Architetture pastorali

La necessità di provvedere a ricoveri anche temporanei e precari per l'uomo e per le greggi, obbedendo a esigenze quali la difesa, il riparo, il riposo ma soprattutto la disponibilità di spazi per i lavori che si eseguivano con gli animali riuniti (mungitura, caseificazione, marchiatura, tosatura), ha indotto i pastori a realizzare piccole 'architetture' rustiche che per derivazione e qualità, tecniche e destinazione si possono qualificare come 'pastorali'; esse, facendo uso di materiali disponibili in natura e collocandosi nei contesti territoriali in modo fortemente relazionato, hanno creato un paesaggio umanizzato, rarefatto ma assolutamente significativo, che connota il carattere e la vocazione di molti luoghi storicamente legati alla pastorizia.
 

Per molti versi le tipologie e le tecniche molto semplici rimandano ad antichi se non primitivi mezzi e strategie costruttive, tramandati tradizionalmente da padre in figlio come le altre forme di sapere.
Facendo ricorso ove possibile a elementi della natura già esistenti (grotte, fili di roccia, siepi) nelle zone più aspre i pastori hanno posto in essere gli interventi indispensabili per adattare i luoghi alle esigenze di custodia e riparo; laddove invece erano disponibili materiali da costruzione (pietrame nelle zone rocciose, legno e fibre vegetali presso le aree boscate), i pastori hanno provveduto a erigere strutture più o meno complesse, con funzione anche abitativa, attraverso l'utilizzazione talvolta integrata di materiali diversi e secondo tipologie che variano da zona a zona ma raggruppabili per ampie aree territoriali.

 
Architetture pastorali: casottu
Il tipo di edificio di maggiore frequenza era il casottu (casudda, casitta), in muratura a secco, di pianta rettangolare e con copertura in travetti e tegole in cotto a una sola falda, avente altezza minima e un solo ingresso.
All'interno presentava il fondo in terra battuta con cufularu al centro, pochi incavi alle pareti, mensole e perci per l'appoggio di poche suppellettili e contenitori, giacigli (iazzi), buffetta, scanni (furlizzi) e riserve di legna.


Architetture pastorali: pagghiaru
Carattere di temporaneità rivestiva 'u pagghiaru, associato a un recinto per gli animali ed a uno spazio per varie attività lavorative.

La tipica capanna circolare diffusa con alcune varianti in tutta l'Isola, era generalmente costruita da un perimetro di pietre a secco, raramente in pianta quadrata, il cui muro, assai spesso e con la sola apertura d'ingresso, raggiungeva l'altezza massima di un metro e mezzo.
Su questo si levava una copertura conica ottenuta da sottili tronchi (ciarauna, ciarùna) posti in maniera da incrociare in alto (crucera) con le terminazioni a forcelle legate da corde vegetali.
La sommità veniva rivestita di larghe foglie secche tratte da piante palustri trattenute da trecce, tali da permettere una impermeabilizzazione dall'acqua piovana e la fuoriuscita di fumi; le falde erano rivestite da arbusti di giunco o ginestra e foglie sapientemente fissate alla struttura.

Architetture pastorali: pagghiaru longu
Questa tipologia, diffusa sui Nebrodi, trova una variante in area madonita e nel centro Sicilia (Valle del Platani) dove è presente 'u pagghiaru longu, a pianta ovaleggiante e terminazione allungata in quanto la copertura vegetale è organizzata attorno a un travicello orizzontale di culmine (bastasu, curmali) che poggia su un palo centrale (culonna) e sui pali obliqui all'ingiro.

 
Architetture pastorali: cubburi
Le analoghe strutture che facevano uso di pietra per la realizzazione delle coperture pseudocupolari (tipo tholos, con progressivo aggetto delle scaglie di pietra) vengono chiamate cubburi (cupoli, cubbi) e sono riscontrabili nella parte orientale dei Nebrodi, nella regione etnea e nella valle dell'Alcantara, in alcune zone degli altipiani Erèi e dei Monti Sicani, nelle Eolie.

Architetture pastorali: pagghiaru d'i cravunara

Per molti versi erano simili le capanne dei carbonai (pagghiaru d'i cravunara), che si impiantavano in alcuni casi su un basso cordolo di pietre ma che facevano prevalente ricorso a elementi vegetali, in ultimo interamente rivestite da toppe di terreno (tufùna).

Architetture pastorali: recinti
Elemento fondamentale del màrchitu (l'insieme degli spazi e delle edificazioni) era il recinto ottenuto con muretti a secco (zaccunu, zacchinu, zaccuru, mannira), che solitamente avevano andamento irregolare, seguendo il terreno e saldandosi a formazioni rocciose talvolta con struttura megalitica (Polverello); simili strutture presentano forme regolari nella zona dell'Alcantara (pianta rettangolare) e nella provincia di Enna, dove ad esempio è possibile individuare recinti assolutamente circolari.