tenera o in biscuit delle più
famose manifatture europee, fra le quali
celebre è porcellana di Meissen. Tra gli oggetti
presenti nel salotto si può ammirare una
suggestiva mescolanza di generi: raffinati avori
orientali, smalti policromi, vetri italiani e
stranieri, ventagli, porcellane e orologi dai
quadranti miniati, tale produzione risale ai secoli
XVIII e XIX. La specchiera sopra il camino riflette
un pregevole trittico ottocentesco di produzione
francese composto da due candelieri e da un orologio
a "vasotto" arricchito da fiori e ghirlande,
a fianco le immagini allegoriche di Italia e Francia.
Il nome del salotto prende spunto da alcuni piccoli
oli, posti alle pareti, alla maniera del pittore.
Nel soffitto, decorazioni che illustrano, entro
finte cornici dorate, arcadiche vicende tratte
dall’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto.
Sulle porte drappi ricamati in sete colorate a
motivi baroccheggianti del XVIII secolo, alle
pareti due dipinti, "Il ritorno del figliol
prodigo" (Luca 16,11) e una "Allegoria
della Musica", copia di Trevi. Presenti inoltre
due consolles settecentesche in legno dorato,
di fattura napoletana, che sostengono piccoli
vasi impero dalle eleganti miniature e porcellane
cinesi. Altre porcellane orientali raffiguranti
sei degli otto "Immortali" della religione
taoista sono poste sopra due vetrine nel cui interno
sono esposti oggetti facenti parte della collezione
del principe: esemplari di antichi ventagli sono
affiancati a rari ed eleganti esempi di porcellana
in pasta tenera o in biscuit delle più
famose manifatture europee, ad imitazione della
celebre porcellana di Meissen. Tra gli oggetti
presenti nel salotto si può ammirare una
suggestiva mescolanza di generi: raffinati avori
orientali, smalti policromi, vetri italiani e
stranieri, ventagli, porcellane e orologi dai
quadranti miniati, tale produzione risale ai secoli
XVIII e XIX. La specchiera sopra il camino riflette
un pregevole trittico ottocentesco di produzione
francese composto da due candelieri e da un orologio
a "vasotto" arricchito da fiori e ghirlande,
a fianco le immagini allegoriche di Italia e Francia.
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Il
Teatrino |
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5 - IL TEATRINO
La minuscola stanza del teatrino
con deliziose tempere di gusto neoclassico, ha
avuto, nel tempo, diverse funzioni: da cappella,
a pensatoio per iniziati alla massoneria, ed infine
a teatrino. |
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Il
salotto dei reperti |
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6 - LA SALETTA DEI REPERTI
La saletta risulta dalla copertura
del vicolo del piano terra, la parete in conci
di pietra rende evidente l’origine trecentesca
di questa parte del palazzo. In questa stanza
si conservano 91 reperti archeologici eterogenei
per cronologia e tipologia. La provenienza è
nota soltanto per pochi esemplari ritrovati nelle
proprietà della famiglia o acquistati sul
mercato antiquario, consuetudine questa degli
aristocratici collezionisti del tempo. Si conserva
in questa stanza anche un’anfora istoriata
con la "strage dei Niobidi" prodotta
a Urbino nella bottega Patanazzi (XVI sec.). Il
prezioso oggetto fa parte dell’elegantissima
farmacia di Roccavaldina (ME) ancora oggi ricca
di 238 maioliche istoriate. L’anfora provienente
dal corredo dell’aromatario Cesare Candia,
come attesta lo stemma riprodotto sul collo del
vaso, è stata acquistata
sul mercato antiquario dalla Regione Sicilia.
Nella collezione: un amphoriskos
attico a vernice (VI sec. a.c.), alcuni vasi con
decorazione figurata, tra cui una hydria a figure
rosse con scena di congedo (V sec. a.c.), una
lekytos con testa femminile di profilo (seconda
metà del IV sec. a.c.), una pisside skyphoide
di produzione siceliota con scena nuziale (ultimi
decenni IV sec. a.c.). Per la ceramica riconducibile
al tipo di Gnathia, caratterizzato da una decorazione
fitomorfa su fondo nero, sono presenti una oinochoe
e uno skyphos ovoidale databili tra la fine del
IV e gli inizi del III sec. a.c. Tra la ceramica
a vernice nera non sovradipinta, appartenente
allo stesso periodo, una lekytos lenticolare,
uno skyphos, un guttus buccellato, un askos con
corpo a forma di otre, un askos lenticolare, una
oinochoe. Di produzione Dounia sono una brocca
globulare con ansa sormontante e decorazione geometrica,
inquadrabile cronologicamente intorno al VII sec.
a.c. e la prima metà del secolo successivo.
Le provenienze riportate sui vasi si riferiscono
a Nissa e Buccino. Nella collezione sono presenti
anche una fiaschetta discoidale acroma configurata
con gorgoneion a rilievo su entrambe le facce
(IV sec. a.c.). Da segnalare un busto femminile
con polos databile tra la fine del V sec. e gli
inizi del IV sec. a.c. Di età ellenistica
sono una testina femminile con tracce di decorazione
policroma ed alcune terrecotte sempre con figure
di genere femminile riproducenti il tipo delle
c.d. tanagrine. In marmo una testa , si pensa,
raffigurante Eracle. Pochi i bronzetti tra cui
una figura maschile, un Hermes con marsupium nella
mano sinistra. In terracotta è un’ansa
di braciere con testa di satiro che riporta l’iscrizione
EXATAIOY (III-II sec. a.c.). Tra le lucerne una
di tipo efesino del II-I sec. a.c., altre di età
romana imperiale, una in terra sigillata africana
(V sec. d.c.). Di età araba, acquistata
a Siviglia, una lucerna acroma a lungo becco e
serbatoio chiuso. A completare la collezione alcuni
amuleti egizi in pasta vitrea o faience, due anelli
bronzei paleocristiani con monogramma e un gettone
in vetro di età araba. |
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Il
bagno |
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7 - IL BAGNO
L’ambiente è stato
inserito sul percorso di visita per il notevole
interesse della vasca in stile classicheggiante,
che è possibile vedere. Il bagno, nel suo
complesso, racconta, così come altri ambienti
descritti, l’uso del palazzo fino agli anni
‘80, quando lo stesso è stato donato
all’ultimo proprietario alla Regione Siciliana
per la pubblica fruizione. |
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Salotto
Rosa |
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8 - SALOTTO DELLA BATTAGLIA
Oltre al prezioso quadro de
"La battaglia di Cialdiran"
il salotto espone un dipinto attribuito a Brueghel
che raffigura, su rame, un’altra scena di
battaglia. Sulla parete opposta una "Flagellazione
di Cristo" del XVII sec. Sul camino
una decorazione di produzione francese in ormolu
(bronzo dorato e mercurio) e porcellana blu di
Sevres. Le due consolles intarsiate, in legno
dorato, sorreggono due orologi di pregio. Un imponente
orologio in tartaruga e bronzo, che mostra l’ora
e le fasi lunari (Ant. Krets, Neustatt), è
posto tra vasi cinesi a baluastro, e un orologio
a lira di fattura romana (Vespasiani) è
affiancato da vasi giapponesi a tromba. Il tavolo
a impero con gambe a cariatide raffigura episodi
tratti dalle storie di Ercole, gli episodi, nella
fascia sottopiano del tavolo, sono realizzati
con un intaglio in legno simulante il bronzo.
Da osservare anche l’imponente lampadario
ottocentesco con puttini e stemma dei principi
in bronzo dorato, e pendagli in vetro sfaccettato.
Completano l’arredo del salotto due stipi
monetari in ebano e tartaruga, di produzione meridionale
(Napoli o Palermo); uno dei due, risalente alla
fine del XVIII secolo presenta una fattura particolare
e raffinata con intarsi in madreperla graffita. |
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La
battaglia di Cialdiran |
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LA BATTAGLIA DI CIALDIRAN
(Olio su tela - Prima
metà del XVII sec. - Ignoto)
Il dipinto è ritenuto l’unica testimonianza
presente in Europa del celebre conflitto tra gli
eserciti ottomano e persiano, avvenuto il 23 agosto
del 1514 in Cialdiran, zona armeno-curda, presso
la città di Khoy. La battaglia, fatto d’arme
fondamentale nella storia ottomana, persiana e
curda ebbe risonanza in Europa per il pericolo
causato dalla crescente potenza degli ottomani.
Il quadro è di tipo manierista, si può
notare dalle figure a cavallo sulla sinistra,
in basso. I cavalli hanno i musi rosa e tutti
uguali, le posture degli animali prendono a modello
le raffigurazioni sui coperchi dei sarcofagi romani.
i visi dei soldati, realizzati con grande accuratezza
e precisione, sembrano dipinti da un miniaturista.
L’opera, si inserisce a pieno titolo nel
genere pittorico della battaglia, genere che si
diffonde con straordinaria rapidità dai
primi del XVII secolo alla metà del XVIII,
tuttavia, il combattimento tra due eserciti islamici
rappresenta un fatto del tutto nuovo. Solitamente
le tematiche riguardavano gli scontri turco-cristiani,
le imprese di Alessandro I il Grande contro Dario.
Il quadro è attribuibile ad un artista
di origine nordica, probabilmente dell’area
germanica.
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Salotto
di passaggio |
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Salottino
Cinese |
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10 - SALOTTINO CINESE
Questo piccolo salotto evidenzia
la moda delle atmosfere orientali diffusasi in
Europa nel XVIII e XIX secolo. La moda delle "cineserie"
si diffuse a Palermo in seguito all’arrivo,
nel 1798, di Ferdinando IV di Borbone e della
regina Maria Carolina. Le pareti in seta del salottino
sono dipinte con scene di vita quotidiana orientale,
sul soffitto personaggi eleganti passeggiano tra
architetture esotiche, giardini e padiglioni.
Tali decorazioni, oltre a un’indiscussa
gradevolezza, mostrano come i pittori tardo-settecenteschi
siciliani interpretarono i modelli orientali.
Gli originali mobili a pagoda, in legno laccato,
dai colori nero, rosso e oro palesano la relazione
tra lo stile cinese e alcuni stili occidentali
dal neogotico al neobarocco. |
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Stanza del Portale |
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11 - STANZA DEL PORTALE
Piccolo ambiente, in cui s'intravede uno scorcio del palazzo cinquecentesco. |
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Salotto
Giallo |
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12 - SALOTTO GIALLO
Il salotto è un raccolto
angolo di riposo. Alle pareti "Cupido che
fabbrica l’arco" del Parmigianino,
e due ritratti di donna, uno di scuola italiana
e un altro di scuola fiamminga. Sul soffitto un’allegoria
in cui il Tempo indica alla Musa il tempio di
Apollo mentre l’Invidia parla sottovoce
alla Calunnia dalle grandi orecchie. La vetrina
in tartaruga conserva oggetti collezionati dal
principe: porcellane di Sperlinga, porcellane
di Meissen, porcellane inglesi e francesi, un
raro cinesino della produzione Bustelli a Nymphenburg,
piccoli avori secenteschi e netsuke giapponesi.
Il netsuke è un accessorio dell’abbigliamento
giapponese realizzato in avorio, corallo, o in
radice i più antichi. Nati per uso pratico
ma raffinati ed eleganti, i netsuke si diffondono
in occidente, in particolare nel XIX secolo, come
oggetti da collezione. Imponenti i due comodini
Luigi XVI, di fattura siciliana, e il tavolo da
centro in scagliola simulante un marmo policromo
ed un intarsio in pietre dure. Il tavolo è
sostenuto da cigni monopodi e traverse a serpenti.
Da notare l’orologio francese inserito in
una cassa di porcellana ricca di fiori plastici
in policromia firmata Jacob Petit, modellatore
a Parigi negli ultimi anni del XVIII secolo. |
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Fumoir |
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13 - FUMOIR
Le pareti dell’ambiente
sono rivestite con cuoio di Cordova ornato con
rilievi su fondo argentato e dipinto con arabeschi
in colore rosso e oro. Questo tipo di cuoio era
utilizzato per assorbire il fumo. La lavorazione
di questo materiale venne fatta per la prima volta
nel medioevo nella città spagnola di Cordova,
e si diffuse anche in Italia sino alla metà
del XVIII secolo. |
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Boudoir |
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14 - BOUDOIR O SALOTTINO DELLE DAME
Il Boudoir, il salottino delle
dame, è arredato con una toeletta Luigi
XVI in legno rosa con decorazioni in bronzo dorato
di gusto rocaille, e placche ovali in porcellana
dipinta. Dall’inventario del palazzo il
mobile risulta dono della regina Maria Carolina.
All’interno della toeletta un necessaire
in cristallo e argento, di produzione francese,
realizzato dai famosi argentieri parigini Regnard.
Questi famosi argentieri, nei cui pezzi è
inciso il nome, furono operosi tra il secondo
e l’ultimo quarto del XVIII secolo. Il necessaire,
porta inciso il monogramma PM, Principi di Mirto. |
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Salone
degli Arazzi |
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15 - SALONE DEGLI ARAZZI
Il salone, originariamente
alcova dei proprietari del palazzo, prende il
nome dalle pareti decorate con sete ricamate di
gusto neoclassico. In queste pregiate pareti sono
rappresentati i miti di Venere e Adone ( in cui
Venere colpita da una freccia di Cupido si strugge
d’amore per lo splendido Adone che fugge
da lei), Giove ed Io (in cui Io, sedotta da Giove,
sarà oggetto dell’ira di Giunone
che la trasformerà in giovenca e la costringerà
ad annegarsi nel mare, che da lei verrà
chiamato Ionio), Perseo e Andromeda (in cui Perseo,
innamorato di Andromeda salverà la giovane
da un mostro marino cui era sacrificata), ed Ercole
ed Onfale (quest’ultimo è un dipinto
su seta, che raffigura Ercole venduto alla regina
Onfale che lo tiene come schiavo). Il salone è
ulteriormente arricchito dal celebre mito di Amore
e Psiche tratto dall’Asino d’oro di
Apuleio e raffigurato in una mirabile opera che
il Velasco riprende da Raffaello Sanzio. Il mito
mira a delle verità morali di stampo platonico:
solo con l’emancipazione dal corpo l’anima
potrà raggiungere la felicità cui
è destinata. Il cammino da percorrere per
giungere a questo stato e a questa consapevolezza
è pieno di ostacoli ma sarà Amore
a risvegliare la mortale Psiche (dal greco psychè,
anima) dal suo sonno permettendole di raggiungere
il suo stato originario in cui libera dal "carcere
del corpo" conosceva l’Iperuranio.
La storia tra Amore e Psiche riempie i sopraporta
dipinti e culmina nell’affresco centrale
del soffitto che è circondato da un bassorilievo,
a trompe l’oeil, con ondine e tritoni. L’arredamento
è costituito da mobili in stile Luigi XVI:
divani da parete, sedie, consolles, porte e ante
dei balconi. Nell’ambiente si distinguono
per pregio e per imponenza due bellissimi scrigni
in tartaruga e tre orologi francesi. Nell’orologio
posto sul camino i puttini personificano la Scultura
e la Pittura, mentre nei due sulle consolles sono
rappresentate le stagioni dell’Autunno e
dell’Inverno e le figurazioni allegoriche
della veglia e del sonno; in quest’ultimo
sono da evidenziare le lancette a serpente. Nelle
consolles anche eleganti candelabri realizzati
con antichi vasi cinesi e giapponesi dalle montature
francesi in ormolu. Da notare il pouf di gattopardesca
memoria ricoperto da un drappo, ricamato in oro
e sete policrome, risalente al XVII secolo. Il
pouf si trova davanti un arazzo, ricamato anch’esso,
che si pensa rappresenti un episodio della vita
di Davide, il re che si spoglia e danza privo
di vesti dopo la conquista dell’arca (II
Samuele, 6). Contribuiscono a donare eleganza
e prestigio a questo salotto il maestoso lampadario
e le appliques in vetro di Murano. |
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Salone
del Baldacchino |
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16 - IL SALONE DEL BALDACCHINO
Il Salone prende il nome dall’arazzo
con baldacchino posto al centro dell’ambiente,
e raffigurante l’espugnazione della città
persiana di Ariamaze per mano di Alessandro Magno.
La frase ricamata sul vessillo: Pennas habent
Alexandri milites (i soldati di Alessandro hanno
le ali) fa riferimento ai trecento macedoni di
Alessandro che nel 327 a.c., durante l’assalto
di Ariamaze, diedero prova di coraggioso alpinismo.
Il tema iconografico del salone del Baldacchino
è stato realizzato da Elia Interguglielmi
nel XVIII secolo e celebra le glorie e le virtù
di Bernardo Filangeri. Gli affreschi rappresentano
una complessa allegoria: sono raffigurate le quattro
virtù cardinali, la Prudenza, la Fortezza,
la Giustizia e la Temperanza e le idee del Bene,
del Vero e del Bello (acquisibili rispettivamente
mediante la Giustizia, la Filosofia la Teologia
e la poesia) con le tre corrispondenti facoltà
dell’anima: l’etica (la morale), la
noetica (la conoscitiva) e l’estetica. Perseguendo
tali virtù nel Tempo, raffigurato dall’immagine
della Notte accanto a quella del gallo che rappresenta
l’Alba, è possibile ottenere Pace,
Prosperità, Abbondanza e Amore. Si ritiene
che l’Amore sia raffigurato nell’affresco
in cui la giovane donna ammantata stringe nella
mano destra un ramo di mirto. L’albero di
mirto infatti, oltre a riprendere il nome del
possesso feudale dei proprietari del palazzo era
sacro ad Afrodite e quindi propiziatorio per la
casa dei giovani sposi, figurava il casto amore.
I dipinti della volta rappresentano "Le fatiche
di Ercole" e simboleggiano l’uomo che
riesce a superare le avversità della vita
raggiungendo, con il volgere delle stagioni (raffigurate
nei riquadri), la gloria eterna. Questo concetto
è espresso nella scena centrale che mostra
l’apoteosi dell’uomo giusto che fa
il suo ingresso tra gli eletti. L’arredo
del Salone del Baldacchino è costituito
da consolles e specchiere ottocentesche in stile
Luigi XVI. Gli orologi neoclassici con carillon
ad organo sono di produzione francese; sui gueridons
impero candelabri di gusto rococò. Sul
fortepiano le foto degli ultimi principi di Mirto. |
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Il
salotto Pompadour |
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17 - IL SALOTTO POMPADOUR
Le pitture del salotto sono
databili al XIX secolo. Sulle porte vedute di
rovine alla maniera del Panini. Al centro della
volta le Arti, personificate da bambini in vari
atteggiamenti. Sul camino si può ammirare
un elegante orologio neoclassico, in marmo e bronzo,
con due figure allegoriche. Sulle consolles vasi
cinesi e giapponesi. Il busto in marmo raffigura
Vittoria Filangeri. |
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Lo
Studio |
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18 - LO STUDIO
Sulle pareti, dipinte a tempera,
dello studio sono rappresentate delle scene di
amori tragici tratti dalle Metamorfosi di Ovidio
e dalle Storie di Igino. Sulla parete d’ingresso:
Il giudizio di Paride ed Elena e Paride, a destra
Pan e Siringa, Enea e Didone, Apollo e Dafne e
le due dee Minerva e Venere. Le scene sono inserite
in un’elegante cornice dai colori tenui
e delicati. Al centro del soffitto sono raffigurati
Aurora e Cefalo, mentre nei pennacchi le quattro
virtù cardinali: Giustizia, Fortezza, Temperanza,
Prudenza. Nei tondi sono infine dipinti i quattro
fiumi infernali: Stige, il fiume della concupiscenza,
che priva la ragione della facoltà di discernere.
Cocito, il fiume della disperazione, alimentato
dalle anime dei dannati che incapaci di resistere
alle avversità della vita si disperano
anche nell’Ade. Acheronte, il fiume del
peccato, colpevole di avere aiutato i Titani ribelli
contro Giove. Il fiume Acheronte è scelto,
in questo contesto, come simbolo del peccato contro
l’ordine divino. In ultimo il Lete, il fiume
che scorreva nei campi Elisi, le anime bevendo
le sue acque dimenticavano la vita trascorsa.
L’arredamento della stanza è costituito
da due stipi siciliani in ebano e tartaruga, da
un bronzo raffigurante Ercole e l’Idra,
posto sul tavolo, e da un uno stipo con placche
in avorio graffito. |
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19 - SALOTTINO DI DIANA
In questo salottino è
molto interessante osservare la nicchia con la
statua di Apollo. Questa nicchia girevole nasconde
un passaggio segreto che conduce ad un’intercapedine
ricavata nella volta del soffitto. Tale passaggio
consentiva ai signori del palazzo di ascoltare
le conversazioni che potevano destare il loro
interesse senza essere visti. Sul soffitto è
dipinta un’interessante allegoria che mira
a descrivere come il mondo sensibile nasconda
agli uomini la verità, fuorviandoli. I
puttini, con le loro azioni, tendono a sottolineare
proprio l’inganno dei sensi, il mondo delle
apparenze che nasconde alle anime la verità.
Il puttino con la maschera sottolinea questo fondamentale
concetto filosofico. Il secondo puttino, gioca
con delle bolle di sapone per far comprendere
l’incertezza della fortuna nella vita terrena.
I putti musici hanno invece il compito di risvegliare
le anime alla virtù. Nelle pareti del salottino
sono raffigurate la dea Giunone, che sostiene
l’uomo nella sua rinascita, la dea Minerva,
dea della saggezza, che ha il compito di sostenere
gli eroi porgendo il suo aiuto nelle prove difficili,
Venere che giustifica religiosamente l’impulso
sessuale indirizzandolo verso la sacralità
e la trascendenza, e Diana, sorella gemella di
Apollo e dea della castità, protetta dal
suo scudo contro le frecce d’amore. Nei
quadrilobi tondi sono dipinte le arti: la Lirica,
la Musica, la Scultura e la Pittura. In quest’allegoria
sarà infine Apollo, il dio della purificazione,
ad ispirare con le Arti quelle sapienti armonie,
che consentiranno alle anime di allontanarsi dalle
apparenze illusorie conducendole verso la conoscenza. |
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Sala
da pranzo |
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20 - SALA DA PRANZO
La porta d’ingresso
della sala da pranzo è fiancheggiata da
due alzate in alabastro con lo stemma dei principi
di Mirto. Nell’intradosso della porta una
porticina conduce alla cucina del piano inferiore.
Nel soffitto, all’interno di una cornice,
sono raffigurati gli stemmi nobiliari. Al centro
gli stemmi Lanza-Filangeri celebrano le nozze
di Vittoria Filangeri e Ignazio Lanza. Entrando
sulla destra sono dipinti gli stemmi dei genitori
della sposa, Filangeri e Pignatelli, nella parete
sinistra gli stemmi dei genitori dello sposo,
Lanza e Branciforte. Agli angoli si alternano
gli stemmi di due famiglie imparentate con gli
sposi, gli Alliata e i Reggio. Nella parete di
fondo la tela riproduce il "Il Sacrificio
di Isacco" (Gn 22). La sala da pranzo è
arredata con severi mobili ottocenteschi dallo
stile composito. Tali mobili custodiscono il servizio
delle porcellane di Meissen del XVIII secolo con
il caratteristico bordo a "brandenstein",
lavoro a paniere alternato a pannelli ornati di
stelle. Il decoro del servizio "a insetti
e uccelli" raffigura tutte le specie fino
a quel tempo conosciute. Sulle angoliere rari
esempi di porcellana in "pasta tenera"
siglati Del Vecchio (Napoli). |
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La
Fontana |
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21 - LA FONTANA
Questa fontana rocaille è
stata costruita intorno l’ultimo quarto
del secolo XVIII. È situata per mancanza
di spazio verde in un cortile pensile del piano
nobile, dove delicate pittura a tempera vengono
a simulare un hortus conclusus di tradizione medievale.
La fontana è interamente realizzata con
conchiglie, per le decorazioni sono stati utilizzati
anche dei piccoli specchi che in determinate ore
del giorno creavano dei suggestivi giochi di luce.
Ai due lati della struttura delle voliere. L’imponente
struttura celebra l’apoteosi del Signore,
Bernardo Filangeri incorniciato da una ricca decorazione
costituita da putti e ghirlande di gusto barocco
e vasoni d’ispirazione tra il neoclassico
e il neorinascimentale. Il Signore così
è ricolmo di virtù, da ottenere
a pieno titolo un posto in questo paradiso, raffigurato
allegoricamente da numerosi simboli che ne circondano
l’immagine. |
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