|
||||||||||||||||||||||||||||||
Il museo di Mistretta, così come esso è stato pensato, in realtà aspira a essere un’esposizione e rappresentazione di etnografie, di scritture, di messe in scena, contenente articolate proposte di percorsi di lettura di fenomeni e fatti culturali; esso inoltre si propone di operare un superamento dei suoi recinti fisici attraverso un’apertura all’esterno che comporti il decisivo ribaltamento delle tradizionali prospettive museografiche: dal museo-luogo chiuso e circoscritto al museo-territorio, dall’utenza generica e indifferenziata all’utenza-comunità locali, dal museo-istituzione al museo-laboratorio etnologico. Da qui, la vocazione ecomuseale del progetto, che prevede l’attivazione nei prossimi anni di una rete di spazi che sono da considerare “fruitivi” solo per convenzione, dato che in essi si ribalta il rapporto tra realtà vissuta e realtà rappresentata: gli spazi del territorio del Parco dei Nebrodi e dei suoi dintorni, al cui interno ancora si giocano eventi e attività tuttora in condizioni di grande e organica vitalità: le feste religiose di matrice pastorale, il lavoro dei carbonai, degli allevatori di cavalli, dei pastori e dei taglialegna, delle comunità che ancora vivono - pur tra le contraddizioni e i malesseri propri della modernità - un rapporto organico con il bosco, gli animali, gli elementi che hanno storicamente definito questo angolo di mondo. Tra le realtà territoriali che si reputano passibili di interconnessione quali cellule di una rete ecomuseale che sarà progressivamente attivata, si menzionano qui, a mero titolo esemplificativo, le seguenti:
|
||||||||||||||||||||||||||||||
|