La conservazione e gli usi dell'olio

L'olio nuovo si conservava bene in luoghi secchi e non freddi, all'interno di contenitori in terracotta (giarrotti, giarri) e in vetro (buttigghiuni) ben chiusi.

 
Importanza fondamentale rivestiva la giara stagnata realizzata dagli stazzunara di Santo Stefano di Camastra e diffusa in tutta l'Isola, munita di coperchio in legno o terracotta con presa centrale.

Dopo tre settimane l'olio si travasava per eliminare i residui depositati nel fondo (fezza, murga); tale operazione si ripeteva in maggio.
Per evitare che il prodotto divenisse rancido si usava depositare nel fondo una spugna (sponza) inzuppata di allume, tenuta ferma da alcune pietre.

L'olio veniva a ragione considerato un bene importante per la famiglia; non era consentito di disperderlo o sprecarlo, e non veniva buttata neanche la feccia, utile per usi contadini e per realizzare in casa il sapone.

Tra i nuclei familiari poteva costituire merce di scambio o essere dato in prestito o in dono.

L'uso alimentare era diffusissimo, caratterizzando peraltro la pił tradizionale cucina mediterranea.

Oltre che per illuminazione, l'olio era usato per medicamento (unguento protettivo, tonificante, purgante e cosmetico) e per pratiche superstiziose (scrutamento, diagnostica, trattamento del malocchio).